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Passi danzanti sul ciglio della strada. Disegnare, abitare, attraversare il limite nelle performance rituali del dramma sociale

Dove si trovano due esseri umani pronti a vivere l’uno accanto all’altro e ad intrattenere rapporti di buon vicinato, vi è una società. Agli albori della sua filogenesi, infatti, la società non è altro che un’aggregazione di pochi consanguinei, costretti a condividere lo stesso rifugio naturale per salvaguardarsi dalle intemperie e a darsi delle regole affinché nessuno possa ledere immotivatamente all’altro. Migliaia di anni di albe e tramonti hanno portato con loro un numero spropositato di variabili e clausole, che hanno innescato nella società la necessità di muoversi, per non dissolversi sotto la pulsione di questi stimoli.
Uno dei frutti della serie di assimilazioni e accomodamenti succedutisi nel tempo è la società occidentale contemporanea. Descriverla è impossibile: troppi gli elementi che la compongono, troppa la velocità a cui mutano. I protagonisti di questa storia faticano a tenere dietro allo svolgimento della sua trama, che spesso si affrettano a rincorrere senza domandarsi la direzione in cui stanno andando o la meta che si propongono. Si nasce su una strada di cui non si vede la fine e pertanto si dà per scontato che sia infinita; ma se per caso o per sbaglio un inciampo o una matta idea di fermarsi a bighellonare interrompono la corsa, ecco che ci si ritrova smarriti proprio perché di fronte ad un limite, il limite a cui non si è abituati e che riporta di colpo alla finitezza e alla transitorietà della presenza individuale nel mondo.
Alla richiesta di cittadinanza sulla terra, in qualche caso si risponde compiendo una mossa avventata, che metta in discussione la propria presenza fisica per ricevere la convalida di essere legittimi possessori del posto che si occupa. Oppure si può gettare lo sguardo all’indietro, dislocare il proprio punto di vista e domandarsi se effettivamente vivere all’interno di questa società comporti assiomaticamente la rincorsa verso quel qualcosa di indicibile ed inafferrabile, che è prezioso solo perché un uomo senza volto ha detto che lo è. Se si inizia a guardare alla vita sociale come ad un processo composto da piccole e semplici unità di sviluppo, è possibile tradurre il materiale del mondo della vita in una forma differente. Le performance del dramma sociale assolvono a questo compito, osservando la realtà per poi agirla artisticamente. Richiami, rimandi, ammiccamenti reciproci squadernano poco a poco il nocciolo sociale che fino a qualche istante prima era sembrato insondabile, proponendo la possibilità di portare alla luce aspetti di significato che altrimenti sarebbero rimasti sepolti per sempre.

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2 INTRODUZIONE Dove si trovano due esseri umani pronti a vivere l’uno accanto all’altro e ad intrattenere rapporti di buon vicinato, vi è una società. Agli albori della sua filogenesi, infatti, la società non è altro che un’aggregazione di pochi consanguinei, costretti a condividere lo stesso rifugio naturale per salvaguardarsi dalle intemperie e a darsi delle regole affinché nessuno possa ledere immotivatamente all’altro. Migliaia di anni di albe e tramonti hanno portato con loro un numero spropositato di variabili e clausole, che hanno innescato nella società la necessità di muoversi, per non dissolversi sotto la pulsione di questi stimoli. Uno dei frutti della serie di assimilazioni e accomodamenti succedutisi nel tempo è la società occidentale contemporanea. Descriverla è impossibile: troppi gli elementi che la compongono, troppa la velocità a cui mutano. I protagonisti di questa storia faticano a tenere dietro allo svolgimento della sua trama, che spesso si affrettano a rincorrere senza domandarsi la direzione in cui stanno andando o la meta che si propongono. Si nasce su una strada di cui non si vede la fine e pertanto si dà per scontato che sia infinita; ma se per caso o per sbaglio un inciampo o una matta idea di fermarsi a bighellonare interrompono la corsa, ecco che ci si ritrova smarriti proprio perché di fronte ad un limite, il limite a cui non si è abituati e che riporta di colpo alla finitezza e alla transitorietà della presenza individuale nel mondo. Alla richiesta di cittadinanza sulla terra, in qualche caso si risponde compiendo una mossa avventata, che metta in discussione la propria presenza fisica per ricevere la convalida di essere legittimi possessori del posto che si occupa. Oppure si può gettare lo sguardo all’indietro, dislocare il proprio punto di vista e domandarsi se effettivamente vivere all’interno di questa società comporti assiomaticamente la rincorsa verso quel qualcosa di indicibile ed inafferrabile, che è prezioso solo perché un uomo senza volto ha detto che lo è. Se si inizia a guardare alla vita sociale come ad un processo composto da piccole e semplici unità di sviluppo, è possibile tradurre il materiale del mondo della vita in una forma differente. Le performance del dramma sociale assolvono a questo compito, osservando la realtà per poi agirla artisticamente. Richiami, rimandi, ammiccamenti reciproci squadernano poco a poco il nocciolo sociale che fino a qualche istante prima era sembrato insondabile, proponendo la possibilità di portare alla luce aspetti di significato che altrimenti sarebbero rimasti sepolti per sempre.

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Informazioni tesi

  Autore: Alice Colombo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Scienze dell'Educazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Francesca Antonacci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 41

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Parole chiave

performance
rischio
rito
limite
confini
arti performative
dramma sociale
victor turner
liminalità
gruppo stella

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