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Per una lettura de 'Il Ferro' di Gabriele D'Annunzio

“Il Ferro” come testamento del Teatro di D’Annunzio

Il Ferro non sembra una delle tante opere del teatro di Gabriele D’Annunzio, piuttosto ha l’aspetto di un opera scritta come fosse l’ultimo lavoro teatrale. Una lettura consapevole del testo drammatico permette di rilevare con chiarezza come l’autore abbia avuto cura di sviluppare in senso migliorativo, rispetto al resto delle sue tragedie, tanto la forma quanto il contenuto del testo stesso. Sviluppo migliorativo non tanto inerente all’estetica quanto diretto a meglio attuare e meglio comunicare la propria poetica drammatica e la propria ideologia eroica. Altresì, secondo me, la cura alla quale D’Annunzio sottopose la sua opera include una decisa intenzionalità teatrale e una ricercata e attenta prefigurazione della messa in scena, elementi dei quali mi occuperò nel prossimo capitolo e che qui sono solo chiamati a costituire altre prove che penso corroborino abbastanza la mia tesi, ovvero che Il Ferro può essere considerato come un approdo finale e come un testamento del tragediografo D’Annunzio. Per argomentare la mia ipotesi proporrò di seguito alcuni indizi, alcuni dei quali già accennati, che possono essere interpretati come componenti di quello sviluppo di cui parlavo poc’anzi, o prove dell’estremo riguardo che D’Annunzio ebbe per tale dramma.
Il Ferro è un dramma messo in scena nel 1913, edito dal Treves nel 1914, ma ideato già nel 1896 circa. Il 1896 è l’anno in cui il romanziere de Il Piacere e de Le vergini delle rocce compone il suo primo dramma teatrale, La città morta. È dunque un periodo in cui la strutturazione del teatro dannunziano risulta in pieno fervore. D’Annunzio già tra 1886 e 1887 aveva preconizzato, dalle pagine de “La Tribuna”, la necessità di una nuova arte che andasse a sostituire il melodramma italiano agonizzante e, di lì a poco, si sarebbe presentato come “non solo il propugnatore, ma anche il creatore della nuova forma d’arte tragica”, in aperto contrasto con il coevo dramma verista e borghese, laddove al centro dell’attenzione erano solo “lavoro, denaro, miseria, sfruttamento e infedeltà coniugale”, insomma la borghesia stessa che “voleva ritrovarsi sociologicamente” in quelle opere.
La “lunga marcia di avvicinamento al teatro” di D’Annunzio conoscerà poi una tappa fondamentale pochi anni dopo con l’edizione de Il Fuoco del 1900. Ebbene, bisogna notare che la prima ideazione de Il Ferro ricade giusto nel periodo in cui il teatro di D’Annunzio nasce e si stabilizza, nel periodo determinante della drammaturgia dannunziana. Ciò potrebbe significare che D’Annunzio pensò a Il Ferro come a un obiettivo nobile, a una strada da percorrere per giungere alla realizzazione di quelle sue idee teatrali che stavano allora maturando.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Per una lettura de 'Il Ferro' di Gabriele D'Annunzio

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Ausili
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Tiziana Mattioli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

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