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La teoria dell'attaccamento alla luce delle moderne evidenze neuroscientifiche

Legame tra pari e di coppia

Circa il 5% dei mammiferi è monogamo e presenta comportamenti di accudimento nei due sessi. Le arvivole, topi presenti in due specie differenti nel nord America, si sono dimostrate un eccellente modello per studi molecolari e cellulari dei comportamenti sociali complessi (Marazziti et al., 2008). Il Microtus ochrogaster, topo di prateria, e il Microtus montanus, topo di montagna si differenziano notevolmente sia per la distribuzione e la densità dei recettori per l’OT, che per il diverso comportamento sociale. Il topo di prateria è tipicamente monogamo, vive in gruppi multi-generazionali e con un solo partner riproduttivo, che partecipa alle cure parentali e scaccia gli intrusi dell’altro sesso. I neonati mostrano di desiderare un contatto sociale e dopo una breve separazione emettono segnali sonori da stress (distress call) e secernono corticosterone. Il topo di montagna, invece, vive in tane isolate, mostra scarso interesse per il contatto sociale ed è chiaramente non monogamo. Il maschio mostra scarse cure parentali e le femmine abbandonano i propri piccoli poco dopo la nascita. I piccoli non rispondono con distress call alla separazione (Moschetti & Tortorella, 2007). Per chiarire questi comportamenti peculiari e opposti nelle due specie, alcuni ricercatori hanno studiato la differente distribuzione recettoriale per l’OT, ipotizzando una base neurale per la monogamia, e sembra che OT e AVP siano necessarie e sufficienti alla formazione dei legami di coppia per il topo di prateria. Sembra inoltre che il rilascio di OT e AVP durante l’accoppiamento conduca, nelle specie monogame, all’attivazione di circuiti di rinforzo, diversamente da quanto accade nelle altre specie. È però interessante notare come, anche nel topo di montagna, poligamo, si verifichi un incremento dei recettori per l’OT nel postpartum, che si associa all’esordio di comportamenti di accudimento (Marazziti et al., 2008). Nel cervello umano i recettori dell’OT sono concentrati in numerose aree ricche di dopamina, in particolare nella sostanza nera, nel globo pallido e nell’area preottica. Benché questo pattern di distribuzione sia analogo a quello delle specie monogame, i recettori per l’OT e la AVP non sono stati riscontrati nello striato ventrale e nel pallido ventrale, regioni cerebrali che invece sono particolarmente ricche di questi recettori nelle arvicole monogame e nelle scimmie. Dati sperimentali, ottenuti sottoponendo a risonanza magnetica funzionale (fMRI) soggetti che guardavano immagini del proprio partner o ascoltavano il pianto del proprio bambino, mettono in luce che le aree implicate sono sovrapponibili all’attivazione indotta da psicostimolanti; è quindi verosimile che i circuiti che regolano l’attaccamento si siano evoluti a partire da quelli della gratificazione (Marazziti et al., 2008). Per questo stesso motivo, madri che fanno uso di cocaina hanno una diversa responsività ai segnali del bambino in quanto è presente un’alterazione neurobiologica nelle regioni corticolimbiche del cervello ed un’alterata percezione della ricompensa. Inoltre, in tali donne, si sono anche riscontrate differenze significative nei livelli periferici di OT (Swain et al., 2007). Un altro studio, sempre condotto con tecniche neuroradiologiche, offre un ulteriore contributo alla comprensione dell’azione psicotropa dell’OT: sono state presentate ai soggetti sperimentali immagini del proprio bambino o del proprio compagno e, tramite la fMRI, si è riscontrata l’attivazione di specifiche aree per ciascun tipo di legame e regioni comuni. Le aree attivate appartengono al sistema della ricompensa e sono tutte ad alta densità di recettori per OT e AVP; simultaneamente, la presentazione di entrambe le immagini disattiva un gruppo comune di regioni associate con emozioni negative (anche l’amigdala), il giudizio sociale e la “mentalizzazione” (o “teoria della mente”).
L’attività genericamente prosociale e aggregante dell’OT è dimostrata dalla sua relazione con il sentimento di fiducia, come si evince da dati sperimentali che evidenziano livelli plasmatici di OT più alti nei soggetti che percepiscono, in una procedura di gioco standardizzato, l’atteggiamento di fiducia da parte di un altro giocatore che elargiva somme di denaro confidando di vedersele restiturire (Moschetti & Tortorella, 2007). A sostegno di ciò, i risultati di uno studio, con un diverso disegno sperimentale, provano che la somministrazione di OT promuova la fiducia interpersonale, inibendo il comportamento difensivo e attivando il circuito dopaminergico di ricompensa (Campbell, 2008). Inoltre ci sono consistenti evidenze che vedono implicate OT e AVP nel riconoscimento sociale e nella memoria sociale: l’OT ridurrebbe la memorizzazione delle minacce, favorendo l’elaborazione di altri stimoli positivi per l’interazione sociale (Marazziti et al., 2008). Gli effetti dell’OT sull’affiliazione umana possono essere ascritti sia alla riduzione dell’ansia, che all’attivazione del sistema di ricompensa: strette relazioni interpersonali sono infatti positivamente correlate con l’OT e negativamente con l’ansia (Campbell, 2008).

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La teoria dell'attaccamento alla luce delle moderne evidenze neuroscientifiche

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanna Ferella
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: daniela carulli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 46

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Parole chiave

attaccamento
regolazione affettiva
cervello destro
ossitocina
trasmissione intergenerazionale
regolazione omeostatica
interazioni precoci

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