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Come le coppie si riorganizzano dopo la separazione: coparenting, stile interattivo del bambino e alleanza familiare

Coparenting e separazione

Nel capitolo precedente si è osservato come la separazione introduca contemporaneamente elementi di continuità ed elementi di rottura nell'evoluzione della famiglia.
Rottura perché viene meno il sottosistema coniugale, continuità poiché gli ex-partner, se dall'unione sono nati dei figli, smetteranno di essere marito e moglie ma continueranno ad essere per sempre "co-genitori".
Il nuovo scenario normativo proposto dalla legge n. 54/0613, nell'introdurre la cultura del "legame parentale condiviso", ha posto alle famiglie e, in particolare, ai coniugi che affrontano la transizione critica della separazione e del divorzio, un'audace sfida. Compito evolutivo che la famiglia separata dovrà affrontare per riorganizzarsi in maniera funzionale sarà quello di riuscire a mantenere i due ruoli il più possibile distinti. Si parla di sfida perché l'affidamento condiviso previsto dalla legge, "Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli", stabilisce che la tutela dell'interesse del minore sia da inquadrare "[…] nella prospettiva di garantire ai figli la possibilità di acquistare quella sicurezza di sé che deriva loro da un sereno scambio con i genitori, possibile solo se questi ultimi riescono a rimuovere ogni livore, pregiudizio o rancore personale che […] funga da ostacolo alla felice estrinsecazione dei rapporti di essa con entrambi". Ciò implica quindi la necessità da parte dei genitori di coordinarsi e cooperare per il benessere dei figli, con l'obiettivo di stabilire e sperimentare accordi soddisfacenti per sé e per i figli, indipendentemente dalla qualità della loro relazione coniugale e dalla asperità dei loro conflitti, garantendo ai minori il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori.

L'articolo 155 del codice civile (come modificato dalla legge n. 54 del 2006) afferma il principio della bigenitorialità: "Anche in caso di separazione personale dei genitori, il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale".
Viene naturale chiedersi se tali obiettivi riescano ad essere assolti nelle famiglie separate, soprattutto se i coniugi continuano a "confliggere in modo disperante": la situazione infatti non è sempre semplice e lineare; i coniugi molto spesso sono in conflitto tra loro sull'affidamento, non per la sincera volontà di avere con sé i figli, ma piuttosto per il desiderio di punire l'altro coniuge, magari colpevole di tradimento, o dal timore di essere sostituiti con una figura genitoriale alternativa costituita da un nuovo partner o ancora dall'intenzione di avere in assegnazione la casa coniugale o un più cospicuo assegno di mantenimento. Particolarmente pericoloso è in questi casi, l'uso che viene fatto del minore, che può divenire oggetto delle strumentalizzazioni e delle triangolazioni dei genitori, con la conseguenza che su di esso si riverseranno ansie, preoccupazioni e tutti quei sentimenti negativi che possono comprometterne una crescita sana, dovendo subire, oltre al trauma della separazione, anche e soprattutto il perpetuarsi delle ostilità dei genitori. Tuttavia, dall'ampia letteratura di riferimento e in base all'esperienza clinica nell'ambito delle diverse forme di supporto alla relazione coniugale, sembrerebbe invece che gli ex coniugi, soprattutto laddove siano aiutati adeguatamente, attraverso interventi di sostegno, a separare l'area coniugale da quella genitoriale, riescano a comprendere ed attuare l'assunto per cui si può e si deve continuare ad essere genitori insieme, anche se non si è più una coppia. Le dinamiche descritte nei paragrafi precedenti per le famiglie unite possono applicarsi nella maggior parte anche alle famiglie separate; in particolar modo bisogna considerare la necessità di separare la coniugalità dalla cogenitorialità e il conflitto cogenitoriale non come una semplice estensione ed espressione del conflitto coniugale.

