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Pordenone: Recupero urbano degli ex bagni di Pordenone

La tesi svolta si pone l’obiettivo di dare una possibile soluzione all’area di viale Martelli. Questo spazio urbano di Pordenone, il quale veste un ruolo molto importante, in quanto sono presenti edifici istituzionali come il tribunale, Civile e Penale, ma anche molte altre strutture con funzioni commerciali.
Lo stato di abbandono degli ex Bagni Pubblici inizia dalla soppressione della sua funzione pubblica a ridosso degli anni ‘60 e ‘70 del Novecento. Tale condizione permane fino ad oggi, nonostante la struttura sia stato ceduta nel 1993 in seguito ad un bando ad una società immobiliare, la Gens s.r.l.
Partendo dall’analisi dell’evoluzione territoriale nel corso degli anni e passando per le trasformazioni dell’edificio, viene proposta una soluzione progettuale che comprende la riorganizzazione dell’area fronte ex bagni pubblici, e dell’edificio stesso mantenendone la sua natura pubblica dell’edificio.
La destinazione d’uso dell’edificio interessato è strettamente in relazione con il sistema di edifici pubblici limitrofi destinati all’amministrazione della giustizia.
Di fondamentale importanza si è rivelato, lo studio della trasformazione urbana e del territorio che ha portato a capire lo stretto rapporto che Pordenone ha sempre avuto con l’acqua.
Lo stesso nome della città, deriva da “Portus Naonis” locuzione che riprende il suo ruolo di porto sul fiume Noncello il quale ne favorì la crescita economica e politica nel territorio friulano.
La testimonianza del sistema delle rogge e specchi d’acqua presenti un tempo, ci portano a progettare una piazzetta d’acqua antistante ai bagni per riprendere la posizione di un specchio d’acqua formatosi nel medesimo posto e bonificato nella metà del XX secolo.
Inoltre la modifica della viabilità viene fatta prendendo in considerazione il PUMS (piano urbano mobilità sostenibile) di Pordenone redatto nel 2015, dando una interpretazione al problema del traffico deviandolo su strade secondarie che portano al parcheggio multipiano Rivierasca che funge da parcheggio scambiatore con mezzi per la mobilità dolce.

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15 1 _ ANALISI DEL CONTESTO 1.1 _ LA STORIA Dopo la cessazione delle invasioni barbariche, quando i tempi divennero meno duri, le prime forme di vita civile ripresero a riorganizzarsi, e sulle rive del Noncello una piccola comunità iniziò a trasformarsi, diventando una società sempre più strutturata. Il nuovo agglomerato urbano intraprende collegamenti commerciali con Treviso e Venezia proprio grazie alla navigabilità del Fiume Noncello, fattore che permette una rapida crescita economica e politica. Tali rapporti vengono visti come un affronto per il patriarcato di Acquileia che ne ordina la distruzione, cosa che avvenne nel 1220. Ma grazie alle alleanze con le altre città subito dopo si intraprendono le opere di ricostruzione in tutta fretta. Le case quasi tutte vengono realizzate in legno e a difesa della città viene realizzato anche un castello posizionato sul punto più alto della città, sopra un terrapieno, difeso da una cerchia muraria. Mura e castello saranno difese da moltissime torri, arrivando fino a 18. Nel 1318, la città venne distrutta nuovamente da un tragico incendio, che spazzò via numerose costruzioni. Alimentato dal clima caldo ed asciutto di agosto, e dalle costruzioni quasi completamente in legno, il fuoco si dilaga distruggendola quasi completamente. La città nuovamente viene ricostruita, seguendo questa volta un disegno urbano. In questo periodo sorgono i principali edifici che tutt’oggi permangono, come ad esempio, il Duomo, il campanile, il municipio. Lungo l’asse longitudinale nascono i migliori palazzi con portici e decorazioni che riprendono caratteri veneziani. Nel 1420 con la caduta del patriarcato di Aquileia, Pordenone rimane per un altro secolo sotto il dominio della casa asburgica, situazione politica positiva per la città in quanto risparmiato dalla guerra in corso tra i Turchi e il regno della Serenissima. La presenza dei turchi nel territorio friulano non esclude totalmente la città da pericoli bellici, tanto che le opere difensive saranno incrementate e saranno composte da 18 torri e 5 porte di accesso alla città: a nord, la porta Trevigiana con ponte levatoio, a sud in corrispondenza del porto, la porta Furlana, queste due erano le principali mentre le altre erano di minore importanza realizzate in epoche successive. I successivi 3 secoli caratterizzati da una certa tranquillità politica in quanto assenza di guerra sul suo territorio, porta la popolazione ad uscire fuori dalle mura. Appena fuori dalla porta della Bossina (o porta Trevigiana) situata a nord si va a realizzare una nuova piazza, chiamata con il termine di Piazzetta di “Sora”, oggi conosciuta anche come piazzetta Cavour; la piazza invece fronte il Campanile chiamata anche Piazza San Marco, viene individuata anche con il termine di Piazza di “Sotto”. Con l’arrivo della dominazione francese anche se durata relativamente poco, porta a Pordenone una serie di effetti negativi

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Informazioni tesi

  Autore: Mihai Ionut Blahuianu
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2017-18
  Università: Università IUAV di Venezia
  Facoltà: Architettura
  Corso: Architettura
  Relatore: PierAntonio Val
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 147

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Parole chiave

architettura
restauro
analisi urbana
consolidamento
pordenone
recupero urbano
rapporto nuovo e antico
bagni pubblici
sede mediatori civili

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