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Immigrazione e commercio internazionale: teoria ed evidenza sul caso italiano

La situazione attuale e l'opinione pubblica

Il presunto reato di clandestinità che si è introdotto con la legge Bossi-Fini del 2002 non ha fatto che aggravare i già tesi rapporti tra la comunità italiana e le straniere residenti in Italia. Infatti negli italiani c’è sempre più il convincimento che gli stranieri sono troppi e che rappresentano un problema sia per l’economia che per la società. Dall’altro lato le comunità straniere non riescono ad integrarsi, perché vedono che le leggi che dovrebbero andare verso la tutela dei loro diritti e loro inserimento nella società, vanno nella direzione opposta. Ecco perché spesso sentiamo dire dagli immigrati italiani che si sentono poco desiderati, estranei, non voluti.
Numerosi sono anche i casi di piccole liti quotidiane che sono sintomi di una intolleranza generalmente diffusa tra la gente. Intolleranza che nasce dal pregiudizio di non voler condividere la nostra terra con altri popoli, e dal non voler capire le ragioni che ha spinto questa gente a fuggire dalla propria casa (guerre, povertà, asilo politico). E così, annebbiata la vista da una cultura che reputiamo superiore, ed un omogeneità di costumi, di stile di vita, di tradizioni che è quella che ha reso famoso il popolo italiano nel mondo e non deve essere intaccata, l’integrazione con gli stranieri residenti in Italia procede a rilento nel corso degli anni.
Per di più, assieme alla paura di vedere intaccata l’integrità culturale nazionale, ci si è messo anche il problema della sicurezza. Il bombardamento quotidiano di notizie di cronaca sui mass media, di accadimenti in cui sono coinvolti stranieri, sono state benzina per alimentare il fuoco della paura della popolazione italiana. Tutto ciò ha generato un clima poco vivibile per uno straniero in Italia, un clima che si descrive nei piccoli episodi di razzismo quotidiani, figli del generale convincimento che gli immigrati vengano per rubarci il lavoro, delinquere o fare l’elemosina. Senza considerare il potere attuale di un partito come la Lega Nord, abile nello sfruttare queste paure di fronte un contesto che cambia, che diventa multietnico e multiculturale perché è conseguenza della globalizzazione, per accaparrarsi voti, ed aumentare le distanze che ci separano dai nostri concittadini stranieri.
Analizzando i risultati della Transatlantic Trends ai sondaggi fatti per il 2009 circa i temi della crisi e dell’immigrazione, scopriamo quanto questi argomenti siano divenuti centrali per gli italiani: per il 34% degli italiani infatti, il tema più importante di cui deve preoccuparsi il paese oggi è la crisi, e al secondo posto la immigrazione con il 18%. Altro dato che ci testimonia l’aumento dello scetticismo circa il fenomeno della immigrazione è la crescita del numero di persone che vedono il fenomeno stesso come un problema più che un’opportunità (per l’Italia si è passati dal 2008 al 2009 ad un aumento dal 45% al 49% di chi lo considera più un problema che un’opportunità, anche se la media europea sullo stesso dato mostra l’omogeneità della posizione italiana). Per quanto riguarda la domanda di quanti siano gli stranieri in Italia, per il 51% degli intervistati sono “troppi”. Oltre all’Italia, anche in Gran Bretagna e in Spagna, rispettivamente con il 55% e 50%, si ha lo stesso convincimento. Le percentuali più basse si trovano in Germania (28%), Canada (24%), Francia (29%), e Olanda (32%) dove la maggior parte delle risposte sono state “molti ma non troppi”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Immigrazione e commercio internazionale: teoria ed evidenza sul caso italiano

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Informazioni tesi

  Autore: Giacomo Valeriani
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Macerata
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e commercio internazionale
  Relatore: Raffaella Coppier
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 38

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Parole chiave

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immigrazione
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