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La cooperazione Italia-Libia e le violazioni dei diritti dei migranti

Nel Capitolo 1 sarà possibile trovare una panoramica sui flussi migratori verso l’Italia negli ultimi decenni. Vi sarà un confronto tra i modelli migratori dei decenni passati e i modelli migratori utilizzati negli ultimi anni: si cercherà di capire quale sistema adottano i migranti per spostarsi dal loro Paese di origine, se queste persone si spostano individualmente, in nuclei familiari, con amici, con gruppi di persone provenienti dalla stessa etnia o popolo, se una volta arrivati nel Paese di destinazione hanno determinati modelli comportamentali e di integrazione (assimilazione, integrazione, negazione della propria cultura di origine). Si analizzerà la cosiddetta “emergenza migranti”, denominazione indicativa del fatto che del sistema accoglienza in Italia, nonostante una storia migratoria ormai non più recentissima, si parli ancora sempre e solo in ottica emergenziale, senza neanche pensare di adottare politiche migratorie di lungo periodo, così come è successo in altri Paesi Ue.
Il Capitolo 2 tratterà del famoso Caso Hirsi, primo caso di respingimento collettivo in alto mare riguardante 24 cittadini extracomunitari.
Nel primo paragrafo si parlerà del trattato Italia-Libia di amicizia, partenariato e cooperazione, firmato a Bengasi nell’agosto 2008.
Saranno poi enunciati i fatti relativi all’episodio verificatosi nel caso Hirsi, verrà illustrato il contenuto della sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani la quale ha condannato l’Italia per gravi violazioni della Convenzione CEDU, nello specifico violazione dell’art. 3 , art.4 del Protocollo N. 4 e art. 13 in combinato disposto con gli art. 3 e 4 Prot.4. Vi sarà anche una breve delucidazione sul concetto di giurisdizione e sui modelli attuati all’interno della giurisprudenza della Corte EDU.
Il Capitolo 3 sarà incentrato sulla Libia dei giorni nostri. Ampio spazio sarà dato al Memorandum d’intesa Italia-Libia al fine di contrastare l’immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani.
Un particolare accento sarà posto sulle violazioni dei diritti umani alla luce dei rapporti internazionali e sulla recentissima condanna del Tribunale Permanente dei Popoli nei confronti di Ue e Italia, proprio in merito all’accordo stipulato con la Libia.

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3 Introduzione. Negli ultimi anni l’Italia ha vissuto una forte pressione migratoria, dovuta a molteplici fattori. Uno dei principali pull-factors di questo fenomeno è stato l’acuirsi di alcuni dei conflitti che attanagliano i Paesi del Nord Africa. Sempre più spesso, tra le persone arrivate sulle nostre coste, si ritrovano anche i cosiddetti “migranti economici”, costretti ad affrontare viaggi della speranza in assenza di vie legali di accesso all’Italia. Vie legali che si concretizzano spesso nei decreti flussi che permettono ad una determinata quota di cittadini extracomunitari di fare richiesta di un visto per lavoro, sia esso stagionale, subordinato o autonomo. Ciò consente, di norma, l’accesso al nostro Paese in maniera del tutto lecita e permette di espletare determinate mansioni lavorative per un certo periodo di tempo. Tuttavia, per quanto riguarda i decreti flussi, i numeri relativi alle quote pubblicati negli ultimi anni sono davvero molto esigui. Aspetto da non sottovalutare, poi, è tutto ciò che riguarda il meccanismo di ingresso. In genere il lavoratore stagionale, subordinato o autonomo fa ingresso in Italia dopo essere stato chiamato da un datore di lavoro italiano. La chiamata può essere nominativa o numerica 1 . Ma bisogna guardare ad una faccia della medaglia che, per molti, resta invisibile. Sempre più spesso accade che il cittadino che viene regolarizzato tramite decreto flussi risieda già abitualmente sul territorio italiano, avendo un rapporto lavorativo stabile, ma in nero. In questo caso, il lavoratore - utilizzando i mezzi più svariati- fa ritorno al proprio Paese, viene nominalmente chiamato tramite 1 Nel Paese di origine esistono delle speciali liste di collocamento, alle quali si attinge per la scelta dei nominativi dei lavoratori da impiegare in Italia. Si può chiamare un determinato cittadino con specifiche competenze oppure chiamare interi gruppi di cittadini extracomunitari, con o senza particolari qualifiche o abilità lavorative.

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Informazioni tesi

  Autore: Karima Sahbani
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Dipartimento di Scienze Umane e Sociali
  Corso: Relazioni e Istituzioni dell'Asia e dell'Africa
  Relatore: Anna Liguori
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 114

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Parole chiave

diritti umani
immigrazione
cedu
libia
migranti
respingimenti in mare
hirsi
convenzione di ginevra del 1951
refoulement
patti bilaterali

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