Nelle famiglie separate caratterizzate da un alto grado di conflittualità, spesso gli ex coniugi non riescono ad accordarsi non solo sull'educazione dei figli, ma anche su quelli che potrebbero essere i loro interessi e i figli partecipano direttamente o indirettamente alle liti dei genitori, spesso con conseguenze anche gravi sotto il profilo psicologico. Le ricerche condotte sulle famiglie dopo la separazione ci illustrano l'evoluzione della relazione coparentale dopo la rottura del rapporto coniugale.
Maccoby, Buchanan, Mnookin e Dornbusch hanno evidenziato che dopo il divorzio è possibile individuare tre pattern di relazione cogenitoriale: cooperativo, disimpegnato e ostile. Il pattern cooperativo si ha quando i genitori riescono a proteggere il loro ruolo genitoriale dai conflitti, coordinandosi nei diversi compiti senza mai squalificarsi a vicenda. Il pattern disimpegnato è caratteristico di quei genitori che, pur mantenendo il legame con il figlio, non sono coinvolti e non comunicano tra di loro: in questo modo il figlio vive in due mondi separati, non legati da alcuna forma di comunicazione tra i genitori; questo pattern si manifesta solitamente in famiglie poco numerose e con figli più grandi. Infine, il pattern ostile riguarda i genitori che mantengono i contatti fra di loro, ma in modo ostile, guerreggiando, scontrandosi, e coinvolgendo i figli in conflitti di lealtà, intendendo con questi la sensazione di dover scegliere tra un genitore e l'altro. Nel corso del tempo sembra che sia il pattern disimpegnato quello più comune, instaurandosi una sorta di "genitorialità parallela".

Il tipo di coparenting che si sviluppa dopo la separazione sembra, inoltre, essere associato a diversi fattori: l'età dei figli, dove le famiglie con figli piccoli sono più conflittuali; il numero dei componenti della famiglia, essendo più conflittuale la famiglia più numerosa; l'ostilità tra i genitori; il conflitto legale; la discrepanza rispetto alla percezione dei ruoli che caratterizzavano la famiglia prima della separazione; infine la relazione dei genitori con nuovi partner. Ahrons individua alcuni percorsi tipici di riorganizzazione della relazione cogenitoriale post-separazione:

• La diade dissolta: riguarda quelle famiglie in cui il genitore non affidatario il più delle volte non svolge più alcuna funzione genitoriale.

• Gli amici perfetti: in questa tipologia rientrano le coppie che "condividono" la mancata rielaborazione della separazione, mantenendo non solo dei rituali familiari congiunti (come trascorrere le vacanze insieme), ma anche momenti di
ritorno della passione e di complicità, raccontandosi eventuali esperienze con nuovi partner. Queste coppie non configgono e mantengono buoni rapporti di amicizia e una buona condivisione della genitorialità; i figli godono di relazioni
adeguate con entrambi i genitori e con le rispettive famiglie di origine, ma possono manifestare una notevole confusione per la scarsa chiarezza della situazione e della definizione dei confini. L'apparentemente ideale organizzazione post-separazione degli amici perfetti diventa problematica nel momento in cui entrano in gioco nuovi partner stabili, che potrebbero sentirsi minacciati dalla persistenza di una relazione così intima con l'ex coniuge.

• I colleghi arrabbiati: si tratta di ex coniugi che non hanno raggiunto il divorzio psichico e continuano le battaglie legali anche per molti anni dopo la separazione; tendono ad occuparsi dei figli, ma con modalità competitive e non cooperative, cercando di allearsi con loro contro l'altro genitore.

• I nemici furenti: tra gli ex coniugi il conflitto è tale che non vi è alcuna forma di collaborazione e ci si rivolge al tribunale per regolare l'esercizio delle funzioni genitoriali; ciascuno cerca di estromettere l'altro dalla vita dei figli. Il conflitto coniugale può essere considerato una forma di collusione, soprattutto quando i due partner entrano in un rituale di lotta, che assorbe gran parte delle loro energie e rappresenta la loro unica modalità relazionale, il loro unico modo di rimanere "legati".

