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Searle. Verso la riscoperta del soggetto.

Cervello e mente

«Quasi tutti i lavori da me letti accettano lo stesso insieme di categorie ereditate dalla storia per la descrizione dei fenomeni mentali, in particolare della coscienza, e, con esse, un certo insieme di assunzioni su come la coscienza e gli altri fenomeni mentali entrino in relazione tra loro e con il resto del mondo. Questo insieme di categorie, e il pesante bagaglio di assunzioni che reca con sé, non viene messo in questione e domina la discussione attuale. Ne deriva che tutte le varie posizioni condividono tali quadri di assunzioni erronee. Il risultato è che la filosofia della mente si distingue dagli altri ambiti filosofici attuali per il fatto che tutte le sue teorie più influenti sono false. Comprendo nel gruppo qualsiasi posizione il cui nome finisca in “ismo”.». Searle apre con queste considerazioni la sua principale opera sulla filosofia della mente. La sua posizione eccentrica rispetto al suo contesto filosofico è evidente. Rimprovera al dibattito contemporaneo la sudditanza ad un'impostazione obsoleta del problema, l'utilizzo di categorie sorpassate e la frammentazione in correnti, gli “ismi”, basate su un pugno di queste categorie e più impegnate a strutturarsi internamente e a difendersi esternamente che ad accertare la verità delle cose. In questo modo le difficoltà continuano a riproporsi continuamente, seppur sotto una veste nuova.
I problemi di filosofia della mente rientrano, d'altronde, nel gruppo delle grandi questioni che nascono dal confliggere tra due credenze che riteniamo irrinunciabili e che formano la base della nostra concezione del mondo. «Al momento, il problema maggiore è questo: abbiamo una certa immagine di noi stessi come esseri umani, propria del senso comune, che è difficilmente conciliabile con la nostra generale concezione “scientifica” del mondo fisico. Pensiamo a noi stessi come agenti coscienti, liberi, dotati di mente e razionali in un mondo che la scienza ci dice consista interamente di particelle fisiche prive di coscienza e di senso. Ora, come possiamo conciliare queste due concezioni?». In questo passo Searle enuncia alcuni dei principali problemi di cui intende occuparsi in filosofia della mente: innanzitutto, vuole verificare l'esistenza stessa di stati mentali, già anticipata e in qualche modo risolta nella discussione sugli stati intenzionali e, di conseguenza, la presenza di una mente cosciente ed autocosciente. In secondo luogo, si ripromette di mostrare come e in che senso possa esistere ciò che chiamiamo libero arbitrio o, in generale, ciò che percepiamo come libertà nel decidere ed agire. In stretta connessione con quest'ultimo punto, vuole far luce sulla natura e i caratteri della razionalità dell'azione.
Un corollario poco evidente è che, se la coscienza è una realtà e non è una mera caratteristica superficiale, allora la mente ha un carattere spiccatamente soggettivo.
Ciò non vuol dire che non ci sia oggettività nello studio della mente, tutt'altro: semplicemente, noi percepiamo i nostri stati mentali da un punto di vista soggettivo, pur potendone dare una descrizione oggettiva. Seguendo la schematizzazione di Searle, noi possiamo descrivere la paura dei ragni come Paura(ragni); ciononostante, se siamo noi stessi ad avere questa fobia, noi la concepiremo come la nostra paura dei ragni. Magari ci immagineremo certi ragni piuttosto che altri, associeremo a questo altri sentimenti come vergogna o fastidio, mentre altri potrebbero accentuare la frustrazione o altro, e così via. Nel momento in cui dico “Ho paura dei ragni”, ciò che ho detto è oggettivamente comprensibile, ma non trasmette ciò che io sento e vivo come paura dei ragni, l'eccedenza soggettiva inoggettivabile. Vedremo che quest'aspetto è di fondamentale importanza nel progetto di Searle in difesa della realtà della mente, della coscienza e del sé; infatti, egli descrive questo scarto tra il vivere uno stato mentale e lo studiarlo introducendo la differenza tra ontologia in prima persona e ontologia in terza persona. Così, parlando della coscienza, egli scrive: «La coscienza ha un'ontologia in prima persona o soggettiva e quindi non può essere ridotta a nessuna cosa che presenti un'ontologia in terza persona o oggettiva.».

Questo brano è tratto dalla tesi:

Searle. Verso la riscoperta del soggetto.

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Informazioni tesi

  Autore: Michele Santilocchi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica
  Relatore: Antonio Pieretti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 201

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