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Sicurezza internazionale e peacekeeping operations delle Nazioni Unite: la missione nella Repubblica Democratica del Congo

Crisi del tradizionale sistema statocentrico

Attualmente il problema della sicurezza va assumendo dimensioni sempre più ampie. Lo sviluppo e l'incidere di processi irreversibili di mutamento della struttura del sistema delle relazioni internazionali quali l'interdipendenza planetaria, l'internazionalizzazione dei diritti umani, la mondializzazione della economia e la transnazionalizzazione, mettono in discussione il concetto tradizionale di sicurezza: il paradigma statocentrico.

L'odierno sistema politico internazionale non è più costituito dalla sola comunità di Stati, ma vede la presenza di numerosi attori – organizzazioni governative e non, imprese multinazionali, enti territoriali subnazionali, gruppi religiosi, gruppi transnazionali del crimine e così via - che si diversificano per natura costitutiva, valori di riferimento, interessi ed obiettivi, rendendo imprevedibili comportamenti e processi. Inoltre gli effetti di squilibri quali la fame, il sottosviluppo, il mancato rispetto dei diritti umani e l'incapacità di trovare soluzioni alle varie crisi locali, dimostrano come questi non possano più essere circoscritti in ambiti spaziali definiti e delimitati. In questo contesto anche le minacce diventano globali, essendo trasversali agli stessi Stati. Si pensi alle organizzazioni criminali che hanno assunto il carattere di transnazionalità, capaci quindi di agire al di là ed oltre i classici confini nazionali, ma anche alle varie espressioni del terrorismo internazionale o alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. Non a caso il documento finale del Vertice delle Nazioni Unite del 2005 risulta essere differente quanto a contenuti rispetto alla Dichiarazione del Millennio del 2000, in quanto in pochi anni le equazioni del sistema geo-politico sono cambiate a seguito della caduta delle Torri Gemelle nel 2001, evento che ha delineato l'acuirsi di una crisi trasversale generata appunto dal terrorismo internazionale.
Questo documento si pone in continuità con quanto affermato pochi mesi prima dal Segretario Generale delle Nazione Unite - Kofi Annan - nel rapporto In the larger freedom: towards development, security and human rights for all.

Il Segretario Generale connette la questione della sicurezza allo sviluppo e ai diritti umani, tanto da affermare che "the notion of larger freedom also encapsulates the idea that development, security and human rights go hand in hand", ed elabora una definizione più ampia del concetto di sicurezza: non vi può essere sviluppo senza sicurezza, non vi può essere pace senza sviluppo, non vi possono essere né l'una né l'altro se non si rispettano i diritti umani e lo stato di diritto. Emerge dunque un concetto multidimensionale della sicurezza che pone al centro l'essere umano – infatti oggi si parla di human security o people security - e i diritti a lui connesso, i quali sono delle esigenze prioritarie rispetto a quelle degli Stati. Inoltre il rapporto predispone un elenco delle nuove minacce alla sicurezza – minacce che l'intera comunità internazionale deve affrontare - quali conflitti fra Stati, conflitti interni, crimine organizzato, terrorismo, armi di distruzione di massa – biologiche, chimiche, nucleari – genocidio e crimini contro l'umanità, pulizia etnica, malattie infettive, povertà e degrado ambientale.

Il concetto di sicurezza internazionale, quindi, si delinea in un contesto in evoluzione e questo mutamento rappresenta proprio la prima sfida alla sicurezza stessa. Come afferma Roberto Corsini – Generale di Brigata, Stato Maggiore Difesa – l'attuale contesto di sicurezza internazionale è caratterizzato da tre fattori determinanti e predominanti. Il primo è l'imprevedibilità del contesto in cui viviamo, in quanto si è passati da una certezza degli schieramenti contrapposti in era bipolare, ad un livello di incertezza della minaccia in termini di forma, modalità di condotta e direzione. L'altro fattore è l'asimmetria, intesa come uno squilibrio di forze e mezzi a vantaggio di una parte, che può essere quasi azzerato dalle differenze e dalle asimmetrie culturali e sociali che travolgono le regole del gioco – il riferimento è, ad esempio, alla difficoltà nel combattere un nemico che non dà alcun valore alla vita umana, mentre dall'altra parte vi è uno sforzo per ridurre al minimo le perdite umane e i danni collaterali. L'ultimo fattore è la globalizzazione, intesa come una riduzione, quasi annullamento, della dimensione geografica.
In un quadro così delineato, in cui la distinzione tra esterno ed interno diventa sempre più sfumata e vi è la tendenza ad allargare lo spazio da nazionale a internazionale e le minacce sono diventate globali, il concetto di sicurezza nazionale, caro alla scuola realista delle relazioni internazionali, è messo in crisi. In questo scenario, quindi, non è più possibile considerare la sicurezza come la mera sicurezza nazionale, intesa come integrità territoriale dello Stato e la sua capacità di tutelare i propri interessi con qualsiasi mezzo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Sicurezza internazionale e peacekeeping operations delle Nazioni Unite: la missione nella Repubblica Democratica del Congo

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Informazioni tesi

  Autore: Cristina Fraccalvieri
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Marco Mascia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 259

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Parole chiave

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