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Teoria dell'attaccamento: nascita e spiegazione del disagio psichico

L’elaborato si propone di analizzare la correlazione tra le tipologie di Attaccamento e l’insorgenza di disagio psichico.
Partendo dalla Teoria dell’attaccamento di John Bowlby, il primo ad aver ipotizzato che infanzie «infelici» per madri (o altri caregiver) incapaci di fornire un accudimento e un sostegno emotivo funzionale, fossero tra le cause di malesseri psichici e di comportamenti antisociali, vengono spiegati l’interesse e il contributo di Mary Ainsworth, Mary Main, Peter Fonagy e Mary Target alle ricerche dello psichiatra inglese.
In particolare, si è prestata attenzione al ruolo dalla Strange Situation, ideata da Mary Ainsworth, nella classificazione delle modalità di attaccamento, fino alla creazione e all'uso dell’Adult Attachament Interview da parte di Mary Ainsworth che ha permesso di dimostrare una correlazione tra bambini che avevano vissuto esperienze traumatiche (dall'abbandono fisico, emotivo fino all'abuso) e adulti incapaci di gestire relazioni e accudimenti, scoprendo che spesso le vittime di violenze, se non aiutate a superare le esperienza vissute, tendono a riproporre le modalità di accudimento di cui sono state vittime anche sui propri figli innescando così una ciclicità che se non bloccata, rischia di creare generazioni di attaccamenti disfunzionali.
In base a quanto esposto è facilmente deducibile come una diagnosi ed un intervento tempestivo su minori in condizioni di disagio, sia importante sia sul piano fisico che emotivo come prevenzione di manifestazioni psicopatologiche future.
Riuscire a individuare in tempi brevi quelli che sono i segnali di un malessere infantile legato al ruolo dell’Attaccamento può divenire garanzia di tutela per le generazioni future poiché il peso delle esperienze traumatiche fisiche e psichiche subite nell’infanzia, sono terreno fertile per patologie in età adulta.
Da qui l’utilità di monitorare i minori nelle loro prime manifestazioni sociali come l’ingresso nel mondo della scuola, ove si possono osservare le prime difficoltà legate alla separazione dalle figure di accudimento o nelle relazioni con i pari, e nell’adolescenza, periodo in cui i disagi possono manifestarsi con comportamenti a rischio quali dipendenze e disturbi dell’alimentazione.
L’elaborato che segue è stato strutturato in quattro capitoli, in ognuno dei quali si sono analizzate, nel dettaglio, alcune tra le ricerche e i lavori legati alle tematiche correlate all’Attaccamento.
Si è partiti dalle origini della Teoria, analizzando in quale contesto socio-scientifico è nata, quali furono le critiche, come essa trovò una importante conferma con gli studi di Mary Ainsworth, attraverso la Strange Situation, e con l’esposizione in dettaglio delle modalità di ricerca usate e delle metodologie di decodificazione del test che osservava la reazione di un bambino nei primi mesi di vita posto in condizione di separazione forzata dalla madre.
Nel secondo capitolo si sono prese in esame le conseguenze di un Attaccamento disfunzionale o inadeguato sia sul piano fisico che emotivo, analizzando in dettaglio la relazione madre-bambino, padre-bambino e il ruolo della famiglia come «base sicura» fino alle prime esperienze sociali del minore. Si è visto come l’assistere a situazioni di tensione famigliare, o a violenze domestiche, possa suggestionare la percezione di sicurezza, facendo vivere il bambino in una situazione di stress.
Nel terzo capitolo si è trattata l’origine del disagio psichico, partendo dalla classificazione degli stili di Attaccamento e descrivendo le tappe delle interiorizzazioni, ovvero delle modalità con cui il bambino sposta le esperienze all’interno della sua coscienza attraverso le esperienze fatte con il caregiver, fino alla manifestazione psicopatologie nelle varie fasce del ciclo di vita, con particolare attenzione alla modalità di attaccamento e alle relazioni.
Nel quarto ed ultimo capitolo si è sottolineata l’importanza di diagnosi precoci e di interventi mirati sia alla prevenzione che alla cura dei disagi psichici rimarcando, come sostenuto dallo stesso Bowlby, il rischio per un minore, che ha vissuto un attaccamento insicuro o disorganizzato in un contesto socio-famigliare incapace di proteggere, difendere e soddisfare il suo bisogno di accudimento, di sviluppare disagi.
In ultima analisi, poiché essere nati ed aver vissuto con genitori incapaci di garantire quel supporto utile a esplorare il mondo e a sentirsi protetto, non significa essere predestinati a sviluppare disagi psichici, si sono analizzati gli strumenti di cura e il ruolo che il terapeuta assume nella relazione con un paziente la cui la modalità di attaccamento è stata causa di psicopatologie, rimarcando la possibilità di superare vissuti traumatici, elaborandoli, fino a conquistare una nuova dimensione relazionale con sé e con gli altri.

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Introduzione Pochi costrutti, nella storia della psicologia dello sviluppo, hanno avuto e hanno tutt’oggi la stessa risonanza della teoria dell’Attaccamento di Bowlby. Tra le motivazioni che spinsero l’etologo e psicanalista inglese a intraprendere gli studi sull’argomento vanno annoverate: l’interesse per il lavoro di Lorenz sull’imprinting, quello di Darwin sull’evoluzione e quello di Harlow sui primati e l’effetto della deprivazione del contatto materno. La ricerca iniziò negli anni 50 e nel primo capitolo saranno raccontate proprio le sue origini, le modalità dei primi studi e le difficoltà legate alle innovazioni insite nella formulazione della teoria, che si distanziava da quelle psicanalitiche di Anna Freud e Melanie Klein dell’epoca, dando importanza alle esperienze reali del bambino e non solo a quelle che erano ritenute rappresentazioni interne e «parti della fantasia»; mettendo così fortemente in discussione il concetto di «madre oggetto secondaria» poiché la vicinanza e la relazione del bambino con il caregiver secondo Bowlby, non si limitava alla necessità di essere nutrito, quanto a quella di essere accudito nel suo significato più ampio. Dall’osservazione inoltre, grazie a uno studio commissionato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, di orfani istituzionalizzati, Bowlby riuscì a verificare come la garanzia di un legame sicuro con una figura di accudimento stabile, potesse condizionare il rapporto del bambino con l’ambiente e introdusse il concetto di MOI (Internal Internal Working Models) per indicare quelle rappresentazioni mentali, di Sé e delle persone e del mondo circostante (Attili 2014) che includono le aspettative, formatesi dalle relazioni con gli individui e l’ambiente, e che continueranno ad avere importanza anche nell’età adulta. La Teoria dell’Attaccamento tuttavia conobbe nuovi e importanti sviluppi con la disponibilità di Mary D.S. Ainsworth, ad approfondire un «tema nuovo» per la psicologia di quegli anni: l’osservazione e la valutazione del comportamento del bambino, rispetto alla sua relazione 3

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Informazioni tesi

  Autore: Mariangela Ciceri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi Guglielmo Marconi
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Alessia Veglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 162

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Parole chiave

disagio psichico
attaccamento e psicopatologia
teoria dell'attaccamento
dinamiche relazionali
john bowlby
psicopatologia infanzia
stili attaccamento e interiorizzazioni
processo sviluppo emotivo
pattern di attaccamento e disagio psichico
diagnosi disagiopsichico

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