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L'eredità basagliana

Questo lavoro si pone come obiettivo la ricerca di un’eredità basagliana presunta, associando lo studio dei testi all’analisi di undici interviste di testimoni significativi (Franca Ongaro Basaglia, Tommasini, Mistura, Tradardi, Bianchi, Urbani, Pellegrini, Mazzacurati, Bergnoli, Maini, Bernini). La tesi si struttura quindi in due parti: la prima trae spunto dalla lettura e dall’analisi dei testi basagliani, la seconda interpreta il contributo di persone che hanno incontrato Basaglia direttamente o indirettamente in tre campi: i rapporti amicali o interpersonali, rapporti con la legge da lui ispirata, rapporti col lavoro nei servizi psichiatrici.
Non era possibile parlare di eredità basagliana senza considerare la notevole quantità di scritti che ha prodotto. La prima parte della tesi è frutto della lettura dei suoi testi da Che cos’è la psichiatria fino a La nave che affonda e alle Conferenze brasiliane. Si raccolgono nel primo capitolo alcuni elementi che si sono ritenuti importanti per la comprensione del lavoro: contributi di autori come Goffman e spunti dalle parole chiave del ‘discorso basagliano’. L'impostazione dell’indagine attraverso le interviste, si è concentrata su due elementi: la scelta dei testimoni significativi e l’individuazione degli argomenti più adatti per corrispondere all’obiettivo della tesi. Sono stati così individuati tre nuclei di questioni:
1. La figura di Basaglia e il tempo in cui ha vissuto, la caratterizzazione culturale che ha contraddistinto l'attività e la lotta politica per la chiusura dei manicomi insieme alla realtà del territorio parmense.
2. In secondo luogo la legge 180, legge riformatrice per eccellenza (N. Bobbio), cosa ha cambiato, dove si è mostrata lacunosa e quali prospettive ha dato e continua a dare ai servizi.
3. In terzo luogo la realtà dei servizi oggi.
Il percorso dell'intervista è un itinerario che va da una attenzione espressa per Basaglia, per arrivare ad una lettura critica della psichiatria odierna. La terza e ultima parte, la più cospicua in quanto composta da ben otto domande, ha una sua indiscutibile indipendenza rispetto a Basaglia e alla sua figura, ed assume nel contesto dell'intervista in generale una connotazione del tutto particolare, che permette il confronto tra la lettura basagliana e l'esperienza professionale dei diversi soggetti coinvolti.

Parte I
Basaglia ha scritto numerosi testi e ha dato un contributo notevole al dibattito culturale del suo tempo, dibattito non ancora concluso. E’ innegabile l’influenza che i suoi scritti hanno avuto nella diffusione del suo pensiero e nella formazione di numerosi professionisti. I testi sono stati utilizzati come spunto per una riflessione coerente con l’approccio basagliano, più che per una definizione del suo pensiero, nella consapevolezza che l’analisi dei suoi scritti rimane una base importante da cui partire e un elemento di continuità.

Parte II
La seconda pone il quesito della tesi: c’è un’eredità basagliana? E se la risposta è affermativa, in che cosa consiste? L’ipotesi di partenza è che, se questa è presente, la si può rintracciare attraverso il racconto di chi lo ha conosciuto di persona o di chi lavora nel campo dei servizi psichiatrici, che sono certamente influenzati dalla legge 180.
Attraverso un'analisi critica dell'eredità basagliana, si vuole delineare un ritratto aggiornato dei servizi psichiatrici odierni, delle tendenze e delle prospettive verso cui si muovono.

