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La risarcibilità del credito da morte del debitore nell'ordinamento italiano: un particolare sguardo alle vicende Superga e Meroni.

Il pregiudizio come perdita di utilità economiche

A distanza di diversi decenni dal caso Superga è possibile tirare delle somme sui passi compiuti verso la tutela aquiliana del credito. Il Tucci 108 ritiene che in realtà l’ampliamento dell’area del danno risarcibile, operato per vent’anni da dottrina e giurisprudenza, sia stato puramente quantitativo e che la tutela offerta dall’ordinamento sia stata indebitamente strumentalizzata al fine di proteggere ‘l’interesse elevato a diritto’ anziché avere a cuore quello che indubbiamente si prospetta quale suo obiettivo principale, ossia "reintegrare il soggetto in quelle utilità economiche che l’ordinamento gli assicura".

Anziché di tutela del credito, dunque, sarebbe più appropriato parlare di protezione del soggetto titolare del diritto leso, accordata attraverso la facoltà di esperire un’azione di danno. L’impostazione tradizionale, che predicò dapprima l’impossibilità di configurare una lesione del credito da parte di terzi e che poi acconsentì a tutelare i soli diritti assoluti, ritenendo quelli relativi violabili da parte del solo debitore, deve ora inevitabilmente adattarsi ad un’ottica più evoluta, che si svincoli una volta per tutte dall’ossessione relativa alla struttura del diritto, per focalizzarsi invece sul vero centro della questione, ossia la lesione quale perdita patrimoniale per il soggetto, fine ultimo della tutela.
L’analisi da condurre risulterà quindi composta di due momenti distinti e consecutivi: si dovrà prima verificare l’effettiva perdita economica subita dal soggetto, valutando in concreto l’entità del fatto lesivo (e scongiurando così anche la tanto temuta proliferazione di pretese risarcitorie); se poi l’esito sarà positivo, il soggetto potrà allora chiedere che gli sia restituito quanto indebitamente tolto, attraverso l’azione di danni. Osservando una delle fattispecie di danno al creditore di maggior interesse giuridico, la c.d. ‘impossibilità sopravvenuta di una prestazione di fare imputabile ad un terzo’, è opportuno riconoscere la vera identità della lesione lamentata: il Tucci precisa infatti che essendo giuridicamente rilevante l’interesse del creditore al godimento delle prestazioni promesse, emerge con forza il venir meno di queste ultime a causa di un comportamento lesivo del terzo, il quale ne dovrà perciò rispondere.

Il fondamento dell’azione risarcitoria, continua il Tucci, può essere quindi individuato nella "appartenenza legalmente sancita al patrimonio del creditore della prestazione a cui il debitore è tenuto". Nel momento in cui l’attenzione del giurista si volge a considerare l’utilità economica spettante al creditore ed a questi sottratta, risulterà possibile in base a ciò e senza giustificazioni ulteriori ammettere la dovuta tutela aquiliana in suo favore.
Così si esprime il Tucci nel 1970, offrendo una tesi sulla tutela del credito che si mostra già di primo acchito invitante e matura, conscia dell’elaborazione intervenuta nel ventennio precedente, eppure scettica verso l’impostazione di base più seguita, che guarda al diritto anziché al suo titolare: appare evidente, infatti, come il Tucci s’impegni a raffigurare il soggetto creditore nel ruolo di protagonista e quale obiettivo principe della tutela risarcitoria, guardando in un secondo momento al diritto in suo possesso.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La risarcibilità del credito da morte del debitore nell'ordinamento italiano: un particolare sguardo alle vicende Superga e Meroni.

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Informazioni tesi

  Autore: Emanuele Barbarossa
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze Giuridiche Europee e Transnazionali
  Relatore: Luisa Antoniolli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 120

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Parole chiave

credito
danno
superga
risarcibilità
uccisione del debitore
meroni

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