• I colleghi collaboranti: sono quei coniugi che si sono separati anche dal punto di vista psicologico; i figli hanno buono rapporti con entrambi i genitori biologici e godono dei vantaggi di avere due famiglie. Possiamo parlare in questo caso di coalizione genitoriale, in quanto c'è una temporanea alleanza, con il fine di portare avanti i relativi compiti di sviluppo; nel rispetto della separazione e dei confini dei singoli nuclei familiari, gli adulti definiscono una relazione collaborativa orientata al compito riguardante la crescita dei figli. L'autore (Ahrons, 1981) sottolinea quindi che, nei casi in cui entrambi i genitori riescano ad elaborare la perdita relativa alla separazione e raggiungano un buon senso del sé (divorzio psichico), può essere possibile impostare una relazione con l'ex partner fondata su basi diverse dalle precedenti, rispondenti alle esigenze della nuova situazione. La riorganizzazione delle relazioni all'interno della famiglia (anche allargata) avviene, così, in maniera meno traumatica e con minori vissuti di perdita, soprattutto per i figli: gli adulti cooperano nell'interesse dei figli e tale collaborazione, realizzata nel percorso separativo, viene poi estesa alle eventuali famiglie "ricostruite".

In queste famiglie è permesso ai minori accedere ad entrambi i genitori in modo sereno e potrebbero, inoltre, contare anche sui genitori acquisiti come figure aggiuntive di riferimento e di sostegno. Il tutto senza essere presi in ostaggio delle dinamiche triangolari. Il conflitto coniugale distruttivo può invece inquinare e invadere le funzioni genitoriali, rendendo l'esercizio della genitorialità più inconsistente e meno autorevole.
Cigoli sostiene che la relazione cogenitoriale dipende da come è avvenuta la separazione e da come quest'ultima sia collegata alla formazione della coppia alle origini. L'autore delinea diverse ragioni per cui si arriva alla separazione:

• Fallimento dell'incastro, che avviene da un insieme di sentimenti contrastanti (bisogno dell'altro e odio) che non permette di accettare che il partner abbia una vita propria e il divorzio viene considerato come una "manifestazione infernale" che era già presente a livello di coppia; il coparenting sarà caratterizzato da esclusione e annientamento dell'altro genitore.

• Esaurimento del compito assegnato al legame: si possono intravedere in questo caso due possibili percorsi, nel senso di una accettazione dolorosa della fine, in cui si riesce a mantenere una cogenitorialità collaborativa, o una intollerabilità della fine, che renderà il coparenting un'area in cui continuare a mostrare ostilità.

• Evento critico sconcertante, come può essere un tradimento: anche in questo caso si aprono due possibili scenari nella gestione del dolore, l'accettazione o l'intollerabilità della crisi.

• Debolezza della pattuizione, cioè del legame alla base dell'unione, come conseguenza del distacco e disimpegno nei rapporti genitoriali e cogenitoriali.

Diversi autori, oltre ai già citati, hanno evidenziato che alla rottura del legame coniugale può associarsi un "declino della capacità genitoriale" e dunque una minor attenzione che i genitori prestano alle richieste dei figli.
Lo studio di Malagoli Togliatti, Lubrano Lavadera e di Benedetto sulle famiglie separate conflittuali conferma questo dato, indicando che, da parte di entrambi i coniugi, la percezione della relazione cogenitoriale si caratterizza come
processo che consiste nell'espressione in un sottosistema di sentimenti che si sono generati in un altro sottosistema.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Come le coppie si riorganizzano dopo la separazione: coparenting, stile interattivo del bambino e alleanza familiare

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Informazioni tesi

  Autore: Fabiola Bonora
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Marisa Malagoli Togliatti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 152

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