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Approcci all'acquisizione del linguaggio: dal comportamentismo alla teoria interazionista

Il presente lavoro prende avvio da un tentativo di ricercare un equilibrio tra le istanze innatiste e quelle interazioniste riguardo l’acquisizione del linguaggio nel bambino, per comprendere quanto di ciò che egli apprende circa il linguaggio sia dovuto ad una facoltà innata e quanto sia invece favorito dall’interazione con l’adulto o influenzato dall’ambiente socioculturale.
La tesi è articolata in quattro capitoli, concernenti quattro diverse teorie che, sebbene non possano esaurire un argomento così vasto, si ritengono essere una buona base da cui partire per fornire un’idea delle differenti ipotesi e argomentazioni apportate riguardo tale questione.
Il primo capitolo si concentra sulla teoria comportamentista, di cui si è scelto come rappresentante lo psicologo B.F. Skinner, che alla fine degli anni ’50 del secolo scorso si è cimentato nella composizione di Verbal Behaviour, una delle opere più complete riguardo il behaviourismo come approccio alla questione dell’acquisizione linguistica.
Il capitolo punta a chiarire il motivo per cui, secondo Skinner, si può trattare il linguaggio alla stregua di un qualsiasi altro comportamento che è stimolato e modificato tramite un sistema di condizionamento a tre termini (stimolo, risposta e rinforzo), messo in atto dal genitore nei confronti del bambino, considerato individuo passivo nei riguardi dell’acquisizione linguistica.
Nel secondo capitolo si affronta la teoria innatista, secondo la quale il linguaggio è una facoltà che costituisce una parte a sé del corredo biologico umano; nella prima parte si introducono i dubbi del linguista Noam Chomsky circa la teoria comportamentista skinneriana, i quali gettano le basi per la trattazione della sua nozione di linguaggio innato tramite le definizioni di Grammatica Universale e Language Acquisition Device e si citano alcuni esperimenti in ambito sintattico e fonematico che sembrano confermare l’esistenza di una facoltà del linguaggio innata.
Gli studi di Chomsky sono poi integrati con quelli di un altro linguista di indirizzo innatista, Steven Pinker, che si riferisce al linguaggio col termine darwiniano di istinto e riguardo al quale di instaura un confronto con Chomsky circa la possibilità della concezione dell’acquisizione linguistica in termini evoluzionistici.
Col terzo capitolo si entra nell’ambito del cognitivismo, tramite la presentazione della teoria costruttivista di Jean Piaget che descrive lo sviluppo del linguaggio come necessariamente subordinato a quello cognitivo, e più in particolare allo sviluppo della capacità di rappresentazione simbolica.
Si tratta inoltre dei concetti di linguaggio egocentrico e socializzato e del rapporto tra linguaggio e pensiero, i quali introducono il confronto tra Piaget e Lev Vygotskij caratterizzato al contempo da similitudini e discrepanze.
Il quarto e ultimo capitolo è dedicato alla teoria funzionale-interazionista, per la qual trattazione si è ritenuto opportuno citare i lavori degli psicologi cognitivisti Jerome Bruner e Michael Tomasello; entrambi, partendo dalla confutazione di concetti innatisti quali la povertà dello stimolo, forniscono una teorizzazione basata sull’idea secondo cui il linguaggio non potrebbe svilupparsi senza una dotazione cognitiva prelinguistica e senza l’interazione con il genitore nelle cosiddette “scene di attenzione congiunta”; oltre a ciò, nel capitolo si intende dar ragione dell’ipotesi funzionalista secondo la quale il significato delle parole sta nel loro stesso uso.

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3 INTRODUZIONE Il presente lavoro prende avvio da un tentativo di ricercare un equilibrio tra le istanze innatiste e quelle interazioniste riguardo l’acquisizione del linguaggio nel bambino, per comprendere quanto di ciò che egli apprende circa il linguaggio sia dovuto ad una facoltà innata e quanto sia invece favorito dall’interazione con l’adulto o influenzato dall’ambiente socio- culturale. La tesi è articolata in quattro capitoli, concernenti quattro diverse teorie che, sebbene non possano esaurire un argomento così vasto, si ritengono essere una buona base da cui partire per fornire un’idea delle differenti ipotesi e argomentazioni apportate riguardo tale questione. Il primo capitolo si concentra sulla teoria comportamentista, di cui si è scelto come rappresentante lo psicologo B.F. Skinner, che alla fine degli anni ’50 del secolo scorso si è cimentato nella composizione di Verbal Behaviour, una delle opere più complete riguardo il behaviourismo come approccio alla questione dell’acquisizione linguistica. Il capitolo punta a chiarire il motivo per cui, secondo Skinner, si può trattare il linguaggio alla stregua di un qualsiasi altro comportamento che è stimolato e modificato tramite un sistema di condizionamento a tre termini (stimolo, risposta e rinforzo), messo in atto dal genitore nei confronti del bambino, considerato individuo passivo nei riguardi dell’acquisizione linguistica. Nel secondo capitolo si affronta la teoria innatista, secondo la quale il linguaggio è una facoltà che costituisce una parte a sé del corredo biologico umano; nella prima parte si introducono i dubbi del linguista Noam Chomsky circa la teoria comportamentista skinneriana, i quali gettano le basi per la trattazione della sua nozione di linguaggio innato tramite le definizioni di Grammatica Universale e Language Acquisition Device e si citano alcuni

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Informazioni tesi

  Autore: Anna Marasca
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Macerata
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere
  Relatore: Clara  Ferranti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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