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John Martin, il sopravvissuto di Little Big Horn: storia di un italiano nell'America di Custer

Quando morì, la vigilia di Natale del 1922, pochi sapevano chi fosse. Certo non lo sapevano i medici e gli infermieri del Cumberland Hospital di Brooklyn, che avevano cercato invano di salvare quel vecchio italiano trasportato al pronto soccorso in condizioni disperate dopo essere stato investito da un camion. Non lo sapevano neppure le migliaia di newyorchesi che tutti i giorni, in una stazioncina dell’Upper East Side, si facevano strappare da lui il biglietto della metropolitana. Ma tutti seppero pochi giorni dopo, il 27 dicembre, quando l’italiano venne sepolto nel Cypress Hill National Cemetery di Brooklyn. Sulla sua lapide c’era scritto: John Martin, Sergente del 7° Cavalleria U.S., morto il 24 dicembre 1922. E non era un ex soldato qualsiasi. Perché quell’uomo, 46 anni prima, aveva portato l’ultimo messaggio del generale Custer durante la battaglia di Little Big Horn, il 25 giugno 1876. Era stato il solo soldato del suo reparto a restare vivo, e l’ultimo a vedere vivo il generale dai riccioli d’oro. John Martin, che in realtà si chiamava Giovanni Martino, trombettiere del 7° Cavalleria, che aveva sfidato le pallottole e le frecce di Sioux e Cheyenne per consegnare quell’ultima richiesta di aiuto di Custer prima del massacro, morì così. Solo, povero e dimenticato da tutti, in un letto d’ospedale, per un incidente. Beffe del destino. Attraversare la strada per lui si rivelò molto più pericoloso che attraversare orde di guerrieri indiani sulle colline del Montana.
Bisogna partire da qui, dalla fine, per raccontare la storia di John Martin, la storia di un italiano, di un emigrante che non cambiò mai mestiere, tranne che nell’ultima parte della sua vita. Era nato soldato con Garibaldi, tamburino a 14 anni nella Terza Guerra d’Indipendenza, ed era morto soldato con un altro generale che parlava un’altra lingua ma aveva lo stesso coraggio da vendere e forse la stessa spavalda incoscienza dell’Eroe dei Due Mondi. Lontano migliaia di miglia dalla sua Campania, dalla sua Italia che forse non ricordava neppure più, Martin si immedesimò presto con l’America che si trasformava, che viveva il suo drammatico e affascinante passaggio dall’età pionieristica, a quella industriale: gli albori della grande potenza che conosciamo oggi, con tutti i suoi slanci, il suo eccezionalismo, i suoi limiti e le sue contraddizioni.

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1. P r ologo Qua ndo morì, la vigilia di Na ta le de l 1922, poc hi sa pe va no c hi fosse . C e rto non lo sa pe va no i me dic i e gli infe rmie ri de l C umbe rla nd Hospita l di B rooklyn, c he a ve va no c e rc a to inva no di sa lva re que l ve c c hio ita lia no tra sporta to a l pronto soc c orso in c ondiz ioni dispe ra te dopo e sse re sta to inve stito da un c a mion. Non lo sa pe va no ne ppure le miglia ia di ne wyorc he si c he tutti i giorni, in una sta z ionc ina de ll’Uppe r E a st Side , si fa c e va no stra ppa re da lui il biglie tto de lla me tropolita na . Ma tutti se ppe ro poc hi giorni dopo, il 27 dic e mbre , qua ndo l’ita lia no ve nne se polto ne l C ypre ss Hill Na tiona l C e me te ry di B rooklyn. Sulla sua la pide c ’e ra sc ritto: John Ma rtin, Se rge nte de l 7° C a va lle ria U.S., morto il 24 dic e mbre 1922. E non e ra un e x solda to qua lsia si. Pe rc hé que ll’uomo, 46 a nni prima , a ve va porta to l’ultimo me ssa ggio de l ge ne ra le C uste r dura nte la ba tta glia di L ittle B ig Horn, il 25 giugno 1876. E ra sta to il solo solda to de l suo re pa rto a re sta re vivo, e l’ultimo a ve de re vivo il ge ne ra le da i ric c ioli d’oro. John Ma rtin, c he in re a ltà si c hia ma va Giova nni Ma rtino, trombe ttie re de l 7° C a va lle ria , c he a ve va sfida to le pa llottole e le fre c c e di Sioux e C he ye nne pe r c onse gna re que ll’ultima

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Informazioni tesi

  Autore: Roberto Baldini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia contemporanea
  Relatore: Federico Romero
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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guerre indiane
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