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Influenza di Freud nella letteratura francese: la Nouvelle Revue Française

Il ruolo del Surrealismo nell’affermazione della psicanalisi

La psicanalisi in Francia si diffonde nonostante varie resistenze da parte del mondo intellettuale, che pure ha mostrato un grande interesse alle teorie freudiane, soprattutto a partire dal 1922, anno in cui la psicanalisi suscita l’interesse generale dei francesi. Un importante contributo alla riflessione sulla psicanalisi proviene dall’ambito letterario.
Se si può affermare che i letterati francesi riconoscono la novità del lavoro di Freud prima dei medici, bisogna anche ammettere che l’interesse del settore medico per la psicanalisi precede quello letterario, da un punto di vista strettamente cronologico. La questione dell’anteriorità è però secondaria rispetto alle differenze dei due modelli con cui il pensiero freudiano si afferma in Francia, ovvero la via medica e la via letteraria. Non si assiste al primato dell’una rispetto all’altra, ma piuttosto alla coesistenza, o meglio la concorrenza, di entrambe. Mentre dal lato letterario, la psicanalisi tende ad essere valutata come espressione di un’autentica rivoluzione, in ambito medico si cerca un compromesso con la tradizione psicologica francese.
Non si può affermare che uno dei due modelli di assimilazione delle teorie della psicanalisi sia migliore dell’altro; entrambi a loro modo deformano il pensiero originale. L’importanza dei letterati per la penetrazione della psicanalisi in Francia deriva dal ruolo che viene riconosciuto agli scrittori: a seguito dell’ “affaire Dreyfus”, lo scrittore francese assurge allo statuto di intellettuale; il letterato si fa filosofo e teorico, autore di una dottrina e militante politico.
A fianco del movimento psicanalitico francese che si va organizzando, fino alla fondazione della SPP nel 1925, la via letteraria si costituisce come una sorta di rappresentazione “profana” (si parla di Laienalyse), o comunque “non medica” della psicanalisi, che ne rivendica una lettura a fini non terapeutici, ma intellettuali. Questa concezione apre la strada ad un nuovo campo di conoscenza, al quale mostreranno di appassionarsi molti scrittori. Fra questi, gli autori del gruppo surrealista sono quelli che più si allontanano dalla visione medica. Mentre in campo medico uno dei motivi di resistenza è un diffuso nazionalismo, l’impegno surrealista prevede un rifiuto di xenofobia e di ogni forma di razzismo ed eredita dall’eclettismo di alcuni suoi membri, nonché dalla vocazione all’internazionalismo dadaista, un’apertura verso l’estero. Il momento dell’analisi presso un terapeuta rimane esterno alla necessità di questa corrente; alcuni scrittori vi si sottoporranno, come Crevel, Artaud, Leiris, Battaille e altri; ma questo tipo di esperienza, lungi dal diffondersi, rimane circoscritta ad alcuni casi particolari.
All’interno del gruppo surrealista ci sono alcuni membri di formazione medica, fra cui lo stesso capofila André Breton, il che permette al movimento di avere una comprensione anche della valenza terapeutica del lavoro freudiano. Dai Surrealisti viene rivendicato un impiego dell’analisi a fini non terapeutici, operando una netta separazione tra la psicanalisi e gli ideali medici. I poeti del gruppo prendono le distanze dall’ “inconscient à la française” dell’ambito medico e rivendicano una lettura del freudismo del tutto originale.
Questo scarto tra le due diverse visioni della psicanalisi apre una frattura tra il movimento psicanalitico e l’avanguardia modernista; tra i fondatori della SPP tende a non essere riconosciuto il ruolo del Surrealismo nell’affermazione delle idee freudiane in Francia.
Mentre i Surrealisti contestano i principi della letteratura tradizionale, cercando nuovi mezzi di espressione, gli psicanalisti tendono a trincerarsi su posizioni accademiche. Il loro tentativo di applicare la tecnica terapeutica all’atto creativo porta alla nascita del genere della “psicobiografia”, che, con metodi propri della letteratura tradizionale, tratta la vita degli scrittori come fosse il resoconto di un caso clinico, facendo della scrittura l’espressione di una nevrosi o di una malattia mentale. Ne consegue il tentativo di leggere l’opera letteraria di un autore in rapporto alla sua biografia, leggendola come se fosse una sorta di confessione resa dal paziente all’analista. Fra i fondatori della SPP, solo Angelo Hesnard sembra interessarsi al gruppo surrealista, anche se in un articolo piuttosto tardivo (del 1946!); in questo articolo Hesnard riconosce delle “profonde affinità” tra il movimento d’avanguardia e la psicanalisi, benché non possa esimersi dall’esprimere la riserva che: “elle représentait précisément, dans l’art novateur, ce qu’il y avait de moins français et de plus résolument anarchique.” Hesnard prosegue sostenendo che i Surrealisti assumono rispetto alla psicanalisi un atteggiamento che può essere paragonato a quello di un paziente i cui messaggi sono tanto incomprensibili che potrebbero provenire dal pianeta Marte. Ciononostante conclude l’articolo riconoscendo al Surrealismo di condividere con la dottrina freudiana una concezione irrazionale dell’inconscio, al cui spirito la psicologia francese farebbe bene ad ispirarsi.
Il movimento surrealista incontra delle complete incomprensioni, quando non delle aperte ostilità, da parte della prima generazione di psichiatri e psicanalisti francesi, contemporanea allo svilupparsi dello stesso Surrealismo. Sarà solo a partire dalla seconda generazione della psicanalisi francese che verrà loro riconosciuto un ruolo nella storia dell’affermazione delle teorie freudiane in Francia.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Influenza di Freud nella letteratura francese: la Nouvelle Revue Française

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Informazioni tesi

  Autore: Enrico Guerini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Eleonora Sparvoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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