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LOST in TIME: sperimentazioni temporali all'interno della struttura narrativa

La ricerca del tempo perduto avviene nel'impero della mente. E' facile smarrirsi in vicoli ciechi, strade tortuose, vie senza fine. L'obbiettivo è recuperare ciò che il tempo ha reso impalpabile, velato e nascosto in un labirinto di sentieri che si biforcano. Cosa accade se tutto ciò è trasferito sul piccolo schermo? Nasce LOST, in cui il tempo diventa il vero e proprio elemento fondante dell'architettura narrativa. Gli inserti temporali, che si sviluppano sotto forma di flashback e flashforward, non si limitano solo ad un punto di vista qualitativo, ma anche quantitavo. Il loro numero e la loro durata si impongono a tal punto da creare una storia parallela a quella ambientata nel tempo presente dell'Isola.
In che modo lo spettatore è chiamato a prender parte all'interno di questo puzzle? Il suo ruolo è attivo, partecipe, essenziale per la ricomposizione dei pezzi. Allora l'interpretazione del singolo fruitore diventa il veicolo di una conoscenza ambigua e instabile, ma non per questo meno affascinante.
Attraverso l'utilizzo e e il riadattamento di tecniche appartenenti all'universo cinematografico e seriale LOST, quindi, si presenta come un unicum all'interno del panorama della settima arte. L'episodio 4x07 "Ji Yeon" ne è un esmpio eclatante: l'utilizzo contemporaneo di flashback e flashforward testimonia un metodo di scrittura in progress, teso alla ricerca di soluzioni sperimentali e innovative. Perdersi nel tempo allora diventa una sfida e un piacere: il naufragar m'è dolce in questo mare.

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INTRODUZIONE Lost, perduto. Una parola molto evocativa, pur nella sua semplicità. Essa richiama alla mente concetti complessi quali la perdizione e lo smarrimento; tuttavia, il termine è entrato nell’immaginario collettivo assumendo una connotazione ben precisa. Alla domanda “a cosa pensi se ti dico lost?” la maggior parte della popolazione mondiale darà un’unica risposta: una serie televisiva. Pochi diranno che si tratta del participio passato del verbo inglese to lose , ancora meno si soffermeranno sul significato più profondo del termine. Ciò testimonia come lo show , andato in onda per la prima volta il 22 settembre 2004 sull’emittente televisiva statunitense ABC e terminato il 23 maggio 2010, abbia esercitato un forte impatto culturale a livello planetario. Per comprendere al meglio quest’affermazione basti pensare alla quantità di mezzi e persone “persi” in questa coraggiosa ed imponente opera televisiva: dieci milioni di dollari spesi per l’episodio pilota, che ne fanno il più costoso nella storia della serializzazione, diciannove milioni di spettatori in media per la prima stagione, un set permanente sull’isola hawaiana di Ohau per la durata di sei anni, un cast iniziale di quattordici regulars , una rete di interconnessione tra tutti i personaggi presenti nel telefilm, una quantità immane di siti internet e forum dedicati. Ma i “record” non si limitano a questo: i creatori J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber insieme all’autore e produttore esecutivo Carlton Cuse hanno voluto trasferire questa volontà di smarrimento labirintico in ogni fibra della loro opera, varcando quella linea che si 2

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Caruso
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Lettere
  Corso: Cinema, Musica e Teatro
  Relatore: Lorenzo Cuccu
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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Parole chiave

flashback
televisione
lost
cinema
flashforward
tempo
narrazione
telefilm
multistrand
high concept
low concept
anthology plot
tempo del racconto
running plot
myth arc
serie serializzata
tempo della storia
fabula
acronia
flashpresent
prolessi
anacronia
analessi
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