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Peter Handke: utopia della riconciliazione

Handke è un autore estremamente sfuggente, difficile da catturare ed inquadrare in maniera semplice e rapida.
La natura non proprio convenzionale di questo scritto è senz’altro legata alla qualità dell’autore trattato, tutt’altro che catalogabile.
La sua attività letteraria è rivolta a creare forme in grado di rendere percettibile l’invisibile e cosciente, ciò che non lo è, in ciò puntando concretamente verso la totalità. Tale unità, alla quale Handke sacrifica la sua arte non può certo essere individuata, isolando un singolo argomento, anzi è impossibile discutere un singolo argomento senza ricollegare il tutto. Nolente o volente questa fusione deve essere considerata. In questa sede si è deciso di farne il nocciolo centrale della dissertazione, seguendo in ciò, per quanto faticoso, l’intenzione artistica dello scrittore.
Dipanando un groviglio di riflessioni, ci si trova nel frattempo immersi, come capita ai suoi personaggi, in uno svelante viaggio di scoperta, attraverso una geografia e topografia fantastica ma reale più che mai, con continui e fitti riferimenti all’attualità, rappresentando una sorta di moderna ricerca del Graal in un mondo d’oggi materiale, così concreto da essere angosciosamente astratto. E’ facile perdere d’occhio la volontà dell’autore, mentre narra di tutto e di niente, mentre dissemina copiosi in tutta l’opera, attrazioni psicologiche ed autobiografiche – veri e propri specchi per le allodole, che conducono facilmente fuori strada.
L’opera si presenta come una sorta di tautologia, un sistema chiuso ed auto-referenziale, perfettamente combaciante, in cui ogni nuovo concetto, essendo forma variata, finisce per coincidere con ciò che era già stato detto.
La sua arte è primariamente una sfida formale, che porta verso l’evidenza, che è forma e tema contemporaneamente, in cui il contenuto è la forma che egli ha deciso di dare al suo pensiero. Significando la relazione tra esteriorità ed interiorità la forma non ha dunque una funzione decorativa, ma di collegamento, di contatto, di accordo tra l’io ed il mondo esterno. Dato che la forma per Handke esprime il senso di realtà, la sua poetica non equivale né ad una ricerca interiore soggettiva nè ad una fuga nell’irrazionale.
L’opera dello scrittore è da comprendere come analisi fenomeno-poetica di movimenti di coscienza e di esperienze, di possibilità percettive, della localizzazione estetica dell’io, dei suoi successi e delle sue sconfitte, di ripetizioni, di improvvisa assenza, di antiche misure, della sempre nuova speranza e partenza, del desiderio di armonia.
L’artista apparentemente lavora fuori dai problemi sociali e politici, dalla contingenza. Senza società e politica non resta che l’uomo: ad esso è diretta l’attenzione dell’artista, che tenta di affrontare il problema dell’esistenza, il problema dell’io, come fenomeno unitario in sé. Ciò che appare come minaccia all’integrità dell’io, appare nell’opera come posizione vuota, assente; l’artista ripone la sua fede in una naturale tendenza cosmica e casuale verso l’interezza dell’individuo e del mondo.
Contro l’esperienza mediata lo scrittore propone un sistema necessariamente auto-referenziale, che si costruisce intorno ad un’ontologia dell’hic et nunc, in cui l’uomo è al centro dello spazio e fonda il suo percorso di scoperta basandosi essenzialmente sulle forme percettive veicolate dai sensi.
Handke scopre nella percezione visiva l’elemento di coesione con il tutto. L’azione della descrizione handkeana, in simmetria ad un osservare lento e coscienzioso, dipinge il contorno delle cose e le rende manifeste. Non solo, gettando lo sguardo sui movimenti percettivi, la parola handkeana si spinge lì, intorno e dentro al corpo osservato, per catturare e manifestare ciò che appare impercettibile all’occhio, ma che pur esiste. L’autore intende il suo lavoro come una necessaria formalizzazione – e dunque un portare alla luce – di ciò che è, ma di cui si avverte un vuoto linguistico. Handke si spinge verso il vuoto e nell’intento di riempirlo lentamente, realizza forme verbali d’essere, muovendosi in angoli della realtà della coscienza, sempre più sconosciuti, che fanno aguzzare i sensi e anche i movimenti di scrittura.
Pur considerando la discutibilità della sua costruzione artistica, senz’altro arbitraria, e pur ammettendo l’utopia della sua riconciliazione, Handke ridona alla letteratura attuale la sua funzione essenziale: raccontare l’uomo contemporaneo. In ciò rivendica simultaneamente la centralità e l’autonomia dell’arte e dell’artista in questo tempo, dove pare domini il silenzio. Allora è possibile leggere il racconto handkeano come un grido di incitamento, affinché si continui a cercare e creare, e a ricercare e ricreare; perché niente è definitivo.

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INTRODUZIONE Nell’ampio panorama della letteratura critica su Handke, nell’esame tematico e stilistico, nella ricerca delle innumerevoli influenze nella sua opera, emerge un quadro molto intricato e problematico. La critica sembra aver trascurato spesso l’intenzione artistica dell’autore, denunciando anzi sistematicamente la sua alienazione, lo sfrenato narcisismo e la totale incomunicabilità dell’opera. Le diverse posizioni critiche tra l’altro e di conseguenza l’insicura sistemazione dell’opera handkeana rispetto all’estetica postmoderna costituiscono un reale disagio, per chi si accosta all’autore per la prima volta. Il primo capitolo tenta di fare un po’ di chiarezza, riferendo della biografia dello scrittore alla luce del contesto storico-letterario. Sono state elencate gran parte delle opere in relazione alla maturazione artistica di volta in volta raggiunta dall’autore, in modo da tentare un quadro generale, quanto più completo del pensiero handkeano, prestando maggiore attenzione alle problematiche connesse alla forma artistica. Il secondo capitolo considera due momenti clamorosi, che hanno contribuito ad esibire l’artista come fenomeno mediatico. Ci si riferisce alla fase, in cui raggiunse fama mondiale a soli ventiquattro anni e al momento della marea di polemiche ultimamente sollevate in occasione della

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Inghilterra
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lingue e Letterature Straniere
  Relatore: Momme Brodersen
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 141

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