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Possibilita' ed autonomia della democrazia nei paesi islamici

Il presente lavoro si propone di valutare l’attendibilità di un’ipotesi relativa alla possibilità e all’autonomia della democrazia nei Paesi islamici. A tal fine, il lavoro stesso è stato ripartito in tre capitoli: il primo dedicato alla storia dei rapporti fra Occidente e Islam; il secondo agli aspetti politici e istituzionali della relazione fra mondo islamico e democrazia; e il terzo agli aspetti giuridici e costituzionali connessi a tale rapporto. Il tutto è completato da un’introduzione in cui si cerca di definire il concetto di democrazia e da una conclusione in cui vengono svolte considerazioni anche di carattere personale su natura e possibilità della democrazia nel mondo islamico.
Per la stesura dell’elaborato si è provveduto alla selezione di un certo numero di testi, tutti dedicati al tema di nostro interesse, integrati da un po’ di documentazione tratta da Internet. Alcuni di questi testi sono stati impiegati per la redazione dell’intero lavoro, mentre altri sono stati utilizzati solo per la stesura di singoli capitoli. Il metodo seguito è stato quello classico della schedatura dei testi individuati come utili ai nostri fini. Grazie a tale schedatura è stato assai più agevole, nella fase immediatamente antecedente alla stesura, individuare i temi dominanti e le questioni maggiormente controverse e oggetto di dibattito da parte degli studiosi che si sono occupati della questione. Per quanto possibile, è stato seguito un approccio oggettivo, il che non ci ha comunque impedito di fare nostra una linea interpretativa precisa, che abbiamo ritenuto di condividere in pieno.
Il risultato di maggior rilievo che ci pare di aver raggiunto è quello di essere riusciti a superare i limiti tipici della visione “occidentalocentrica” sulla questione islamica, di non esserci cioè accontentati delle “verità rivelate” diffuse a piene mani nel mondo occidentale dai mezzi di comunicazione di massa e fatte proprie anche da fonti non giornalistiche, per andare alla ricerca di una verità “altra”, meno intrisa di connotazioni politico-propagandistiche e maggiormente conforme – a nostro avviso – alla realtà. La nostra ambizione è consistita nell’evidenziare che la classica contrapposizione “amico/nemico” è quella che meno si addice ad una corretta interpretazione dei rapporti tra Occidente e mondo islamico, sia perché una tale contrapposizione non ha motivo di esistere, sia perché sarebbe un grave errore non riconoscere, da parte occidentale, che l’Islam è comunque impegnato in un grande sforzo per elaborare una propria forma di democrazia, certamente diversa dalle nostre, ma non per questo meno concreta e legittima.

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1 INTRODUZIONE Se – come si intende fare nel presente lavoro – si vuole analizzare la possibilità e l’autonomia della democrazia nei Paesi islamici, se si vuole riflettere sull’ipotesi di come garantirne il mantenimento all’interno di Stati che non appartengono alla cultura occidentale, che non hanno vissuto l’Illuminismo, che non hanno conosciuto la rivoluzione industriale e neppure l’avvento del capitalismo, e tanto meno l’avvento dello Stato di diritto e delle carte costituzionali a tutela dei diritti umani e di quelli del cittadino, occorre innanzi tutto chiarire, sia pure in forma estremamente sintetica, il concetto di democrazia. Senza risalire ad un passato eccessivamente remoto, è opinione di chi scrive che, in tempi recenti, una delle più convincenti concettualizzazioni della democrazia sia stata offerta dall’economista austriaco J. Alois Schumpeter, per il quale “il metodo democratico è quell’assetto istituzionale per arrivare a decisioni politiche nel quale alcune persone acquistano il potere di decidere mediante una lotta competitiva per il voto popolare” 1 . Questa definizione, tuttavia, non ha riscosso soltanto ampi consensi ma anche forti critiche, soprattutto da parte di chi ne ha messo in evidenza la sostanziale limitazione della libertà popolare di scelta alle sole scadenze elettorali e pertanto ha criticato la concezione schumpeteriana come puramente procedurale e – in quanto tale – da contrapporre ad una forma 1 Cfr. J. A. SCHUMPETER, Capitalismo, socialismo e democrazia, Edizioni di Comunità, Milano, 1955, citato in G. PASQUINO, Corso di scienza politica, seconda edizione, Il Mulino, Bologna, 2000, p. 249

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Carullo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Sociologia
  Relatore: Alessandro Di Caro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 79

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