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L’impatto della liberalizzazione commerciale in Messico - Analisi macroeconomica e studio sul mercato del lavoro manifatturiero

Aspetti generali ed evoluzione delle imprese maquiladoras messicane

Nel 1965 il Congresso statunitense decise di mettere fine al programma bilaterale noto in Messico con il nome di Programa de Braceros, che permetteva a circa 200.000 messicani di ottenere permessi temporanei di lavoro oltreconfine (Buitelaar e Pérez, 2000). In risposta alla disoccupazione di frontiera, il governo del Messico decise di dare vita al Programa de Industrialización Fronteriza (PIF), che permetteva lo stabilimento di imprese che potevano importare input e macchinari duty-free, che potevano accedere ad importanti esenzioni fiscali e che avevano l’obbligo di esportare la totalità della produzione (Urias, 1978). Le agevolazioni fiscali consistevano nel non pagare imposte di valore aggiunto (IVA) e nel ridurre al minimo le imposte sul reddito (ISR), il che evidentemente rappresentava un importante incentivo per l’espansione di questi stabilimenti (Dussel, 2003). Il motivo per cui venne decisa l’obbligatorietà dell’esportazione, era legato al timore che il nuovo programma potesse avere un impatto negativo sulla produzione locale (Moreno-Brid et al., 2005a).
Fino ad inizio anni Ottanta, l’Industria Maquiladora de Exportación (IME) rimase comunque un fenomeno marginale nel panorama economico messicano, dominato dalle misure di Import-Substitution. La struttura regolatrice dell’economia, e l’atteggiamento generale nei confronti del capitale estero, rappresentavano un freno allo sviluppo di queste aziende, e le difficoltà burocratiche necessarie per beneficiare dei vantaggi garantiti alle maquilas disincentivavano gli investitori statunitensi. Inoltre, il governo aveva il potere di proibire la creazione di industrie che potessero danneggiare o competere eccessivamente con le imprese nazionali (González, 1990). Quando però il governo decise per una sostanziale inversione di tendenza rispetto all’autarchia commerciale, l’attenzione iniziò a gravitare verso le potenzialità del progetto IME.
Nel 1983 venne semplificato il processo di riconoscimento come maquiladora, permettendo più facilmente di beneficiare dell’articolo 807 del Piano Tariffario degli Stati Uniti, che esime a pagare dazi quelle imprese statunitensi che importano beni assemblati con componenti statunitensi (Feenstra e Hanson, 1997). Nel 1989, in Messico venne adottata una nuova regolamentazione, che cominciò a permettere alle maquilas la vendita in territorio nazionale. A dimostrazione del grande interesse che il governo iniziava ad avere nei confronti di queste imprese, la legislazione definì come traguardo per le maquiladoras una crescita occupazionale e di scambi con l’estero nell’ordine del 10% annuo (Buitelaar e Pérez, 2000). Le nuove leggi sugli investimenti esteri e il trasferimento di tecnologia giovarono particolarmente allo sviluppo delle industrie da assemblaggio per l’esportazione, poiché ridussero l’incertezza e garantirono la possibilità di progetti a lungo termine.
Nonostante fossero state promotrici del processo di crescita dell’IME, le istituzioni messicane si resero conto che la grande competitività delle esportazioni da maquila poteva rappresentare un ostacolo per lo sviluppo dell’industria locale tradizionale. Nel 1990 venne quindi avviato il programma PITEX (Programa de Importación Temporal para la Exportación), per agevolare le imprese nazionali più orientate verso il mercato internazionale. Alle imprese domestiche che vendevano all’estero almeno il 10% della produzione, venne data la possibilità di importare materie prime senza pagare tariffe, ma con l’obbligo di riesportare il prodotto finito entro un certo periodo di tempo. Quelle invece la cui percentuale di vendita all’estero toccava almeno il 30%, ebbero accesso anche all’importazione di macchinari duty-free.
Ciò non impedì alle maquiladoras di consolidarsi come un elemento fondamentale per lo sviluppo degli scambi messicani con l’estero, tanto che nel 1998 la maquila superò il monte esportazioni della manifattura tradizionale. Nel 2001 entrò in vigore l’articolo 303 del Trattato di Libero Commercio del Nordamerica, il quale prevedeva che le tariffe imposte dal Messico a Stati Uniti e Canada fossero applicate anche a Paesi terzi al di fuori del trattato. Il Messico si impegnava ad applicare i propri dazi a materie prime, componenti e macchinari provenienti dal di fuori del Nordamerica. Questo articolo di fatto rappresentava una promozione del commercio interno al continente. Tutto ciò minacciava le maquiladoras di origine asiatica ed europea, che non utilizzavano il mercato nordamericano per l’approvvigionamento degli input di produzione (Gambrill, 2005). Per annullare l’effetto dell’articolo, il governo approvò nel 2000 i Programas de Fomento Sectorial (PROSEC), di cui beneficiarono 25 settori produttivi che avevano a che fare con le maquilas, annullando di fatto gli effetti dell’articolo 303 (Carrillo e Gomis, 2003). Questi programmi generarono altri inconvenienti, come il fatto che decretavano un valore di dazi di volta in volta differente, a seconda del settore industriale interessato e dell’impresa importatrice (Dussel e Álvarez, 2001). Per le maquiladoras significarono un ulteriore possibilità di crescita, mentre il mercato interno messicano venne penalizzato.
La recessione del 2001 negli Stati Uniti rappresentò una battuta d’arresto assai importante per la crescita di queste imprese, considerato che il mercato americano è assolutamente fondamentale per lo sbocco dei loro prodotti. Quella che era stata una crescita inarrestabile dall’inizio degli anni Ottanta faceva segnare un rallentamento improvviso. Inoltre, la competizione del colosso cinese iniziava a farsi sentire sull’economia messicana, condizionando le maquilas in modo particolare, dal momento che la Cina ha la possibilità di offrire agli Stati Uniti lavoratori ancora più a buon mercato.

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L’impatto della liberalizzazione commerciale in Messico - Analisi macroeconomica e studio sul mercato del lavoro manifatturiero

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Di Cataldo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze dell'economia
  Relatore: Guido Gambetta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 140

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