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Terapia Snoezelen nella demenza d’Alzheimer: l’esperienza al Nucleo Arcobaleno di Trento

L' Italia è tra i primi paesi al mondo per quanto concerne la rapidità di invecchiamento e gli studi longitudinali condotti in Europa e Stati Uniti hanno dimostrato che vi è un aumento esponenziale nell' incidenza delle demenze in età senile. Tra queste la demenza d’Alzheimer, che rappresenta dal 50 al 60% di tutte le forme di demenza, è una malattia caratterizzata da complessità clinica, con l’intrecciarsi di sintomi psichiatrici, comportamentali e neurologici. Una malattia contraddistinta dalla compromissione della memoria, con un’amnesia globale capace di portare, nella sua completa espressione, ad un totale isolamento del malato, alla perdita di qualsiasi aggancio con le precedenti esperienze, con le antiche e recenti tracce di memoria, con qualsiasi tipo di apprendimento. Da qui l’idea e la decisione di sviluppare questo argomento; partendo da uno stringato, ma esaustivo, quadro generale sulle demenze, in particolare quella di Alzheimer, si arriva a descrivere in modo più dettagliato il mondo delle terapie non farmacologiche, dando ampio spazio e ponendo particolare attenzione alla multisensorialità. L’ultima parte di questo elaborato, infatti, è interamente dedicata alla terapia Snoezelen: tramite la descrizione dello sviluppo storico di tale pratica, di evidenze scientifiche, di limiti e l’analisi di studi scientifici ed esperienze pratiche si arrivano ad enunciare i principi fondamentali di tale terapia, fornendo uno spunto di base per l’approccio, la relazione e il trattamento quotidiano di persone affette da demenza di Alzheimer.

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8 2.1.1 Cause e sintomi della demenza d’Alzheimer L’AD è la forma di demenza degenerativa più frequente nella popolazione anziana (50 – 60% di tutte le demenze neurodegenerative). In più del 90% dei casi l’esordio è sporadico; nel 5-10% dei casi si osserva familiarità, cioè la presenza di AD nei parenti di primo grado tende ad incrementare il rischio di contrarre la malattia. È verosimile che a determinarne lo sviluppo sia un complesso di fattori, ancora tutto da precisare e variabile da persona a persona, fra cui: ▪ Età: le malattie da demenza prima dei 65 anni sono estremamente rare, dopo di che aumentano nettamente con l’avanzare dell’età. Il numero di malati di demenza raddoppia ogni cinque anni. ▪ Predisposizione genetica: fino ad oggi non si sa quali geni ne siano coinvolti e quale influsso abbia la predisposizione genetica sull’origine e il decorso della malattia. Viene ereditata direttamente in casi molto rari; in tal caso si parla della forma ereditaria della malattia di Alzheimer. Questa forma ereditaria si riscontra nelle famiglie in cui la malattia si manifesta precocemente (fra i 35 e i 60 anni) e ha un decorso rapido. ▪ Altri fattori: sono considerate tali le lesioni craniche precedenti nonché tutti i fattori che pregiudicano la vascolarizzazione cerebrale, come l’ipertensione, il diabete, il sovrappeso, i disturbi metabolici e il fumo. I sintomi sono sia di tipo cognitivo (perdita di memoria, disorientamento spazio- temporale, difficoltà a fissare ed immagazzinare nuove informazioni etc.) che comportamentale (agitazione, insonnia, aggressività, depressione, allucinazioni etc.). L’AD si manifesta, inizialmente, con lievi problemi di memoria, fino a concludersi con severi danni ai tessuti cerebrali; nel corso della malattia, infatti, i deficit cognitivi si acuiscono e possono portare il paziente a gravi perdite di memoria, a porre più volte le stesse domande, a perdersi in luoghi familiari, ad essere disorientato temporalmente, a non riconoscere i familiari, ma anche a trascurare la propria sicurezza, igiene e nutrizione.

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Informazioni tesi

  Autore: Carlotta Benassi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Tecnica della riabilitazione psichiatrica
  Relatore: Lorenzo Gasperi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 47

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