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La prevenzione e la repressione penale della tratta di esseri umani: gli strumenti internazionali e le misure adottate nella legislazione italiana e nepalese

Il presente lavoro di studio e ricerca ha voluto approfondire gli aspetti normativi che assumono rilevanza in tema di prevenzione e repressione del crimine di tratta di esseri umani.
La tratta degli esseri umani costituisce una delle più dilaganti forme di manifestazione contemporanea di schiavitù che, pur assumendo connotati differenti dalle antiche forme di sfruttamento schiavile, consiste pur sempre in una pratica di reificazione dell’individuo che realizza un totale annientamento della sua personalità.
Una nozione universale di tratta di persone è contenuta all’interno del Protocollo di Palermo contro la tratta di esseri umani, la quale individua gli elementi e i requisiti costitutivi del crimine, portando a compimento l’importante risultato di aver introdotto una base giuridica comune agli Stati nella repressione del reato.
Essa può assumere differenti forme di manifestazione, che possono essere classificate prendendo in considerazione le finalità dello sfruttamento avute di mira dai trafficanti. La tratta è un crimine che colpisce in modo particolare talune categorie di soggetti vulnerabili che, per ragioni legate a fattori culturali, sociali, individuali e ambientali, sono particolarmente suscettibili di divenire vittime dei trafficanti di vite umane.
Tratta di persone e traffico di migranti costituiscono due differenti forme di manifestazione del complesso fenomeno del traffico di persone: queste due fattispecie presentano numerosi punti di contatto che rendono labile la loro distinzione nella pratica. Tuttavia, circoscrivere correttamente le singole fattispecie concrete all’interno della rispettiva categoria giuridica risulta fondamentale al fine di poter accordare la dovuta tutela prevista dalla normativa per le vittime di tratta, nonché il corretto trattamento sanzionatorio ai soggetti coinvolti.
In ambito internazionale sono stati adottati numerosi strumenti volti a contrastare il traffico di esseri umani. L’evoluzione legislativa avutasi nel contesto internazionale fin dal XX secolo ha condotto, da ultimo, all’adozione di un Accordo specifico, quale il Protocollo addizionale alla Convenzione ONU di Palermo del 2000.
Tale strumento costituisce il più importante tentativo di armonizzazione della legislazione degli Stati che si sia mai avuto in precedenza, nonché il punto di partenza fondamentale per consentire l’adozione di politiche comuni di cooperazione nella lotta contro il crimine. Esso mostra, inoltre, la chiara presa di coscienza da parte della comunità internazionale di come tali turpi traffici siano, in misura sempre più crescente, gestiti da organizzazioni criminali aventi natura transnazionale e di come una cooperazione di polizia e giudiziaria tra gli Stati sia imprescindibile al fine di contrastare in maniera efficace il crimine.
Ulteriori misure di contrasto sono state adottate nel contesto regionale europeo, da ultimo con la direttiva 36/2011, connotata da un innovativo approccio vittimo-centrico e testimone del rinnovato interesse verso la tutela dei diritti dell’uomo, a discapito di un approccio prettamente repressivo.
La tratta degli esseri umani costituisce un crimine che è altresì contemplato dalla legislazione della maggioranza degli Stati. Per quanto concerne l’ordinamento italiano, la disciplina contenuta all’interno del codice penale, a seguito delle riforme apportate con lo scopo di allineare la normativa agli standard sovranazionali, mira a consentire una efficace repressione di tale reato di liberticidio, nelle sue differenti forme di declinazione assunte nell’era moderna.
Il Nepal costituisce uno degli Stati che, nel contesto regionale asiatico, risulta essere maggiormente affetto da tale fenomeno, in quanto principale Paese di reclutamento delle vittime. L’ordinamento nepalese si è progressivamente dotato di un sistema normativo volto a contrastare il fenomeno della tratta di esseri umani e il corpo legislativo fondamentale di riferimento è costituito dallo Human Trafficking and Transportation Control Act del 2007. La legislazione, dal contenuto estremamente progressivo, inaugura un nuovo approccio nella repressione del crimine, incentrato sulla tutela dei diritti umani, attento a salvaguardare e proteggere i diritti delle vittime, con disposizioni esplicitamente dedicate alla loro riabilitazione e protezione. Tuttavia, gli aspetti del sistema normativo che necessitano di essere ulteriormente implementati sono numerosi, primo tra tutti, la necessità che il Nepal proceda alla ratifica dei fondamentali strumenti sovranazionali adottati in materia. In tale contesto è necessario considerare come le principali ragioni che non hanno ad ora consentito una effettiva e radicale repressione del crimine debbano essere ricondotte alle problematiche emerse in punto di applicazione della normativa predisposta.

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1 INTRODUZIONE Sebbene la condanna alla schiavitù sia proclamata in modo unanime dagli Stati e, sebbene non esista Nazione alcuna nella quale la schiavitù, intesa quale condizione di diritto, possa dirsi ancora esistente, è possibile constatare come tale pratica sia tuttora diffusa. La tratta di esseri umani rappresenta una delle principali forme di schiavitù contemporanea, esplicandosi in un vero e proprio atto di reificazione del soggetto, per mezzo della quale si verifica un totale annientamento della personalità dell’individuo. Nonostante siano stati compiuti molti progressi nel processo diretto a eradicare la tratta a livello globale, la sua presenza si manifesta ancora nella quasi totalità del globo, al punto che nessun Paese possa dirsi estraneo al fenomeno. La tratta di esseri umani costituisce un crimine in grado di violare un ampio catalogo di diritti afferenti l’individuo, tra cui il diritto alla vita, alla libertà personale e alla dignità, comportando una negazione del libero arbitrio e del potere di autodeterminazione del soggetto; per queste motivazioni, la necessità di predisporre misure volte a contrastarla è stata avvertita tanto a livello internazionale, quanto a livello statale. All’interno del primo capitolo della presente attività di studio e ricerca è stata delineata una rappresentazione della moderna concezione di tratta di persone, considerando, anzitutto, la definizione universalmente accettata di tratta di esseri umani, contenuta nel Protocollo di Palermo sulla tratta, al fine di mettere in evidenza e analizzare i singoli elementi costitutivi della fattispecie e le principali problematiche interpretative che ruotano intorno a tale definizione. Il Protocollo di cui sopra, infatti, ha realizzato l’importante obiettivo di predisporre una base giuridica comune di diritto tra gli Stati, punto di partenza per una politica condivisa di repressione della tratta di esseri umani. Una volta delineato un inquadramento giuridico della tratta di persone, si è proceduto a effettuare una comparazione tra due fattispecie ben distinte, ma spesso sovrapposte, in quanto entrambe espressione del fenomeno del traffico di esseri umani: la tratta di persone e il traffico di migranti. In particolare, individuando gli elementi costitutivi delle due fattispecie, si sono messe in evidenza le differenze intercorrenti tra di esse, in quanto ciò costituisce il presupposto necessario al fine di applicare ai casi concreti il corretto

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Informazioni tesi

  Autore: Giorgia Airoldi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Paola Scevi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 174

FAQ

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Parole chiave

sfruttamento
tratta
trafficking in human beings
nepal
tratta degli esseri umani
convenzione di palermo
trafficking in persons
tratta di persone
schiavitù moderne
protocollo di palermo

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