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Ruolo e percorsi di innovazione delle startup agrobiotecnologiche: il caso delle New Breeding Techniques

La sfida tecnologica che deve affrontare l’agricoltura moderna per soddisfare l’aumentata domanda di cibo e prodotti agricoli è probabilmente la più ardua nella storia dell’agricoltura degli ultimi secoli: con scarsità di terra e acqua, un aumento in termini di produttività rappresenta il principale mezzo per garantire un adeguato livello delle produzioni, e l’innovazione è il fattore chiave per conservarne la competitività.
Le nuove tecnologie di miglioramento genetico (in inglese New Breeding Techniques, da cui l’acronimo NBT) si inseriscono in questo panorama come uno dei fattori in grado di contribuire ad un’agricoltura più sostenibile: infatti queste tecniche consentono lo sviluppo di nuove varietà vegetali e razze animali, in grado di ottimizzare le produzioni, limitando allo stesso tempo l’impiego di mezzi tecnici, ai fini di una maggiore sostenibilità produttiva.
Le NBT consentono ai breeders di produrre varietà vegetali in modo simile ma più rapido e più preciso rispetto alle tecniche convenzionali; quelle più innovative e promettenti sono quelle che permettono la correzione o revisione del genoma (il cosiddetto genome editing) per ottenere precise modificazioni della sequenza di DNA, che possono variare da mutazioni puntiformi (modificazione di uno o pochi nucleotidi) all’ inserzione di geni ex novo.
In questo contesto, lo scopo della ricerca è stato quello di analizzare il posizionamento di queste nuove tecnologie in un mercato molto concentrato come quello agrobiotecnologico, per valutare le loro capacità di apportare innovazione e nuove dinamiche all’interno di questo.
Il lavoro si è composto principalmente di due parti: un’analisi brevettuale e la creazione e la conseguente analisi di un dataset di aziende innovative operanti in questo settore.
Dal punto di vista metodologico, la raccolta dei dati è avvenuta sfruttando diverse fonti; si è partiti dal report “Plant biotech landscape 2017” redatto da TechAccel, in cui sono riportate le aziende/startup che utilizzano e sviluppano le nuove tecnologie di miglioramento genetico. Per ciascuna delle aziende individuate è stata svolta un’analisi brevettuale attraverso l’uso del database Orbit che ha permesso di definire i brevetti posseduti dalle singole aziende. Infine, Il dataset è stato completato attraverso l’utilizzo del database Crunchbase, un nuovo ed innovativo database commerciale che è sempre più utilizzato dall'industria del venture capital come "il principale asset di dati sul mondo tech/startup"; quest’ultimo sta anche diventando sempre più popolare tra studiosi e ricercatori come fonte di informazioni sulle attività di startup e finanziamenti all'interno e tra paesi.
Le aziende del dataset così ottenuto sono state poi classificate per anno di fondazione, paese, n° di brevetti, specializzazione (principale oggetto del loro settore R&D), provenienza (da università, firm, big 6, altro pubblico e collaborazioni), C12N15/82, n° of employees e fatturato ($).
I principali risultati indicano che queste tecnologie sono in crescita negli ultimi anni e che continueranno a svilupparsi negli anni futuri, dato il crescente numero di brevetti.
Un altro aspetto considerevole emerso dall’analisi del panorama brevettuale è che gli Stati Uniti d’America si presentano come il mercato di riferimento in grado di attrarre innovazione anche da altri paesi del mondo, mentre si riscontra per i paesi dell’Unione Europea una carenza di competitività.
L’analisi delle aziende ha evidenziato che gli USA sono anche il terreno più fertile per la nascita di nuove startup, sia derivanti da R&D del ramo privato che da quello pubblico, suggerendo così un interesse da parte di tutte le organizzazioni del settore biotecnologico per lo sviluppo di soluzioni innovative.
Infine, una cluster analysis ha consentito di delineare differenti profili di innovazione, rivelando che i trend di questo settore si stanno dirigendo verso lo sviluppo di soluzioni più sostenibili e potenzialmente più adatte a mitigare lo scetticismo del consumatore moderno nei confronti dell’uso delle biotecnologie in agricoltura.

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12 2.3 Struttura mercato Biotech La struttura dell’industria biotecnologica agricola è nota per la sua concentrazione, questo è dovuto in particolare ad una serie di fusioni e acquisizioni (M&A) nella seconda metà degli anni ’90. La concentrazione è più evidente nei mercati della ricerca e sviluppo e dell’innovazione della biotecnologia (Oehmke e Naseem, 2016) Negli ultimi 40 anni, l’industria delle sementi commerciali si è trasformata in modo drastico; è passata da essere un settore di agribusiness competitivo, composto principalmente da piccole imprese a conduzione familiare, ad un’industria dominata da un piccolo numero di multinazionali farmaceutiche/chimiche (Howard, 2009). Fino al 1930, la maggior parte dei produttori di semi commerciali erano piccole imprese a conduzione familiare che moltiplicavano le varietà di semi sviluppate nel pubblico dominio (ad esempio, stazioni di esperimenti agricoli statali). Con lo sviluppo del mais ibrido e con una maggiore protezione del diritto di proprietà intellettuale, il numero di imprese private impegnate nel miglioramento genetico delle piante è cresciuto rapidamente (Fernandez-Cornejo e Just, 2007). Durante gli anni '70, la maggior parte delle piccole aziende produttrici di semi è svanita, poiché fusioni e acquisizioni hanno creato una nuova struttura dell'industria delle sementi dominata da grandi aziende con investimenti primari in settori correlati. Ad esempio, più di 50 aziende produttrici di semi sono state acquisite da aziende farmaceutiche, petrolchimiche e alimentari in seguito al passaggio del PVPA (Plant Variety Protection Act) del 1970. Le società acquirenti erano attratte dai potenziali profitti disponibili attraverso l'acquisto di società di semi forti e ben sviluppate. Quelle grandi società, molte delle quali conglomerate multinazionali, possedevano le risorse necessarie per raggiungere economie di scala nella ricerca e nello sviluppo. Molte aziende chimiche sono entrate nel mercato delle sementi statunitensi perché il mercato dei prodotti chimici agricoli aveva raggiunto la maturità e i profitti in quel settore erano in calo (Fernandez-Cornejo, 2004).

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Informazioni tesi

  Autore: Michele Conti
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Milano
  Corso: Scienze e Tecnologie Agrarie
  Relatore: Dario Frisio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 77

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Parole chiave

biotecnologie
ogm
startup
crunchbase
new breeding techniques
big six
analisi brevettuale

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