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Manipolazione dell'informazione: orientare l'opinione pubblica

L’opinione pubblica

Tutti noi ogni giorno sentiamo parlare di opinione pubblica in tv e sui giornali, allo stesso modo noi stessi ne parliamo con amici, parenti e colleghi.
La domanda è, siamo sicuri di cosa significa opinione pubblica? Qual è il fondamento che sta alla base di questa parola per noi così comune e familiare? E infine, esiste un significato universale e comunemente accettato sull’interpretazione di opinione pubblica?
Possiamo innanzi tutto dire che il concetto di “opinione pubblica” ha una lunga storia, ed è legato all’evoluzione dei mezzi di comunicazione di massa, un’opinione, infatti, per essere definita pubblica deve essere visibile e trova questa sua visibilità proprio tramite i mezzi di comunicazione di massa.
Partiamo dall’assunto che le “opinioni” sono convinzioni deboli e variabili; quando esse diventano convincimenti radicati e durevoli, si può parlare di “credenze”, cioè di organizzazioni mentali persistenti, di propensioni ad agire in modo coerente.
Walter Lippmann, uno dei padri fondatori degli studi sull’opinione pubblica sostiene che siano gli stereotipi la base cognitiva attraverso cui le persone interpretano la realtà, precisa anche che non è più quella condivisa famigliarmente, Lippmann parla invece di uno pseudo-ambiente creato dalla propaganda, dai media e dagli interessi individuali.
In questo senso l’opinione pubblica non viene vista come il principale autore del processo democratico pubblico, appare più come vittima dello stesso.
Nel suo libro L’opinione Pubblica l’autore scrive:
“Nella maggior parte dei casi noi definiamo non dopo, ma prima di aver visto. Nella grande, fiorente e ronzante confusione del mondo esterno trascegliamo quello che la nostra cultura ha già definito per noi, e tendiamo a percepire quello che abbiamo trascelto nella forma che la nostra cultura ha stereotipato per noi.”
Ciò può essere visto in un’accezione moderna nella funzione dei media di fornirci l’interpretazione della realtà che ci circonda, il che porta inevitabilmente gli individui a creare stereotipi sulla base di ciò che viene loro mostrato. Tutto ciò viene ulteriormente amplificato se consideriamo che questi stereotipi fungono da filtro cognitivo, portandoci poi a selezionare solo l’informazione che non contrasta con ciò che è contenuto nello stereotipo (evitare la dissonanza cognitiva).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Manipolazione dell'informazione: orientare l'opinione pubblica

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Informazioni tesi

  Autore: Daniele Portioli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Giancarlo Corsi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 42

FAQ

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