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Le nuove politiche europee sul diritto d'asilo. "La protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo nello spazio comune europeo di libertà, sicurezza e giustizia"

Il riconoscimento dello status di rifugiato

Ai richiedenti asilo riconosciuti come rifugiati ai sensi della Convenzione di Ginevra, oltre ad essere concesso asilo permanente, viene loro riconosciuto lo status di rifugiato, comprensivo di una serie di diritti, ma anche di doveri, collegati a tale condizione.
La Convenzione, infatti, stabilisce che ciascun rifugiato ha obblighi nei confronti del Paese in cui riceve protezione (Paese di rifugio): i rifugiati, dunque, si devono conformare alle leggi nazionali ed alle misure messe in atto dalle autorità per mantenere l'ordine pubblico.
La Convenzione di Ginevra prevede, innanzitutto, che lo status personale del rifugiato sia determinato "in base alla legge del suo Paese di domicilio o, in mancanza di un domicilio, dalla legge del Paese di residenza" (art. 12, par. 1): viene lasciata, quindi, ai Governi dei Paesi membri il compito di stabilire, con o senza la partecipazione dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, le procedure ritenute più opportune.
Per porre rimedio all'estrema genericità di tale disposizione, che comporta l'adozione di procedure differenti tra Stato e Stato, il Comitato Esecutivo (EXCOM) del Programma dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha adottato nel 1977 una Conclusione (n. 8 / XXVIII) indicante una serie di condizioni e requisiti da osservare per garantire un esame appropriato delle domande di asilo ed assicurare un minimo di decisioni uniformi in materia di eleggibilità (ad es. è stabilito che "il funzionario competente, al quale il richiedente si rivolge alla frontiera oppure all'interno del territorio di uno Stato contraente, dovrebbe essere tenuto a conformarsi al principio del non-respingimento e a riferire tali casi ad un'istanza superiore; che un servizio ben identificato – possibilmente un unico servizio centrale – dovrebbe essere incaricato di esaminare le domande di status di rifugiato e prendere una decisione in prima istanza").
Per quanto riguarda, invece, "i diritti precedentemente acquisiti dal rifugiato e derivanti dal suo statuto personale, in particolare quelli dipendenti dal matrimonio", è stabilito che questi "saranno rispettati da tutti gli Stati contraenti, con riserva, se è il caso, dell'adempimento delle formalità previste dalla legislazione di ciascuno Stato; tuttavia, deve trattarsi di un diritto che detto Stato avrebbe riconosciuto quand'anche l'interessato non fosse divenuto un rifugiato" (art. 12, par. 2).
La Convenzione, poi, riconosce una serie di diritti essenziali ai rifugiati sulla base di tre criteri fondamentali: il criterio del trattamento nazionale, in base al quale gli Stati contraenti garantiranno ai rifugiati che risiedono abitualmente sul loro territorio, lo stesso trattamento riservato a qualunque cittadino di quello Stato; il criterio del trattamento della nazione più favorita, in applicazione del quale sarà accordato ai rifugiati un trattamento più favorevole rispetto a quello riservato ai cittadini di un Paese straniero e, infine, il criterio del trattamento non meno favorevole di quello riservato agli stranieri in generale. L'analisi dei singoli diritti verrà effettuata al paragrafo 5.
Pur mancando uno specifico obbligo per gli Stati di ammettere i rifugiati nel proprio territorio, la Convenzione ha indirettamente affrontato la questione relativa al loro ingresso, vietando agli Stati contraenti di adottare misure e sanzioni penali nei confronti di individui che penetrano o soggiornano irregolarmente nel territorio, di rifugiati che arrivano direttamente dal Paese dove sussiste la possibilità che la loro vita o la loro libertà siano in pericolo, purché si presentino alle autorità nazionali dando conto dei motivi della loro entrata o permanenza irregolare (art. 31, par. 1). In tal modo, la Convenzione ha cercato di salvaguardare quegli individui che, pur trovandosi nelle condizioni di poter usufruire della tutela riconosciuta ai rifugiati, siano entrati illegalmente nel territorio dello Stato, consentendogli di rimanere temporaneamente su tale territorio e permettendo allo Stato territoriale di valutare successivamente la sussistenza delle condizioni per la concessione dell'asilo.
È bene chiarire, inoltre, che la protezione offerta dalla Convenzione ai rifugiati non si configura come un vero e proprio asilo. Al contrario, essa individua una serie di limiti all'espulsione del rifugiato: in particolare, è previsto che "gli Stati contraenti possono espellere un rifugiato che risiede regolarmente sul loro territorio soltanto per motivi di sicurezza nazionale o di ordine pubblico" (art. 32, par. 1).

In caso di espulsione, che può essere eseguita soltanto in base ad un provvedimento preso in conformità alla procedura prevista dalla legge, "il rifugiato deve, se motivi impellenti di sicurezza nazionale non vi si oppongano, essere ammesso a giustificarsi, a presentare ricorso e a farsi rappresentare a questo scopo davanti a un'autorità competente o davanti a una o più persone specialmente designate dall'autorità competente" (art. 32, par. 2), e "gli Stati contraenti assegnano a detto rifugiato un termine adeguato, che gli permetta di farsi ammettere regolarmente in un altro Paese" (art. 32, par. 3).
Per quando riguarda la tutela dei diritti in essa sanciti, la Convenzione di Ginevra si differenzia dagli strumenti normativi internazionali per la tutela dei diritti umani, mancando un meccanismo di garanzia dei diritti particolarmente sofisticato: essa, infatti, non istituisce alcun organo (politico o giurisdizionale) che sia incaricato di accogliere le richieste di ricorso da parte di uno Stato contraente o anche di un singolo qualora si ritenga sia stata commessa una violazione delle norme contenute nella Convenzione; piuttosto obbliga gli Stati contraenti "a cooperare con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, od ogni altro istituto delle Nazioni Unite che gli succeda, nell'esercizio delle sue funzioni ed in particolare a facilitare il suo compito di sorveglianza sull'applicazione delle disposizioni di questa Convenzione" (art. 35, par. 1).
Ciascuno Stato è, inoltre, obbligato a presentare dei rapporti agli organi competenti delle Nazioni Unite al fine di fornire le informazioni e i dati statistici relativi: allo status dei rifugiati; alla applicazione della Convenzione e alle leggi, regolamenti e decreti che sono o entreranno in vigore per quanto concerne i rifugiati (art. 35, par. 2).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le nuove politiche europee sul diritto d'asilo. "La protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo nello spazio comune europeo di libertà, sicurezza e giustizia"

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Informazioni tesi

  Autore: Veronica Bellofiore
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Nicoletta Parisi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 192

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