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Abuso di dipendenza economica nella disciplina del contratto

Nel nostro ordinamento giuridico il riconoscimento normativo dello stato di debolezza contrattuale, o di disparità di potere contrattuale, di una categoria imprenditoriale e del relativo apparato di protezione appare assai circoscritto. Si può anzi dire che nel nostro diritto dei contratti è difficile reperire uno strumento incisivo di sorveglianza delle situazioni di disparità di potere tra imprenditori. Non solo, infatti, la nuova disciplina generale sulle clausole abusive risulta inapplicabile ai contratti tra imprese, ma il sistema giuridico si caratterizza per non aver coniato ancora una categoria unitaria in termini di “squilibrio contrattuale” e per la frammentarietà dei rimedi da utilizzare per riequilibrare il rapporto.
Così, se fino ad oggi la nozione giuridica di disparità di potere contrattuale è rimasta ancorata al fenomeno della tutela della posizione contrattuale del consumatore, contraente debole per eccellenza, lasciando alla situazione giuridica di disparità di potere contrattuale per quanto riguarda le imprese un ruolo residuale, ci si accorge quasi bruscamente come anche nei rapporti tra imprenditori possano realizzarsi situazioni di disparità economia e di esperienza negoziale, da cui una parte tragga ingiustamente beneficio a danno dell’altra. Sembra più realistico, a tal proposito, rilevare che la disparità di status tra imprenditori esiste, o perchè dotati di forze economiche non equivalenti o perchè dotati di un livello diverso di informazione o per qualsiasi altro motivo.
È in questa nuova prospettiva che si inserisce la disciplina del contratto di subfornitura, che per la tecnica usata e per le finalità che si propone di raggiungere, rientra pienamente nella categoria di norme tese ad assicurare la protezione del contraente debole, ponendo rigidi vincoli all’autonomia contrattuale.
L’esigenza di operare autoritativamente un controllo sul contenuto in favore del contraente debole, che ispira la legge sulla subfornitura, appare ormai espressione di un principio generale, che tra l’altro sembra caratterizzare gran parte della legislazione privatistica di derivazione comunitaria .
La legge sulla subfornitura introduce poi una previsione di carattere generale, destinata, cioè, ad operare oltre l’ambito specifico del rapporto di subfornitura, che vieta l’abuso di dipendenza economica in tutti i rapporti tra imprese, sanzionando con la nullità il patto con cui si realizzi tale abuso.
Il divieto di abuso di dipendenza economica ha carattere generale, nel senso che concerne qualunque contratto stipulato da un’impresa in stato di dipendenza economica nei confronti di un’altra impresa cliente o fornitrice.
Si tratta di una norma particolarmente importante, potenzialmente suscettibile di incidere profondamente sulla disciplina del contratto in generale, dato che con essa, per la prima volta, viene affermato in modo esplicito che l’obbiettivo squilibrio tra le prestazioni, cioè la mera ingiustizia delle ragioni di scambio, determina l’invalidità del contratto, a prescindere da considerazioni relative al consenso o alla capacità di agire dei contraenti.
La norma, inoltre, può essere considerata un’applicazione specifica, al singolo rapporto contrattuale, del più generale divieto di abuso di posizione dominante della legge antitrust, in funzione della tutela del mercato. Tale norma compare già, comunque, in veste di strumento antimonopolistico, inserito nella normativa antitrust francese e tedesca.
Sembra, dunque, che si possa affermare sin d’ora che la sempre più numerosa normativa, più o meno derivante dall’ordinamento comunitario, a tutela di soggetti deboli contrattualmente e la comparsa di principi, come il divieto di abuso di dipendenza economica, comportino il dovere di una profonda revisione del ruolo e della funzione tradizionalmente assegnati alla nozione di autonomia privata, che, tenendo anche (e soprattutto) in considerazione i valori costituzionali, appare sempre meno concepibile come valore in sè , dovendo essa conformarsi alle scelte di fondo che caratterizzano l’ordinamento giuridico.

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INTRODUZIONE Nel nostro ordinamento giuridico il riconoscimento normativo dello stato di debolezza contrattuale, o di disparità di potere contrattuale, di una categoria imprenditoriale e del relativo apparato di protezione appare assai circoscritto. Si può anzi dire che nel nostro diritto dei contratti è difficile reperire uno strumento incisivo di sorveglianza delle situazioni di disparità di potere tra imprenditori. Non solo, infatti, la nuova disciplina generale sulle clausole abusive risulta inapplicabile ai contratti tra imprese, ma il sistema giuridico si caratterizza per non aver coniato ancora una categoria unitaria in termini di “squilibrio contrattuale” e per la frammentarietà dei rimedi da utilizzare per riequilibrare il rapporto. Diversi sono i momenti salienti in cui il codice civile italiano si mostra sensibile a reagire ad una ipotesi di squilibrio contrattuale tra le prestazioni prevedendo un adeguamento del contratto: così si parte dalla nozione di causa del contratto, oppure dal concetto di buona fede oggettiva, o ancora dalle norme sulle condizioni generali di contratto, per arrivare alla disciplina della rescissione e della risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta.

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Informazioni tesi

  Autore: Moira Giacinti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1999-00
  Università: Università degli Studi di Ancona
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Daniele Mantucci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 267

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Parole chiave

abuso di dipendenza economica
disciplina dei contratti
tutela del contraente debole
giustizia contrattuale
diritto privato

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