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Immagini che glissano: L’Estetica al servizio del Consenso

La seguente trattazione propone un’analisi dell’evoluzione dell’immagine da un punto di vista cinematografico, un punto di vista spesso messo da parte, ma che risulta assolutamente attuale nel flusso mediale della società in cui siamo immersi. Immagine nel cinema significa concetto e come tale nel suo sviluppo si scontra inevitabilmente con il singolo, l’uomo, lo spettatore e con una dimensione collettiva: il consenso sociale. Il quesito che qui propongo è: il cinema, le sue immagini e la sua estetica si esauriscono nel consenso delle piattaforme in serie, televisive e digitali, o sarà ancora capace di ritagliarsi il suo spazio come macchina creatrice?
Con l’aiuto della periodizzazione di Serge Daney, critico e teorico del cinema, si vuole tracciare una astratta linea temporale delle teorie sull’immagine di Gilles Deleuze, a partire dall’immagine-movimento, passando per l’immagine-tempo per giungere ad una originale costrutto sull’immagine-informazione. Presupponendo il carattere transtorico delle diverse immagini si vuole stabilire per ogni periodo un paradigma fondamentale alla base della nozione di Cinema che chiameremo Classico o Moderno :

Il primo capitolo, L’enciclopedia del mondo, analizzerà, a partire dall’inquadramento daneyano, il concetto di immagine, e il suo rapporto con il movimento e, inevitabilmente, con la realtà, alla base di uno dei massimi scritti di Deleuze: L’Immagine-movimento. Inquadrando i centri di indeterminazione, poi, la nozione generale di immagine-movimento qui descritta si diramerà come un rizoma in tipologie più piccole: Immagine-percezione, affezione, pulsione e azione.

Il capitolo successivo, La pedagogia della percezione, affronterà i risultati della dissoluzione dell’integrità organica dell’immagine-azione ed il suo accesso al virtuale. È l’avvio della modernità cinematografica in cui le immagini percettivo-attive si trasformano in ottico-sonore pure sfaldando lo schema senso-motorio in favore di circuiti virtuali o semi virtuali: immagine-ricordo, sogno e mondo. In questa dimensione non cronologica descritta nel testo si affermano diverse sfumature dell’immagine-tempo.

Nell’epilogo de L’immagine-tempo Deleuze prende in esame la terza fase dell’immagine: L’immagine-informazione. L’argomento verrà trattato nel terzo capitolo, Manierismo cinematografico, associandolo all’ultima fase della periodizzazione daneyana: quella, appunto, manierista. Qui si apre il regime delle nuove immagini che si costruiscono e si dissolvono e si stagliano le une sulle altre, si ergono ad interfaccia di conversione trovando nella multimedialità contemporanea una cassa di risonanza. In questo oceano di automatismi il compito dei teorici è chiedersi cosa ci sia effettivamente sotto la superficie, chiedersi se questi automi spirituali costituiscano una nuova immagine del pensiero che vada al di là della totalità dei flussi informativi e se il cinema sarà ancora capace di trovare una via di fuga e far sì che il “noochoc Ejzenstejniano non si trasformi nel neo-choc informatico”.

L’ultimo capitolo fa propri i valori di quelli precedenti analizzando, attraverso l’esempio della massiccia produzione in serie televisiva di volti in primo piano, come il consenso-tecnico sociale rimandi ad “un occhio vuoto a contatto con una non-Natura”, quello dello “spettatore controllato passato nell’incavo, a contatto dell’immagine, inserito nell’immagine” . Alla funzione estetica del cinema ecco che si contrappone quella sociale della televisione e dei nuovi media in cui il sistema comunicativo è più importante del contenuto, il sentirsi parte di un’esperienza collettiva ha più valore dell’esperienza in sé, estetica o di pensiero.

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5 La vita o la sopravvivenza del cinema dipendono dalla sua lotta interna con l’informatica. Gilles Deleuze INTRODUZIONE La seguente trattazione propone un’analisi dell’evoluzione dell’immagine da un punto di vista cinematografico, un punto di vista spesso messo da parte, ma che risulta assolutamente attuale nel flusso mediale della società in cui siamo immersi. Immagine nel cinema significa concetto e come tale nel suo sviluppo si scontra inevitabilmente con il singolo, l’uomo, lo spettatore e con una dimensione collettiva: il consenso sociale. Il quesito che qui propongo è: il cinema, le sue immagini e la sua estetica si esauriscono nel consenso delle piattaforme in serie, televisive e digitali, o sarà ancora capace di ritagliarsi il suo spazio come macchina creatrice? Con l’aiuto della periodizzazione di Serge Daney, critico e teorico del cinema, si vuole tracciare una astratta linea temporale delle teorie sull’immagine di Gilles Deleuze, a partire dall’immagine-movimento, passando per l’immagine-tempo per giungere ad una originale costrutto sull’immagine-informazione. Presupponendo il carattere transtorico delle diverse immagini si vuole stabilire per ogni periodo un paradigma fondamentale alla base della nozione di Cinema che chiameremo Classico o Moderno 1 : Il primo capitolo, L’enciclopedia del mondo, analizzerà, a partire dall’inquadramento daneyano, il concetto di immagine, e il suo rapporto con il movimento e, inevitabilmente, 1 per esigenze di chiarezza esplicativa non devono essere concepite come categorie isolate classificatorie di fenomeni di carattere empirico-fattuale: la modernità e i suoi problemi non sono assolutamente e inequivocabilmente nuovi, sono, infatti, riscontrabili in altri momenti della storia del cinema. Le immagini- tempo possiamo trovarle già nel cinema muto o in Ozu, così come l’immagine-azione non scompare nella fase moderna.

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Informazioni tesi

  Autore: Roberto Romano
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Stefano Velotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 38

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Parole chiave

cinema
estetica
televisione
gilles deleuze
bergson
immagine movimento
immagine tempo
serge daney
glissano
immagine sogno

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