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La cartolarizzazione dei crediti: aspetti generali dell'operazione e analisi dei principali gruppi bancari

La cartolarizzazione in Italia

L’Italia, come è già stato detto più volte, è uno dei Paesi in cui la tecnica finanziaria della cartolarizzazione dei crediti si è sviluppata tardi rispetto ad altri paesi Europei. Solo all’inizio degli anni Novanta sono state intraprese le prime operazioni da parte di imprese industriali, di servizi e società di leasing. Si è dunque iniziato ad analizzare la cartolarizzazione come tecnica che poteva apportare vantaggi alle banche e alle imprese originator oltre che ai soggetti investitori in ABS.
Scendendo più nello specifico, per quanto riguarda le banche, sono stati individuati benefici in relazione alla possibilità di disporre di nuova liquidità, derivante dalla cessione dei crediti, per poter alimentare nuove concessioni di prestiti; abbassare il rischio dell’attivo a seguito di vendite caratterizzate dalla clausola pro soluto; ridurre il volume globale delle attività iscritte in bilancio. Ciò comporta una riduzione del fabbisogno dei mezzi patrimoniali e facilita il rispetto delle regole di vigilanza prudenziale. Inoltre, considerando che le banche italiane presentavano in bilancio elevati importi di crediti in sofferenza, si pensava che la cartolarizzazione si sarebbe sviluppata rapidamente in Italia poiché permetteva di eliminare dagli attivi i bad loans, oltre ai prestiti tra le imprese appartenenti allo stesso gruppo, i crediti al consumo e attività immobilizzate. Affinché si sviluppasse la tecnica della cartolarizzazione, le banche italiane hanno dovuto cambiare la propria mentalità verso una maggior diversificazione delle forme di affidamento delle imprese e sviluppare forme tecniche basate su scadenze e tagli standardizzati.
Per le imprese, lo sviluppo della cartolarizzazione avrebbe prodotto benefici in relazione alla possibilità, per quelle di grandi dimensioni, di accedere più facilmente al mercato finanziario e poter trasformare poste dell’attivo illiquide in attività liquide, e per le imprese di piccole o medie dimensioni di fare altrettanto, con la maggior difficoltà di doversi raggruppare in strutture imprenditoriali affinché esse facessero da garanti e si interfacciassero con le banche finanziatrici. Questo è stato considerato un ostacolo rilevante nello sviluppo della cartolarizzazione in Italia in considerazione del fatto che la struttura produttiva italiana si fonda molto sulle piccole e medie imprese rispetto ad altri paesi. Anche per gli investitori la cartolarizzazione è stata vista come una opportunità di diversificare i propri impieghi e rischi, sostituendo i tradizionali strumenti creditizi con i titoli ABS, spesso caratterizzati da un rapporto rendimento/rischio migliore rispetto ad altre forme di investimento presenti sul mercato.
Borsa Italiana, con l’obiettivo di rendere più competitivi a livello europeo i mercati regolamentati da essa gestiti e, in particolare, nell’ottica dello sviluppo del mercato delle obbligazioni e dei titoli di Stato - MOT, ha introdotto un nuovo comparto di mercato, denominato EUROMOT, per la negoziazione di eurobonds, obbligazioni di emittenti esteri e asset backed securities. Questa iniziativa aveva lo scopo di ampliare l’offerta di strumenti negoziabili, fornendo agli investitori un prodotto facilmente accessibile e un’opportunità di diversificare il proprio portafoglio, e agli operatori professionali di operare in un comparto nuovo e di allargare i servizi offerti alla clientela.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La cartolarizzazione dei crediti: aspetti generali dell'operazione e analisi dei principali gruppi bancari

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Semeraro
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economico-aziendali
  Relatore: Paolo Pietro Biancone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 193

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