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«Prima della guerra stavamo bene...» Racconti di bambini dal ghetto di Varsavia

Il ghetto di Varsavia

Per milioni di persone, il Ghetto di Varsavia resterà in eterno, simbolo della ferocia dell’uomo contro l’uomo ma nello stesso tempo simbolo di eroica resistenza dello spirito umano.
Dopo l’invasione nazista del 1939 la Polonia fu divisa in tre zone: la parte occidentale fu annessa alla Germania e incorporata nel Reich, mentre quella orientale se l’annetté l’Unione Sovietica in forza del patto sottoscritto da Ribbentrop-Molotov. La Polonia centrale divenne un governatorato generale occupato dai tedeschi, con Cracovia per capitale.
Tuttavia Varsavia rimaneva il centro della vita polacca ed ebraica.
Fu l’8 settembre, quando i nazisti si trovarono alle porte di Varsavia, i polacchi decisero di resistere il più a lungo possibile, ma la città bombardata dal cielo cadde in venti giorni: più di un quartiere era stato distrutto. L’ingresso dei tedeschi a Varsavia segnò la fine di un’era, tre anni dopo Varsavia era tutta una rovina, il ghetto un ammasso di macerie.
La crisi politica polacca si verificò proprio mentre l’Europa stava abbandonando la sua politica di pacificazione a ogni costo, particolarmente forte in Gran Bretagna.
Hitler si era sempre di più convinto che né la Francia né la Gran Bretagna si sarebbero mosse per difendere la Polonia, ritenendo che il paese sarebbe rimasto isolato nel corso di una breve campagna. Fu con il patto tedesco-sovietico, che i due dittatori si accordarono con lo scopo di facilitare ai nazisti l’invasione per poi spartirsi la Polonia conquistata. Lo stratagemma vi riuscì e il bombardamento di Varsavia colse di sorpresa gli abitanti.
Con l’attacco alla Polonia i tedeschi dettero inizio al Blitzkrieg (letteralmente “guerra lampo, usata come strategia di guerra dalla Wehmacht di Hitler contro la Polonia nel settembre 1939) che sconvolse questo paese e colse di sorpresa il mondo. Il governo polacco non esisteva più, l’amministrazione, le organizzazioni dei partiti politici e diverse funzioni pubbliche erano sull’orlo del collasso.
Dopo le prime settimane di occupazione gli ebrei di Varsavia furono sottoposti a una dose giornaliera di decreti e ingiunzioni. Agli inizi i nazisti impiegarono tattiche ingannatorie, assicurando gli ebrei a non doversi preoccupare per la loro incolumità.
Nell’ottobre del 1939 Hans Frank, un avvocato tedesco e nazista, nominato governatore generale della Polonia centrale, annunziò che sotto un governo equo, ognuno doveva guadagnarsi il pane lavorando.
Il 23 novembre un decreto nazista imponeva che tutti gli ebrei portassero sulla manica dell’abito un nastro bianco con su impressa una stella di David di colore giallo. Anche i negozi ebrei dovettero esporre un contrassegno. Più tardi fu vietato loro di cambiare residenza; rinunciare tutte le loro proprietà e gli fu proibito, inoltre, l’uso dei tram senza un permesso speciale.
L’isolamento degli ebrei proseguì: furono esclusi da varie professioni e non poterono più frequentare ristoranti, bar, parchi pubblici.
Nel settembre 1940 a tutta la popolazione fu imposto il coprifuoco dalle 19:30, per gli ebrei un’ora o due ore prima.

Questo brano è tratto dalla tesi:

«Prima della guerra stavamo bene...» Racconti di bambini dal ghetto di Varsavia

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Informazioni tesi

  Autore: Vincenzo Marino
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo
  Relatore: Paolo Militello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 200

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Parole chiave

nazismo
insurrezione
varsavia
lettere
ghetto
ebrei
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