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L'accesso abusivo ai sistemi informativi automatizzati

Scrivendo questa tesi, ho ritenuto doveroso infilare le mani nella melma dell’underground informatico, per comprendere le motivazioni che spingono alcuni individui a dedicare la propria vita all’ideale informatico della libertà dell’informazione, a quei pirati dei nostri giorni che si chiamano “hacker”. In questo studio ho scoperto la presenza di un variegato mondo in cui si alternano personaggi più o meno temibili, nati dalla degenerazione del primigenio ideale hacker. Si tratta dei “malicius hacker” e di tutte quelle figure malevole che dispongono di una forte carica criminale e distruttiva.
Il fascino emanato da queste oscure figure mi ha portato a dedicargli un paragrafo di questa trattazione, dopo aver trattato del fenomeno in generale e delle categorie e modalità di commissione dei reati informatici.
Immediatamente dopo ho trovato giusto analizzare le vittime della criminalità informatica e i mezzi che le forze dell’ordine hanno per contrastare i computer crime.
Su indicazione del Chiar.mo Prof. Donato Limone ho quindi trattato i singoli articoli della prima e più importante legge italiana contro i computer crime, la legge 547 del 23 dicembre 1993, e ho approfondito l’analisi dell’art. 4 della medesima.
Questa indispensabile norma, partorita con estremo ritardo dalla mente del legislatore, ha finalmente regolato, non senza lacune ed inesattezze, un settore che viveva un vero e proprio clima da far west.
Per la prima volta il nostro codice penale, nato in epoche preistoriche dal punto di vista informatico, ha visto l’inserimento di norme contro la violenza su programmi informatici, gli attentati ad impianti di pubblica utilità, i documenti informatici falsi, la violazione della corrispondenza informatica e telematica, le abusive intercettazioni informatiche e telematiche, il danneggiamento dei sistemi informativi automatizzati e la frode informatica.
L’argomento più sensibile della legge, che ha meritato una trattazione più analitica, è però l’art. 4 della l. 547/93, un articolo che include tre colonne della lotta alla criminalità informatica: l’accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, la detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici e telematici e la diffusione di programmi diretti a danneggiare o interrompere un sistema informatico.
L’accesso abusivo ad un sistema informativo automatizzato è l’argomento che ha maggiormente affascinato ed interessato il mondo degli hacker e, di conseguenza, la giurisprudenza e la dottrina. Ho analizzato quindi le varie teorie elaborate intorno a questo crimine, dal “domicilio informatico” alla tutela della “integrità dei dati e sistemi informatici”, della “riservatezza dei dati” e della “riservatezza informatica”.
La detenzione e la diffusione di codici di accesso a sistemi informatici o telematici ha attirato la mia attenzione nell’analisi del pericolo “indiretto” che è contrastato dalla norma, ossia di quel “pericolo di pericolo” che la condotta illecita viene a generare.
Infine ho trattato la diffusione di programmi diretti a danneggiare o interrompere un sistema informatico, ossia i temuti ed odiati programmi virus che quotidianamente tentano di introdursi nei computer di tutto il mondo attraverso la rete Internet e la posta elettronica, grazie alla loro capacità, quasi di esseri viventi, di autoreplicarsi e diffondersi tra i vari sistemi informativi automatizzati.
L’ultimo capitolo è dedicato all’analisi delle sentenze più rilevanti riguardanti l’accesso abusivo ad un sistema informatico. Tali decisioni giurisprudenziali, riportate in allegato, hanno affrontato alcuni aspetti fondamentali della norma, con un lavoro ermeneutico che ha permesso di comprendere la necessità delle misure di sicurezza per l’applicazione della norma o la definizione di accesso abusivo e di sistema informatico, e l’individuazione del cd. “domicilio informatico” quale bene tutelato dalla norma.

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L’Accesso abusivo ai sistemi informativi automatizzati Prefazione IV PREFAZIONE Sin dall’infanzia ho visto l’informatica modificare il mondo che mi circondava e, di conseguenza, la mia stessa vita. I computer si sono inesorabilmente inseriti in ogni aspetto della mia esistenza, dallo svago offerto dai vecchi videogame del “Commodore 64” e dell’”Amiga 500”, sino ai primi programmi di videoscrittura ed elaborazione testi utilizzati a scuola, per giungere ai software che abitualmente uso per lavorare e ad Internet, ormai strumento indispensabile per comunicare. Dal primo anno di università ho ritenuto naturale, per me, la scelta di una tesi di carattere informatico, soprattutto dopo aver studiato la materia in Informatica Giuridica. Sono sempre stato un “integrato” nelle nuove tecnologie e ho sempre guardato con stupore gli “apocalittici”, che vedono nel progresso dell’elettronica l’origine di tutti i mali. Oggi comunichiamo in modo istantaneo, inviamo foto, video e audio con estrema semplicità e, soprattutto, a costi ridottissimi; possiamo immagazzinare interi testi in pochi supporti digitali e ricercare informazioni da tutto il mondo restando comodamente a casa nostra. Un’infinita serie di nuovi servizi è a nostra disposizione semplicemente accendendo un personal computer collegato ad una linea telefonica. Sembra di trovarsi di fronte ad una medaglia completamente d’oro, senza rovescio, ma così non è. Il punto debole, il tallone d’Achille di questo stupendo colosso sono i suoi piedi d’argilla, piedi che si chiamano “sicurezza”. Personalmente ho visto vanificarsi il mio lavoro a causa di virus informatici o di falle, “bug”, nel sistema, subisco la piaga dello “spam” e ogni giorno leggo notizie di nuovi attacchi sferrati contro sistemi vitali per la nostra società. Ciò che abbiamo guadagnato nella velocità è stato perso nella certezza dei dati e delle informazioni. Scrivendo questa tesi, ho ritenuto doveroso infilare le mani nella melma dell’underground informatico, per comprendere le motivazioni che spingono alcuni individui a dedicare la propria vita all’ideale informatico della libertà dell’informazione, a quei pirati dei nostri giorni che si chiamano “hacker”. In questo studio ho scoperto la presenza di un variegato mondo in cui si alternano personaggi più o meno temibili, nati dalla degenerazione del primigenio ideale hacker.

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Informazioni tesi

  Autore: Vito Nicola Mastromarino
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi di Lecce
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Donato Limone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 148

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Parole chiave

547/1993
547/93
615 ter
accesso abusivo
diritto informatica
diritto penale
informatica
informatica giuridica
reati informatici
sistema informatico

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