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Gli pneumatici fuori uso: smaltimento, recupero e riciclaggio

La ricostruzione quale metodo classico di recupero degli pneumatici fuori uso

Tra i processi di riutilizzo dei PFU la ricostruzione è sicuramente quello più noto, quello che per primo viene in mente un po' a tutti in quel poco parlare che si fa del problema in questione.
Si tratta di un processo impiegato già da qualche tempo, ma che non è ancora riuscito a ritagliarsi un ruolo importante nel mercato.
La partita si gioca sulla competitività del ricostruito rispetto al nuovo, dove incidono in particolare il fenomeno della globalizzazione dei mercati e le differenze sulla qualità del prodotto.
La globalizzazione dei mercati, infatti, ha portato in Europa pneumatici di ottima fattura a prezzi decisamente concorrenziali.
Per quanto concerne la qualità del prodotto, si osserva che per mantenerla a livelli accettabili, ferme restando le condizioni strutturali del settore, essa non può essere raggiunta con un abbattimento troppo spinto dei costi di produzione. La soluzione prospettata pare inevitabile per fronteggiare la forte concorrenza del nuovo sul ricostruito, dando origine, di conseguenza, ad un trade-off di difficile soluzione.
Entrando nel vivo della produzione, quanto meno per grandi linee, si osserva che un'azienda ricostruttrice deve sostenere i costi inerenti alla raccolta dei PFU, deve inoltre acquistare il materiale vergine per la rigenerazione del battistrada, ed infine sostenere i costi di natura operativa e gestionale.
La quantità di materiale vergine impiegata nella ricostruzione di uno pneumatico è abbastanza modesta rispetto a quella impiegata per ottenere un prodotto nuovo. Considerando ad esempio la ricostruzione di uno pneumatico di 70 kg, vale a dire per un veicolo industriale, questa quantità è di 15 kg.
L'esempio non è caduto a caso sullo pneumatico cosiddetto pesante in quanto, come si vedrà nei paragrafi seguenti, è proprio in questo settore che si aprono interessanti prospettive di natura economica.
La competitività, quindi, e da ricercare sicuramente negli aspetti tecnologici ed organizzativi della produzione, nonché raggiungendo l'ottimale dimensionamento degli impianti. Le aziende operanti nel settore possono ottenere un vantaggio competitivo solo se si organizzano integrando le fasi produttive, ed al più esternalizzando quella relativa alla raccolta dei PFU.
Questa strada permette di realizzare economie di scala e di sperimentare tecnologie sempre più all'avanguardia, quindi l'acquisizione in generale di un vantaggio competitivo nei mercati, scandito da prezzi e qualità concorrenziali.

Sotto il profilo produttivo e distributivo del prodotto i passi da fare sono in ogni caso ancora tanti.
La qualità del prodotto, come garanzia per il consumatore, può essere perseguita attraverso forti investimenti in tecnologia, attraverso esperienze proprie oppure l'acquisizione delle stesse da terzi sperimentatori.
L'implementazione di formule produttive avanzate tecnologicamente e la ricerca del dimensionamento ottimale degli impianti devono permettere il raggiungimento degli obiettivi di natura strategica nella ricerca della competitività.
È necessario porre in atto una politica di marketing che permetta di conquistare il consumatore, offrendo un prodotto di qualità ad un prezzo che consenta di ridurre i costi di esercizio relativi ad un autoveicolo.
Un coinvolgimento delle case automobilistiche, sicuramente auspicato da molti, determinerebbe una svolta efficace nella soluzione del problema, ma appare impossibile da realizzare. Nel primo equipaggiamento degli autoveicoli, infatti, gli interessi in gioco sono notevoli: soprattutto sono notevoli le resistenze, ovviamente dei potenti gruppi produttori di pneumatici nuovi.
I benefici che si ottengono investendo nel settore della ricostruzione non sono solo legati all'aspetto ecologico relativo al riciclaggio dei PFU, ma riguardano anche il risparmio energetico, come si vedrà più dettagliatamente nel paragrafo seguente.
La soluzione che passa attraverso l'integrazione di tutte le fasi produttive, però, si addice solo a quelle aziende che hanno raggiunto una dimensione ottimale degli impianti, e quindi non si adatta ai piccoli ricostruttori.
Un caso di azienda che ha raggiunto un livello ottimale di integrazione è quello del Gruppo Marangoni. L'azienda in questione, quale esempio di ottimale dimensionamento raggiunto, dispone di un settore gomma e di un settore meccanica. Come si può ben capire, essendo le tecnologie operative e le macchine dedicate disponibili in casa, si rende possibile un processo produttivo integrato in tutte le sue fasi.
La ricerca di una maggiore produttività, attraverso l'ottimizzazione dei processi produttivi, pare essere la ricetta giusta per rendere lo pneumatico ricostruito competitivo nei confronti del nuovo, ma ciò non è sufficiente. La globalizzazione dei mercati, come già osservato, vanifica la validità di questa formula basata sulla razionalizzazione della produzione.
Il consumatore, oggigiorno, si trova a dover scegliere tra uno pneumatico ricostruito, il cui prezzo si discosta di poco da quello di un prodotto nuovo, spesso di un marchio prestigioso. Se poi si ricorre a prodotti sempre nuovi ma meno conosciuti, come nel caso delle sottomarche, lo scostamento dei prezzi è pressoché minimo se non azzerato.
In questi ultimi mesi si riscontra una importante novità proprio in relazione all'ultimo aspetto analizzato, cioè alla commercializzazione dei pneumatici ricostruiti. Nel settore della grande distribuzione, infatti, si sta lanciando lo pneumatico ricostruito a prezzi concorrenziali.

La novità riguarda la catena Auchan del gruppo Rinascente, mentre la casa produttrice dei pneumatici, manco a dirlo, è proprio la Marangoni. Sicuramente, se l'iniziativa avrà successo, per il mercato del ricostruito si aprirà una importante prospettiva economica.
La vendita nelle grandi catene distributive dà sicuramente un impulso notevole sotto il profilo del lancio del prodotto. Si tratta di aziende particolarmente attrezzate sotto il profilo delle politiche di marketing, con un forte potenziale in termini di pubblicità e promozione. Gli addetti alle vendite illustrano gli aspetti qualitativi ed i vantaggi economici che il prodotto presenta, e rendono disponibili i certificati di garanzia a favore dei clienti interessati.
Rimane da vedere quanto si riuscirà a guadagnare in termini di fiducia del consumatore, dopo i primi mesi di sperimentazione delle vendite, ribadendo che la qualità e la convenienza fanno comunque la differenza.
Vi sono, tuttavia, settori della ricostruzione dove è possibile realizzare, già ora, un vantaggio per il consumatore, una convenienza quindi nell'acquisto del ricostruito rispetto al nuovo. Il raggiungimento di questo obiettivo è sicuramente già plausibile nella produzione degli pneumatici da destinare ai veicoli industriali.
Costruire un vantaggio economico nel settore della ricostruzione degli pneumatici pesanti rappresenta sicuramente una solida base di partenza per poi dare impulso agli investimenti in quello dei copertoni ricostruiti per gli autoveicoli. In questo caso più che di consumatore è necessario parlare di azienda di trasporto quale principale destinataria di questo prodotto.
Il discorso si fa sicuramente interessante quando si mettono in evidenza gli elementi di qualità, e soprattutto di convenienza, che dovrebbero far propendere le aziende di trasporto per il ricostruito in luogo del nuovo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Gli pneumatici fuori uso: smaltimento, recupero e riciclaggio

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Informazioni tesi

  Autore: Piergiorgio Piras
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Lorenzo Spanedda
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 43

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