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Vasco Pratolini: ''Il ricordo crebbe dentro di me''. La Notte dell'Apocalisse tra storia, memoria e romanzo

La Polemica sulla Massoneria

Per parlare dei fatti fiorentini dell'ottobre 1925, della cosiddetta “Notte di San Bartolomeo”, di quando una rappresaglia fascista colpì la città distruggendo e saccheggiando case, uffici legali, e mietendo ben 7 vittime, dobbiamo prima tener conto della situazione politica in cui si trovava il fascismo e della polemica contro la Massoneria che i suoi giornali alimentarono nel settembre di quello stesso anno.

Tra il 1924 e il 1925 il Partito Fascista e Mussolini attraversarono una crisi dovuta all'ascesa politica di personaggi appartenenti alle sue stesse file. Questi Ras locali erano coloro che controllavano le milizie e le azioni di squadrismo e che spesso si facevano custodi degli ideali del fascismo primigenio, di quell'intransigenza che ai livelli più alti del potere vedevano ormai annacquata.

Sentimenti antimussoliniani, l'omicidio Matteotti e la crisi interna al partito che questo provocò, portarono Mussolini a risolvere la situazione con una nuova ondata di violenza, verso la fine del '24, che da un lato diede sfogo alla valvola degli intransigenti, dei puristi, degli squadristi, ma dall'altro significò rompere con quella linea politica che stava portando ad una lenta alleanza con le istituzioni e con i vertici della classe dominante dello stato italiano.

A Firenze, nel dicembre 1924, ci fu quasi un anticipo dei fatti oggetto del nostro studio: dilagarono per la città migliaia di squadristi, fu distrutta la sede del «Nuovo Giornale», finirono devastate logge massoniche e studi professionali. Il famoso discorso di Mussolini in parlamento del 3 gennaio1925 chiarì la situazione
.
Tuttavia a Firenze la polemica antimussoliniana era ancora viva e all'ordine del giorno nei primi mesi dell'anno: giornali come «Battaglie Fasciste», arrivarono perfino a non pubblicare più fotografie, autografi o motti del duce.


Nelle province il 1925 vide una nuova offensiva degli intransigenti contro i notabili locali, vale a dire contro la grande borghesia che aveva appoggiato il fascismo, e per una buona parte lo controllava. [...] A.Lyttelton, La conquista del potere. Il fascismo dal 1919 al 1929, Bari, Laterza, 1974, pp. 440-441

La fascistizzazione dello stato era dunque lontana dall'essere condivisa da tutti gli ambienti provinciali, anche perché la natura stessa dello squadrismo non permetteva un controllo dal centro e i capi locali avevano interesse a mantenere il potere arbitrario che il clima di terrore permanente gli consentiva.

L'unico collante che ancora rimaneva era la lotta contro l'antifascismo, «ma la paura del bolscevismo non aveva più la credibilità del passato. I fasci e le squadre avevano bisogno di un nemico nuovo, e lo trovarono nei massoni».

Così Firenze diventò l'epicentro della battaglia antimassonica e cominciò una campagna contro l'antifascismo borghese, gli intellettuali dell'università fiorentina e la magistratura che secondo «Battaglie Fasciste» li proteggeva. A metà luglio, in occasione del processo contro Gaetano Salvemini, la lotta s'intensificò e culminò nei primi giorni d'ottobre.

Bruciava ancora ai fascisti la pubblicazione di un giornale clandestino, il «Non Mollare», che sembrava dare nuova linfa alla battaglia antifascista, pubblicando documenti e memoriali che denunciavano diversi membri del PNF, accusavano Mussolini e addirittura cominciavano a tirare in ballo il re come suo fiancheggiatore. Furono questi i motivi del processo contro Salvemini, uno degli ideatori e promotori del «Non Mollare» assieme a Nello e Carlo Rosselli, Ernesto Rossi e Nello Torquandi.

Il «Non Mollare» ebbe vita dal gennaio all'ottobre 1925. Mussolini era convinto che dietro questo ci fosse la Massoneria: «Errore.», ci informa Salvemini, «La Massoneria fu sempre estranea al Non Mollare, anche se alcuni massoni, per iniziativa propria o per ordini superiori, si trovarono tra i distributori. [...] La polizia sorvegliava i massoni, sperando di scoprire il bandolo della matassa; e così i non massoni trovavano via libera»
La pubblicazione1, di una lettera di Cesare Rossi2, capo dell'ufficio stampa fino al 14 giugno 1924, poi costretto a dimettersi, scatenò gli incidenti. In essa Rossi accusava Mussolini dell'omicidio Matteotti e di altre aggressioni, ricattando il duce per paura di essere ucciso come testimone pericoloso.

Inoltre fu rinvenuta una circolare massonica, diramata da Palazzo Giustiniani nel mese d'agosto (sulla cui autentecità si è in dubbio), che faceva appello all'aiuto straniero contro il fascismo. Il 26 settembre 1925 «Battaglie Fasciste» pubblicò un proclama del Direttorio del Fascio Fiorentino che eccitava i fascisti a «colpire i massoni nelle persone, nelle proprietà, negli interessi»3

Questo brano è tratto dalla tesi:

Vasco Pratolini: ''Il ricordo crebbe dentro di me''. La Notte dell'Apocalisse tra storia, memoria e romanzo

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Garibaldi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere
  Relatore: Giancarlo Bertoncini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 57

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