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Processi di depersonalizzazione in un contesto di massa

Lo scopo della ricerca da me eseguita è stato quello di esplorare un particolare fenomeno di massa del quale la psicologia sociale non si è occupata molto: i grandi concerti.
In tale ricerca ho verificato alcune ipotesi di lavoro, formulate sulla base di alcune assunzioni della teoria della categorizzazione di sè di J.C. Turner (1987).
In contrapposizione a quella che è l’opinione comune e a quanto affermato in alcune teorie classiche sulla massa ho ipotizzato che le masse non agiscano in maniera amorfa ed omogenea, ma abbiano proprie culture ed atteggiamenti.
Per dimostrare ciò sono andato a verificare sul campo come le assunzioni di Turner possano efficacemente spiegare il comportamento di una folla. Utilizzando il costrutto teorico di depersonalizzazione, ovvero la categorizzazione di sè a livello sociale, e ipotizzando che a masse diverse corrispondano processi diversi di categorizzazione, ho misurato in maniera diretta e indiretta i livelli di depersonalizzazione tra il pubblico di quattro differenti concerti. Ho, inoltre, misurato la normatività dei comportamenti indagati e, in modo indiretto, la prototipicità percepita di sè e degli altri.
I risultati confermano come a masse diverse siano ascrivibili comportamenti diversi. Ogni concerto preso in esame presenta livelli caratteristici di depersonalizzazione e prototipicità, imputabili alla specificità delle culture coinvolte. Inoltre, si rileva come esistano non solo differenze tra pubblici di diverse manifestazioni, ma che anche all’interno dello stesso pubblico vi sono differenze in relazione alla posizione rispetto al palco.
Contrariamente a quanto si pensa generalmente, non si rilevano alti livelli di paura e aggressività; anzi, la depersonalizzazione correla con atteggiamenti prosociali, come l’attivazione in soccorso di altri individui del pubblico. Inoltre, è stato trovato che la depersonalizzazione non comporta peggioramenti nel comportamento percepito del pubblico.
Sempre in accordo con le teorie di Turner e con i recenti studi di S.D. Reicher (1995), ho ipotizzato che il pubblico di un concerto possa essere considerato come un ingroup che si contrappone ad un outgroup; nel contesto specifico, l’outgroup risulta costituito dagli addetti alla sicurezza.
Questa Tesi apre la strada a nuovi studi in ambito sociale come quelli sugli scontri tra polizia e manifestanti e scontri tra bande che sto seguendo sulle mie pagine internet www.celant.it.

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1 Capitolo 1. Introduzione Compito della psicologia sociale, soprattutto secondo la “scuola europea”, è quello di spiegare i legami e le influenze reciproche tra gli aspetti psicologici individuali e la società; nel presente studio si considera il fenomeno dei concerti di massa, analizzati in alcuni suoi aspetti secondo una lettura fornita dalla Teoria della categorizzazione di sé di J.C.Turner (1987). Verrà di seguito fornito un compendio sull’oggetto di studio, nella fattispecie di alcuni generi musicali (rock, punk, alternativo, pop); quindi sarà presentato un profilo storico sugli studi riguardanti la psicologia delle masse, con particolare attenzione ai mezzi di analisi offerti dalla “Teoria dell’identità sociale” (Tajfel 1981) e dalla “Teoria della categorizzazione di sé” (Turner 1987) e agli studi eseguiti da Reicher et al. (1995). Nel capitolo relativo allo strumento di indagine utilizzato si darà poi un’ampia spiegazione delle difficoltà tecnico-teoriche che un simile tipo di studio comporta. La presente tesi non ha in ogni modo l’ambizione di essere esaustiva riguardo ad un oggetto di studio così ampio che, va ricordato, può essere affrontato anche da altri campi della psicologia, come ad esempio la psicologia ambientale.

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Celant
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2000-01
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia del lavoro e delle organizzazioni
  Relatore: Alberto Voci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 124

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Parole chiave

depersonalizzazione
massa
concerti rock

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