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Le relazioni economiche tra Italia e Libia dopo il Trattato di Bengasi (2008).

Il trattato di Bengasi

Il 30 agosto del 2008 si pone in maniera definitiva una pietra sulle burrascose relazioni che hanno caratterizzato il rapporto pluridecennale tra Italia e Libia, con la firma da parte del premier italiano Silvio Berlusconi e del colonnello Gheddafi di un accordo di partenariato, cooperazione ed amicizia destinato a regolare per lungo tempo i rapporti bilaterali tra i due paesi, in precedenza, a farne le spese in questi duri anni, erano state soprattutto le relazioni politiche ed economiche, perno indispensabile per il rafforzamento di una collaborazione duratura. Il 7 ottobre in Libia si celebrava il Giorno della vendetta, in ricordo della cacciata degli italiani nel 1970. Il 30 agosto invece, sarà ricordato come la Giornata dell’Amicizia italo-libica.
Il raìs libico ha definito il Trattato come un importante precedente storico, il cui annesso risarcimento, include la condanna italiana per il passato coloniale, indipendentemente dalla somma pagata. Ciononostante l'accordo, visto sotto l'ottica di un certo “realismo politico”, non è stato firmato da parte italiana con l'intento di “chiedere scusa” per il proprio “imperialismo”. L'interesse verso cui i due paesi tendono, è comprensibile come un'espressione di vantaggi economici interdipendenti. Lo stesso Berlusconi, senza alcuna riserva, ha sempre definito le finalità del Trattato nei termini di meno clandestini e più petrolio.

D'altronde già dal 2005 la Libia cominciò a chiedere all'Italia un “grande gesto”. Il governo di Roma avrebbe almeno dovuto pagare la trasformazione della strada litoranea, costruita in epoca coloniale, in una autostrada che avrebbe dovuto estendersi dalla Tunisia all'Egitto. Per questo, il governo libico, ha sempre cercato di premere al massimo per una conclusione del Trattato in modo da assicurarsi concessioni materiali che simboleggiassero al meglio il riconoscimento dello sfruttamento coloniale italiano. Ma un sostegno più o meno esplicito è venuto anche dagli ambienti economici e politici italiani, desiderosi di normalizzare le relazioni bilaterali con il paese nordafricano. In fin dei conti, le ricorrenti richieste libiche di risarcimenti per danni di guerra, furono sempre interpretate dai vari governi italiani come un'arma negoziale adottata nelle relazioni economiche piuttosto che una dimostrazione di una irrinunciabile rivendicazione. La conseguenza è stata il protrarsi per decenni del contenzioso e le crescenti pretese della Libia non han fatto altro che costringere il Bel Paese a riconoscere nel trattato un esborso di 5 miliardi di dollari da pagare in 20 anni. Una somma non certo insignificante, specie nel bel mezzo di una crisi economica.

L'accordo, ratificato nel 2009 dal governo italiano, favorisce le imprese italiane che andranno ad operare in Libia: quest'ultima designerà ogni anno in quali progetti vorrà impiegare il finanziamento, in modo che una commissione italo-libica possa selezionare le aziende che eseguiranno i lavori. Le opere affidate alle aziende italiane dovranno essere svolte nel rispetto delle leggi che si applicano alle compagnie straniere per operare in Libia. Un'opportunità quindi, per rilanciare la presenza italiana sul suolo libico anche attraverso la creazione di un indotto. Il testo dovrebbe inoltre garantire la semplificazione delle procedure nel rilascio dei permessi di lavoro e dei visti nonché la cancellazione della doppia registrazione ad hoc delle aziende italiane.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le relazioni economiche tra Italia e Libia dopo il Trattato di Bengasi (2008).

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Piero Fabio
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: relazioni e politiche internazionali
  Relatore: Ersilia Francesca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 124

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