** Risultati conseguiti**
Parlare di eredità è chiedersi se c’è un patrimonio che dal passato può produrre ricchezza per l’oggi. Basaglia ha lavorato in una società diversa dalla nostra, in una cultura differente, ha ispirato una legge che ha 20 anni e che è il frutto di un lavoro che ha iniziato quasi 40 anni fa. L’obiettivo della ricerca è stato raggiunto attraverso i suoi testi e il contributo di persone che lo hanno conosciuto di persona: l'eredità è composta di scritti intrisi di una sensibilità non pregiudiziale verso il folle, di una personalità capace e carismatica, di una legge che cerca di ispirarsi ai suoi principi, di servizi che devono rapportarsi con un disagio non più rinchiuso e diffuso.
In questo l’elemento implicito più evidente nel suo lavoro è la volontà di lasciare un’eredità utopica che, prima di essere condivisa, convincente, realizzata o scientifica, deve essere etica. Vi è un’eredità basagliana non trascurabile nei tre elementi che hanno sintetizzato gli intervistati: il ricordo della sua personalità, la dibattuta esistenza della legge, l’odierna configurazione dei servizi. Gli intervistati affermano, davanti alla realtà odierna, che occorra schierarsi davanti ad un contributo che può essere considerato positivo o negativo, ma non prescindibile.

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Premessa metodologica. Questo lavoro si pone come obiettivo la ricerca di un’eredità basagliana presunta, associando lo studio dei testi all’analisi di undici interviste di testimoni significativi. La tesi si struttura quindi in due parti: la prima trae spunto dalla lettura e dall’analisi dei testi basagliani, la seconda interpreta il contributo di persone che hanno incontrato Basaglia direttamente o indirettamente in tre campi: i rapporti amicali o interpersonali, rapporti con la legge da lui ispirata, rapporti col lavoro nei servizi psichiatrici. Non era possibile parlare di eredità basagliana senza considerare la notevole quantità di scritti che ha prodotto. La prima parte della tesi è frutto della lettura dei suoi testi da ‘Che cos’è la psichiatria’ 1 fino a ‘La nave che affonda’ e alle ‘Conferenze brasiliane’. Si raccolgono nel primo capitolo alcuni elementi che si sono ritenuti importanti per la comprensione del lavoro: contributi di autori come Goffman e spunti dalle parole chiave del ‘discorso basagliano’. L'impostazione dell’indagine attraverso le interviste, si è concentrata su due elementi: la scelta dei testimoni significativi e l’individuazione degli argomenti più adatti per corrispondere all’obiettivo della tesi. Sono stati così individuati tre nuclei di questioni: 1. La figura di Basaglia, il tempo in cui ha vissuto, la caratterizzazione culturale che ha contraddistinto l'attività e la lotta politica per la chiusura dei manicomi insieme alla realtà del territorio parmense. 2. In secondo luogo la legge 180, legge riformatrice per eccellenza ( una vera e propria rarità secondo Norberto Bobbio nella legislazione italiana 2 ), cosa ha cambiato, dove si è mostrata lacunosa e quali prospettive ha dato e continua a dare ai servizi. 3. In terzo luogo la realtà dei servizi oggi. Il percorso dell'intervista è un itinerario che va da una attenzione espressa per Basaglia, per arrivare ad una lettura critica della psichiatria odierna. La terza e ultima parte, la più cospicua in quanto composta da ben otto domande, ha una sua 1 Nonostante vi siano scritti precedenti a questo (raccolti in Basaglia F., Scritti, vol. I, Franca Ongaro Basaglia (a cura di), Einaudi, Torino, 1981 ), si è preferito scegliere i testi che si ritiene abbiano espresso con maggiore chiarezza l’originalità e il pensiero di Franco Basaglia. 2 AA.VV., Follia e paradosso, Laboratorio di filosofia contemporanea di Trieste, edizioni e, Trieste, 1995, pg. 34.

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Informazioni tesi

  Autore: Matteo Pelloni
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2000-01
  Università: Università degli Studi di Parma
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Servizio Sociale
  Relatore: Alessandro Bosi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 111

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Parole chiave

franco basaglia
legge basaglia
manicomi
ospedali psichiatrici
legge n. 180-1978

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