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Emozioni del soggetto oncologico e del contesto familiare

La relazione medico-paziente

Fino a non molti anni fa, la relazione medicopaziente era definita una “storia di silenzio” dato che era viva la convinzione che un buon paziente segue le direttive del medico senza fare obiezioni e senza porre domande.
Oggi si sta assistendo ad un cambiamento radicale in cui dal modello paternalistico si sta passando ad una relazione paritaria.
Comunicare ad una persona di essere malata di cancro non è assolutamente facile (Ong, et al, 2000).
Nella comunicazione diagnostica intervengono fattori da non sottovalutare che sono fortemente legati al medico, quali le caratteristiche personologiche, esperienze comunicative, tipo di specializzazione, età anagrafica, formulazione prognostica e ruolo istituzionale (Torta, Mussa, 1997).
Nel comunicare la diagnosi al paziente è opportuno rispettare alcuni criteri di contenuto e di forma. Dal punto di vista formale è opportuno e fondamentale conoscere il paziente per valutare il suo livello cognitivo, le caratteristiche psichiche e il contesto sociale; sarà opportuno formulare un discorso semplice e comprensibile, rispettando i tempi della
persona.
Dal punto di vista dei contenuti è opportuno non negare mai una possibilità di aiuto, ma stando attenti a non raccontare falsità per non compromettere l’alleanza terapeutica (Maguire, 1988).
Nel 2000 Baile, Buckman e coll, hanno formulato un protocollo denominato SPIKES, in cui vengono descritti i sei passi fondamentali da seguire per comunicare al paziente e ai suoi familiari la diagnosi di cancro:
- avviare il colloquio: in questa fase sarà opportuno avviare una comunicazione vis-a-vis, possibilmente non una comunicazione telefonica; predisporre un contesto idoneo, quale un locale appartato e non disturbato, con possibilità di trasmettere messaggi di accoglienza. Al colloquio partecipano il paziente stesso e le altre persone che egli indica quale presenza desiderata. Il colloquio inizia con le regole della buona educazione ( presentarsi, mantenere una distanza corporea adeguata, stretta di mano o altra consuetudine.) e con una domanda all’assistito, del tipo “ se la sente di parlare ?”: questo invia al paziente messaggi di interesse nei suoi confronti, di disponibilità all’ascolto e consente di identificare il vocabolario utilizzato per adeguare il linguaggio.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Emozioni del soggetto oncologico e del contesto familiare

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Informazioni tesi

  Autore: Angela Pia Gentile
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Rosalia Di Matteo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 47

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Parole chiave

soggetto oncologico
reazioni famiglia
cancro
emozioni

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