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Specificità e posizionamento di editori di nicchia

Posizionamento degli editori di nicchia

Andando a osservare come si muovono sul mercato le aziende sappiamo che è fondamentale la rotta iniziale che stabiliscono.
Le case qui considerate sono prive sia di un bilancio di esercizio, cioè il documento formale dove si rileva e rappresenta sinteticamente l’attività di un’azienda in un dato intervallo di tempo, solitamente un anno, e perciò rappresenta l’azienda in termini di valore. Sia di un business plan, tutte le loro attività sono gestite in modo diretto e amichevole, anche costi e ricavi sono gestiti abbastanza approssimativamente, ad esempio «finché riesco a comprare la carta significa che va tutto bene» è una frase di Ragozzino, nella quale si possono rispecchiare quasi tutti i miei intervistati, anche se sarebbe forse più redditizio, per ciascuno di loro, fare il punto della situazione sulle risorse: su quali possono contare, su quali invece no, e quali leve toccare per migliorare il proprio risultato economico, benché siano evidentemente aspetti che gli intervistati non amano, e perciò non stimano fondanti, anzi li percepiscono quasi come distrazioni dalla purezza del percorso che tracciano, e che non desiderano deviare molto, per ragioni contingenti come queste.
Il problema dei costi però è sempre sulla soglia del mondo editoriale, soprattutto delle micro galassie, scacciato con una certa dose di coraggio e di sfida dai suoi argonauti, le forme di finanziamento si rivelano piuttosto disparate: a cominciare dal collegamento con altre attività sociali e culturali, come Archivi del 900. Si verifica molto autofinanziamento, un esempio di questo è Pulcinoelefante: nonostante la sua fama e prestigio nel settore; alcuni soggetti cercano, sempre tra molte difficoltà e misteri della burocrazia impenetrabile, dei contributi provinciali o regionali come l’Archivio Dedalus.
Tuttavia è possibile che un business plan non debba necessariamente entrare in conflitto con questa prospettiva altamente culturale: infatti se un progetto d’impresa è una rappresentazione degli obiettivi e del modello di business di un'attività, si potrebbe usare per la pianificazione e la gestione anche di piccole case come quelle esaminate.
Eventualmente anche in una forma ridotta o semplificata rispetto a quelli di grandi aziende.
Un business plan può venire sempre aggiornato e quindi cambiare rapidamente, anzi deve essere verificato costantemente, ma ha un alto valore se usato correttamente come traccia di intenzione e movimenti per raggiungere l’obiettivo.
Infatti la descrizione del progetto imprenditoriale consiste innanzitutto in una presentazione dell'attività che si vuole avviare e della motivazione che spinge a farlo, quindi bisogna riflettere su vari aspetti come: quali bisogni si vuole soddisfare, qual è il mercato in cui si vuole operare, quali sono le attitudini personali e le capacità professionali che spingono l'aspirante imprenditore ad entrare in quel determinato settore, eventuali paternità intellettuali. Questi sono tutti elementi fortemente presenti nelle persone che ho intervistato, anzi credo che proprio loro siano soggetti che in modo molto puro si fanno carico di riflessioni in continuo aggiornamento su se stessi, la loro attività e cosa desiderano comunicare e diffondere: infatti prendono continuamente decisioni relative all'identità dell'impresa, alla quantità del prodotto che si vorrà produrre, alla struttura dell'impianto, tanto da dedicarvi spesso la loro stessa abitazione, o una parte.
Se osserviamo il sistema di offerta e la struttura delle case editrici analizzate notiamo che c’è una biforcazione: da una parte i micro editori che risolvono l’attività nella propria persona e dall’altra chi ha dei dipendenti e quindi una situazione più strutturata e decentrata dalla sola figura dell’editore, che perciò si connota maggiormente come il coordinatore, pur rimanendo il fulcro decisionale, che come artigianoartista; di seguito il discorso mantiene questa differenziazione tra i due livelli micro e piccolo.
Alcuni dei micro editori osservati in questo lavoro, come Dossi o Ragozzino, hanno presente il loro mercato obiettivo, cioè a chi si rivolgendo e come questo target si comporta solitamente. Infatti basandosi molto sul collezionismo hanno degli sbocchi sicuri di vendita presso chi ama il loro lavoro, e per questo aspetto si sentono fortunati e felici della stima che viene accordata loro in relazione al piccolo e prezioso manufatto artigianale. È il caso di sottolineare che, proprio questa sfumatura artigianale, dà profonda soddisfazione a chi crea il libro, essendo la concretizzazione di un suo interesse e di d punto di vista sulla realtà; inoltre dà piacere nel collezionista che condivide questa passione, dal punto di vista, però del possesso, più che della creazione.
Mentre case editrici piccole, come La vita felice o Viennepierre, devono badare anche ad un ritorno economico perché sono più grandi, strutturate e hanno un pubblico di riferimento diverso, dato che si affacciano pienamente sul mercato editoriale più ampio.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Specificità e posizionamento di editori di nicchia

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Informazioni tesi

  Autore: Emanuela Fanny Papa
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo
  Relatore: paola dubini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 177

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