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Miti e divi della postmodernità

Interrogarsi sui miti ha molto a che fare con l’interrogarsi su se stessi. Riuscire a individuare le forme in cui si presentano e le motivazioni che spingono gli individui a credere in uno specifico tipo di rappresentazione, è il primo passo per una riflessione sul contesto in cui un determinato mito si afferma e in cui una persona definisce la sua identità. I miti non rimangono mai uguali a se stessi: non sono entità o rappresentazioni immutabili e fisse, ma il risultato di un processo infinito di sedimentazione, in cui, a ritmo delle dinamiche sociali, di sommano contributi eterogenei che finiscono per costituire un orizzonte di senso utile all’individuo per comprendere la realtà. Una volta assunto questo concetto, seppure superficiale per ora, si riesce a comprendere che i miti, in qualunque forma si presentino, svolgono un ruolo irrinunciabile su cui vale la pena riflettere.
I miti contemporanei sono ovviamente diversi da quelli del passato: nella società dell’immagine coloro che in modo più evidente assolvono tale funzione sono i personaggi che godono di grande visibilità, in cui la gente si riconosce, che suscitano interesse e curiosità e che attivano processi imitativi o di semplice ammirazione. Senza immagine non vi è divo: questo è l’assunto che fa da sostrato a questo lavoro e che sottolinea la fondamentale caratteristica che fa di un personaggio un divo, un oggetto di interesse o un modello, che sia di consumo, di riferimento, etc.
Nel primo capitolo sarà affrontato il fenomeno divistico in quanto fenomeno sociale: si individueranno le ragioni dell’esistenza del mito, saranno riportate le maggiori teorie sul divismo, le diverse tipologie di relazione fra divo e spettatore e ci si interrogherà sullo status della star in quanto modello di comportamento. Nella seconda parte dell’elaborato si distingueranno due fondamentali tipologie di divismo, si assumerà l’avvento della televisione come punto di svolta e si illustreranno le differenze fra il divismo “classico” pre-televisivo e il “nuovo” divismo post-televisivo. Si rifletterà inoltre sulle differenze intervenute nel caso specifico della comunicazione politica e si potranno evidenziare i cambiamenti intercorsi nel tempo confrontando alcuni interventi di studiosi italiani rispetto alla situazione attuale. Infine, nel terzo capitolo si prenderà in considerazione la prospettiva postmoderna, che contribuisce al tentativo di spiegare le trasformazioni avvenute riguardo alla quantità e alla qualità delle rappresentazioni divistiche. Partendo dalla convinzione che il mito, in qualunque sua forma, influenzi di molto le dinamiche di costruzione dell’identità, si rifletterà sulla condizione dell’identità individuale, sulla sua frammentarietà e sul bisogno di diversi contributi che concorrano a formare un insieme di elementi utili alla costruzione e alla trasformazione incessante di sé. In ultimo, un appunto sul rischio dell’invisibilità: cosa succede quando l’individuo contemporaneo si trova non-conoscibile dagli altri a causa della sua estrema complessità?

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4 Introduzione Interrogarsi sui miti ha molto a che fare con l’interrogarsi su se stessi. Riuscire a individuare le forme in cui si presentano e le motivazioni che spingono gli individui a credere in uno specifico tipo di rappresentazione, è il primo passo per una riflessione sul contesto in cui un determinato mito si afferma e in cui una persona definisce la sua identità. I miti non rimangono mai uguali a se stessi: non sono entità o rappresentazioni immutabili e fisse, ma il risultato di un processo infinito di sedimentazione, in cui, a ritmo delle dinamiche sociali, di sommano contributi eterogenei che finiscono per costituire un orizzonte di senso utile all’individuo per comprendere la realtà. Una volta assunto questo concetto, seppure superficiale per ora, si riesce a comprendere che i miti, in qualunque forma si presentino, svolgono un ruolo irrinunciabile su cui vale la pena riflettere. I miti contemporanei sono ovviamente diversi da quelli del passato: nella società dell’immagine coloro che in modo più evidente assolvono tale funzione sono i personaggi che godono di grande visibilità, in cui la gente si riconosce, che suscitano interesse e curiosità e che attivano processi imitativi o di semplice ammirazione. Senza immagine non vi è divo: questo è l’assunto che fa da sostrato a questo lavoro e che sottolinea la fondamentale caratteristica che fa di un personaggio un divo, un oggetto di interesse o un modello, che sia di consumo, di riferimento, etc. Nel primo capitolo sarà affrontato il fenomeno divistico in quanto fenomeno sociale: si individueranno le ragioni dell’esistenza del mito, saranno riportate le maggiori teorie sul divismo, le diverse tipologie di relazione fra divo e spettatore e ci si interrogherà sullo status della star in quanto modello di comportamento. Nella seconda parte dell’elaborato si distingueranno due fondamentali tipologie di divismo, si assumerà

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Informazioni tesi

  Autore: Clara Odorici
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Linguaggi dei Media
  Relatore: Marco Lombardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

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