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La battaglia di Lepanto. Interpretazioni a confronto.

Il ruolo del papa

Protagonista centrale della vicenda fu certamente papa Pio V, cui tutti e tre gli autori trattati riconoscono un ruolo determinante nella costituzione della Lega Santa.
Nel Cinquecento la Chiesa romana stava attraversando un momento di profonda crisi. In Germania, infatti, ad opera di Martin Lutero, aveva avuto inizio uno scisma che si era diffuso rapidamente in buona parte del nord dell’Europa. L’origine principale di tale fenomeno è rappresentata senz’altro dal problema delle indulgenze che il riformatore tedesco aveva contestato non soltanto in relazione agli abusi perpetrati dal clero, ma anche sotto il profilo dottrinario in quanto, secondo lui, la grazia proveniva da Dio e non era di attribuzione del papa.
Alla luce del rapido deterioramento delle posizioni romane, con la morte di Pio IV (1565) si rese necessario da parte della curia individuare una personalità che avesse caratteristiche morali e capacità organizzative oltre a energia e carisma atte a fronteggiare il nascente problema protestante.
La scelta cadde su Antonio Ghislieri, (1504-1572) che assunse il nome di Pio V. Il nuovo papa proveniva da un’umile famiglia piemontese ed era entrato sin da giovane nei domenicani come novizio, diventando col tempo Inquisitore generale. Fortemente radicata in lui era l’idea della superiorità della fede cattolica, ed egli visse il pontificato come una missione dedicando ogni energia a contrastare sia l’eresia luterana sia il nemico mussulmano.
Per quanto riguarda lo scenario del Mediterraneo, la situazione sulle coste italiche non era affatto rassicurante. I corsari barbareschi spadroneggiavano e portavano morte e devastazione tra la popolazione che spesso veniva catturata e resa schiava o convertita forzatamente.
Nel descrivere l’attività di Pio V per raggiungere la formazione della Lega Santa, Canosa riferisce che il pontefice, dopo esser venuto a conoscenza del fatto che la Serenissima era pronta a “rompere la pace” col turco se la Spagna fosse entrata in campo, decise di iniziare nel 1566 la sua opera di convincimento nei confronti del monarca iberico Filippo II.
Tuttavia, il re declinò l’invito poiché nelle circostanze presenti, a suo avviso, un “trattato de lega” come quello proposto dal pontefice non sarebbe stato utile, ma “di molto pericolo et danno”. Non sarebbe stato utile perché “simili imprese si devono tentare quando li principi hanno le loro forze integre, secure et confidenti, hora l’hanno debili, dimidiate et sospette.
La Spagna infatti era in quel periodo già impegnata nella dispendiosa e logorante guerra contro i ribelli delle Fiandre.
Romano Canosa sottolinea che anche se il disegno del papa di creare la Lega Santa aveva avuto in varie riprese periodi di sospensione proprio per i tentennamenti delle potenze più direttamente interessate, esso tuttavia non era mai del tutto tramontato. L’autore infatti nell’opera Lepanto Storia della Lega Santa contro i turchi descrive la figura del pontefice come una persona che si prodigò molto per unire le forze cristiane non dandosi mai per vinto e spendendo ogni energia per il raggiungimento dello scopo.
In effetti Pio V ebbe un ruolo determinante per la conclusione della vicenda, muovendosi con estrema cautela e abilità e ricorrendo a tutte le risorse che gli offrivano la diplomazia e la sua autorità nel campo cristiano.
Di tale specifica attività l’autore offre numerosi e circostanziati riferimenti, citando i vari carteggi via via intercorsi tra le diplomazie dei vari stati coinvolti nella vicenda.
Il papa, quando comprese la disponibilità di Venezia (opportunamente “sensibilizzata” con la concessione delle decime sui beni del clero) ad aderire ad una alleanza anti ottomana, iniziò ad intavolare un discorso con Filippo II mediante vere e proprie trattative diplomatiche.
Romano Canosa dedica un intero capitolo alla missione del rappresentante del papa a Madrid che in definitiva portò al raggiungimento del tanto agognato accordo.
Con La missione Torres si mettono in luce i vari aspetti del negoziato, dove si vedono contrapposti i differenti interessi e i reciproci sospetti tra le due principali potenze cristiane già in precedenza ampliamente descritti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La battaglia di Lepanto. Interpretazioni a confronto.

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Informazioni tesi

  Autore: Carlo Olimpio Ravina
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Patrizia Delpiano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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