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Il controllo di regolarità amministrativa e contabile negli Enti Locali: l'applicazione dei principi di revisione

Scopo del lavoro è quello di inquadrare la figura del revisore pubblico nell’ambito dei sistemi di controllo interno degli enti locali, nonchè di verificarne l’effettivo funzionamento attraverso un’analisi accurata del pensiero della stessa categoria, al fine di scorgerne il reale modus operandi rispetto alle finalità previste dal legislatore o dichiarate dalle più autorevoli figure accademiche in merito.
Il lavoro si articola in tre capitoli: il primo è dedicato all’analisi dei sistemi di controllo interno, introdotto attraverso un’ampia disamina sui controlli di tipo burocratico e manageriale, del contesto in cui questi si collocano e delle finalità a cui tendono, corredata dell’evoluzione normativa della materia, e focalizzandosi sull’attuale disciplina prevista all’art. 147 del TUEL dopo le recenti riforme, nonchè sui sistemi di controllo esterno vigenti.
Il secondo capitolo è dedicato interamente alla figura del revisore: definizione, provenienza, funzioni e strumenti di un organo nevralgico per il corretto funzionamento della P.A., eppure troppo spesso bistrattato. Quindi dall’inquadramento del revisore e la sua storia, dal punto di vista legislativo, si passa agli elementi qualificanti la professione, tenuto debitamente conto delle divergenze tra l’ambito di provenienza, quello privato, e quello di innesto, cioè l’ambito pubblico: standard di comportamento, ovvero i principi contabili definiti attraverso il D.Lgs. 118/2011 e i suoi allegati; standard di controllo, o principi di revisione, introdotti dalla prassi professionale con il documento intitolato “Principi di revisione e di comportamento dell’organo di revisione negli Enti Locali”, prodotto dal CNDCEC e in cui risiedono anche le norme deontologico-professionale, terzo pilastro dell’audit. Del quarto, relativo all’autorità di vigilanza, si renderà ampia analisi già nel primo capitolo. Conclude il secondo capitolo la disciplina vigente in materia di revisione pubblica, che risiede nel Titolo VII del TUEL con il focus principalmente indirizzato all’art.239 e le funzioni in esso previste.
Il terzo ed ultimo capitolo riguarda la descrizione del ruolo del revisore da parte della sua stessa categoria, ovvero la ricerca dei punti di raccordo o, viceversa, delle discrasie esistenti, tra i precetti normativi, concetti teorici e sviluppo, nella realtà pratica, del lavoro svolto dal revisore pubblico, al fine di determinare la reale consistenza del contributo dei professionisti nell'ambito del sistema dei controlli interni degli Enti Locali. Terzo capitolo che si articola appunto in un'analisi sia quantitativa che qualitativa in relazione alle risposte fornite da un campione di circa trenta professionisti intervistati personalmente, corredata da una interpretazione personale delle risultanze ma soprattutto in cui emerge tutto il pensiero e l'esperienza che ogni singolo incontro è riuscito a trasmettere.
A dispetto della scontatezza di alcune risposte, è interessante verificare il pensiero di una intera categoria, il modus operandi con cui i professionisti operano e le tante idee per rendere questa professione sempre più efficiente nella corretta gestione degli Enti Locali.
Il lavoro illustrato consente di pervenire ad alcuni spunti di riflessione conclusivi sull'intera materia della revisione pubblica, articolati a fine capitolo in una serie di punti che, condivisibili o meno, rispecchiano quella che è la realtà del funzionamento di quest'organo, su quali sono i punti di forza e le criticità che esaltano o indeboliscono il lavoro del revisore, e su come potrebbero o dovrebbero operare i professionisti per l’efficientamento di questa professione e per l’ottimizzazione delle risorse pubbliche.

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INTRODUZIONE Nell'ultimo decennio la necessità di un’analisi puntuale dei meccanismi che incidono sull’andamento della spesa pubblica e l’esigenza di individuare interventi mirati al contenimento e alla sua progressiva riqualificazione sono stati l'oggetto principale dell’azione dei vari Governi, divenendo tema fondamentale della politica finanziaria e di bilancio, reso ancor più stringente alla luce del percorso di consolidamento dei conti pubblici necessario ai fini del rispetto degli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea. In tal contesto è emersa con forza la necessità di potenziare il monitoraggio dei flussi di finanza pubblica, sia a livello centrale che locale, e di elaborare nuovi strumenti, di carattere più strutturale e selettivo, finalizzati a consentire un più penetrante controllo anche qualitativo della spesa. In questo senso le attività di analisi e revisione della spesa hanno delineato una strategia di medio termine della politica economica, volta a contenere il complesso della spesa pubblica, favorendo al contempo una maggiore qualità della stessa e una allocazione più efficiente delle risorse, al fine di migliorare sia il processo di decisione delle priorità e di allocazione delle risorse, sia la performance delle amministrazioni pubbliche in termini di economicità, qualità ed efficienza dei servizi offerti ai cittadini. Il governo della spesa pubblica è quindi un problema di attualità politica, sociale, economica e finanziaria riferibile soprattutto alla crescita della spesa stessa. Da ciò l’esigenza di adottare logiche di risanamento supportate da analisi di economicità e di efficienza della spesa in diretta relazione ai servizi resi dall’operatore pubblico ed alle connesse responsabilità gestionali, che possono essere valutate soltanto attraverso l'implementazione di un buon sistema dei controlli.

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Informazioni tesi

  Autore: Giulio Tammaro
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi del Sannio
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economico-aziendali
  Relatore: Roberto Jannelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 193

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