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Le nuove determinanti dell'organizzazione aziendale: il modello Knowledge Management

I cambiamenti introdotti dallo sviluppo delle tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione determinano una ''rivoluzione'' Shumpeteriana nel modello di business di un'azienda. In particolare, la tradizionale catena del valore tende a suddividersi in due sotto-catene: una fisica ed una virtuale. Mentre il valore creato nella prima è tuttora correlato alle risorse terra, lavoro e capitale, nella seconda la risorsa critica è rappresentata dalla conoscenza.
La conoscenza, cioè, diviene il fattore principale su cui fare leva per raggiungere nuovi standard di efficienze ed efficacia, adattarsi al cambiamento o, meglio, favorirlo. Saper gestire il proprio Capitale Conoscitivo diviene, quindi, un'esigenza di tutte le aziende, sia di quelle appartenenti alla New Economy sia di quelle (ed io aggiungerei sopratutto) appartenenti a settori più tradizionali.
L'obiettivo della mia tesi, quindi, è il seguente: in primo luogo, dimostrare che la conoscenza sia oggi il fattore critico nel raggiungimento di un vantaggio competitivo durevole; in secondo luogo, cercare di presentare un modello gestionale coerente con la natura della conoscenza, e le fasi che dovrebbero favorire il cambiamento interno alla struttura organizzativa; infine, dimostrare (attraverso l'analisi empirica) che l'investimento richiesto dal Knowledge Management sia remunerativo (i benefici siano maggiori dei costi).
Nella speranza che la pubblicazione del mio lavoro favorisca una diffusione della conoscenza, e magari la risoluzione di qualche vostro problema, Vi auguro una Buona lettura.

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1 INTRODUZIONE Lo scenario economico attuale vede l’affermarsi di modelli di impresa, strutture di mercato ed ambienti competitivi innovativi. Il denominatore comune di questo cambiamento è la centralità detenuta dalle risorse intangibili nella determinazione della ricchezza. In particolare, si va delineando un modello organizzativo aziendale che esternalizza ogni fase della produzione e si priva di ogni proprietà materiale, prediligendo modi alternativi di possesso dei beni. Il risultato di questa scelta strategica è un’impresa snella, privata della quasi totalità dei fattori produttivi tradizionali e dalla valutazione economico-finanziaria difficile. Essa si focalizza esclusivamente su di attività dal contenuto intellettuale elevato, e si caratterizza per un rischio alto nei rendimenti e per una gestione complessa. Tali attività producono, inoltre, un output immateriale generalmente rappresentato da idee ed intuizioni. Nonostante ciò, questa unità economica crea un valore apprezzato dal cliente e si afferma come un modello organizzativo competitivo. Infatti, il capitale, la terra ed il lavoro tradizionale della risorsa umana non scompaiono, ma sono sostituiti da un fattore produttivo meno visibile e quantificabile: la conoscenza. Secondo tale approccio, gli investimenti tradizionali in beni strumentali ed in capitale fisso tendono ad essere sostituiti, e superati, da quelli in ricerca/sviluppo e formazione delle risorse umane. Si delinea, così, un’impresa della conoscenza, con dei caratteri simili a quelli di una scuola d’insegnamento: un luogo, cioè, dove non si produce ma si pensa. Questo passaggio è coerente, se inquadrato all’interno di un ambiente competitivo che si focalizza sulla capacità innovativa e di adattamento ai cambiamenti continui che provengono dall’esterno. Infatti, il prodotto finito non è più rappresentabile come

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Informazioni tesi

  Autore: Giacomo Mei
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2000-01
  Università: Università degli Studi di Ancona
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Gianmario Raggetti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 222

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