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Detenuti, famiglie e carcere. Il disagio familiare nell’esecuzione della pena in carcere.

Il carcere è spesso sinonimo di esclusione sociale ed il luogo in cui il detenuto mette a dura prova la sua identità. La società e le istituzioni carcerarie chiedono di uniformarsi alle regole, ma il sovrannumero dei carcerati e le condizioni di invivibilità delle strutture rendono difficile attuare tale richiesta. Con questo elaborato si è voluto descrivere la storia del carcere dal XIX secolo fino ai giorni nostri ed analizzare il disagio della famiglia del detenuto attraverso gli strumenti dell’approccio sistemico relazionale nel contesto penitenziario. Con l’evento carcerazione il detenuto e la famiglia modificano la quotidianità in funzione della condanna in espiazione.
Ho esaminato alcune situazioni familiari di soggetti detenuti nelle carceri in relazione alla possibilità del rientro in famiglia o della “espulsione” dello stesso a seguito dell’evento carcerazione. Ho concluso che, laddove le relazioni familiari sono disgregate già prima dell’evento carcerazione, il detenuto è allontanato dal nucleo familiare e/o ha difficoltà a rientrarvi, mentre, quando i legami familiari sono equilibrati e improntati al dialogo, il rientro in famiglia ed il sostegno della stessa durante e dopo il periodo detentivo sono favoriti.

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2 Introduzione L’argomento di questa tesi è l’analisi del disagio della famiglia del detenuto elaborata attraverso gli strumenti efficaci dell’approccio sistemico relazionale. È da decenni che in Italia i rapporti tra servizio sociale e carcere sono stati resi necessari sia dall’evoluzione in campo legislativo, che ha introdotto la figura dell’Assistente Sociale nell’organico del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, sia dall’attuazione del trattamento del detenuto realizzata attraverso l’osservazione scientifica della personalità. Il materiale raccolto, prodotto durante lo svolgimento della professione a contatto con il mondo carcerario, possiede una immediata utilità pratica e ci aiuta a comprendere meglio la realtà del carcere in tutte le sue complesse ramificazioni. Questo lavoro rappresenta una riflessione sulla possibilità di impiegare nel servizio sociale alcuni concetti che stanno alla base dell’ottica sistemica relazionale, fondamentale per l’attuazione di un corretto processo metodologico proprio della professione. Il lavoro ha preso l’avvio da alcune ipotesi che hanno guidato la ricerca, che è stata portata avanti proprio per validare o smentire le ipotesi iniziali. Nel primo capitolo ho affrontato il tema del carcere analizzandolo dal XIX secolo fino ai giorni nostri, alla luce della normativa europea e dando uno spazio al pianeta carcere visto dall’esterno, come spesso ci viene descritto nei giornali. Significativi sono i dati riguardo ai detenuti ristretti in carcere al febbraio di quest’anno che delineano una situazione di sovraffollamento. Nel secondo capitolo, dedicato alle norme relative al trattamento dei detenuto e al ruolo svolto dai vari operatori coinvolti nello stesso, ho descritto il ruolo dell’Uepe e l’apporto fornito all’èquipe del carcere.

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Informazioni tesi

  Autore: Michela Ara
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali
  Relatore: Romano Paolo Coppini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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