La tutela della lavoratrice madre nell'ordinamento nazionale

La donna lavoratrice è tradizionalmente beneficiaria di una speciale tutela legislativa, sia nel corso della gravidanza e del puerperio, sia per quanto riguarda la protezione garantita ad essa e al suo bambino.
In tema di maternità e di congedi parentali disciplinati in ambito comunitario, il primo documento che rappresenta un certo interesse in materia è la Raccomandazione del Consiglio n. 92/241/Ce del 31 marzo 1992, sulla custodia dei bambini. Pur trattandosi di un provvedimento che ha una rilevanza soltanto indiretta, può risultare utile se valutato alla luce di alcuni criteri di fondo che hanno accompagnato la sua emanazione. È importante, innanzitutto, sapere che i servizi di custodia considerati si riferiscono ad una elencazione comprendente non solo i genitori che lavorano, ma anche quelli impegnati in “corsi di istruzione o di formazione per ottenere un lavoro”, nonché quelli che concretamente aspirino a tali situazioni, contribuendo all’individuazione in senso “ampio” dei genitori per i quali tali servizi vanno organizzati e a cui sono rivolti.
Le iniziative cui sono specificatamente chiamati gli Stati concernono quattro settori: a) l’organizzazione di servizi di custodia di bambini quando i genitori lavorano; b) la concessione di congedi speciali ai genitori che lavorano e sono responsabili della custodia dei bambini; c) l’adozione di misure in materia di ambiente, strutture ed organizzazione del lavoro tali da adeguare questi ultimi alle esigenze dei lavoratori con figli; d) la divisione fra uomini e donne delle responsabilità professionali e di quelle familiari e di educazione risultanti dalla custodia dei bambini.
Nonostante nella Raccomandazione non venga direttamente affermato, si evince dalla sua lettura che occorre modellare le scelte in maniera flessibile in quanto i servizi dovrebbero essere multifunzionali, aperti a tutti, adeguati a tener conto di esigenze differenziate e mutevoli, ponendo, così, in stretta correlazione i diversi settori d’intervento.