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L'Europa dal 1989 a Maastricht nel dibattito politico-parlamentare europeo, italiano e francese.

Il dibattito alla Camera del 1990 ed il semestre di presidenza italiana della Comunità: un anno di profondi cambiamenti

Come abbiamo avuto modo di capire già dal paragrafo precedente, il 1990 rappresenta un anno decisivo a livello internazionale, ed in maniera particolare per il destino della Comunità.
Da una prospettiva italiana, gli eventi di quell’anno, che comprenderanno – tra gli altri - il completamento dell’unificazione tedesca, la crisi del Golfo ed il vertice di Parigi del novembre 1990 per la conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE), assumono ancora più importanza alla luce della presidenza della Comunità, affidata al governo di Andreotti a partire dall’1 luglio 1990. Dopo il 1985 ed il cosiddetto “vento del decisionismo” che influenzò le trattative tenute a Milano all’epoca, l’Italia si ritrovò a guidare la Comunità in un periodo di grande fervore e speranza, associata anche alla necessità di rispondere in sede europea a quanto accadeva sul territorio tedesco: dopo mesi molto intensi dedicati alla questione tedesca, la seconda metà del 1990 non avrebbe potuto deludere le attese, ed in quel periodo si terranno, infatti, due conferenze intergovernative molto importanti sulla strada verso Maastricht.
Per continuare l’analisi del periodo, si considereranno gli ultimi dibattiti alla Camera sulla questione tedesca ed il suo nesso con il futuro della Comunità, seguiti da una breve analisi dei risultati ottenuti dalla presidenza italiana nel periodo luglio-dicembre 1990, in modo da comprendere meglio i dibattiti francesi sul tema e l’evoluzione della Comunità verso il 1991.
Solo due giorni dopo le prime elezioni libere della Repubblica Democratica Tedesca, il 20 ed il 21 marzo 1990, si tennero due dibattiti alla Camera dei Deputati, denominati “Comunicazioni del Governo in materia di politica estera”; come da prassi, il governo con il ministro competente, in questo caso Gianni De Michelis come ministro degli affari esteri, propone la sua “lettura” dei fatti e le linee guida che intende seguire nei mesi successivi. Si lascia poi spazio ai gruppi per esprimere le proprie posizioni.
Il dibattito si collocava in un periodo molto delicato, dominato dalla questione tedesca e dalla prospettiva della presidenza italiana della Comunità, ed offriva un’occasione sia per immaginare gli sviluppi delle negoziazioni tra i Dodici che per riconsiderare, qualche mese dopo, gli eventi del 1989 e la fine della guerra fredda.
Seguendo in pieno la tradizione e lo stile retorico classico dei ministri italiani, De Michelis si espresse con un intervento che dedicò ampio spazio all’interpretazione di quanto era accaduto, le ragioni che avevano reso possibili quei cambiamenti in così poco tempo, e le prospettive che si aprivano poi per l’Italia sulla scena internazionale. Il capo della diplomazia italiana propose un “modello interpretativo” basato sull’idea secondo cui tra il settembre ed il dicembre 1989 avessimo assistito alla fine di una sorta di conflitto planetario, con una netta distinzione tra vincitori e vinti. I paesi dell’Europa occidentale, perciò, erano secondo lui i “vincitori”, perché sarebbero stati capaci di provocare il cambiamento (espresso tramite la ribellione e la “voglia di libertà” delle popolazioni sottomesse al dominio sovietico) rappresentando un modello politico e sociale da seguire. Di conseguenza, gli europei appartenenti al blocco occidentale, in quanto vincitori, si trovavano il compito di organizzare la pace, che avrebbe potuto seguire due linee: l’integrazione o la disintegrazione. La via dell’integrazione, perciò, indicava un processo che mettesse l’Europa al centro delle scelte future, e che fosse in grado di agire indipendentemente – e con un forte potere negoziale – nel contesto di riorganizzazione economica, politica e sociale dell’Europa dell’est, cercando di “infettare d’integrazione” questi paesi.
I risultati delle elezioni nella Germania Orientale non potevano che favorire “l’integrazione”, ma nel complesso emergevano quattro priorità: la prima e più importante era quella dell’Europa, che avrebbe dovuto lavorare su due fronti. Da un lato approfondendo i progressi del negoziato CEE-EFTA per portare anche quei paesi nell’ambito comunitario, dall’altro guardando al grande obiettivo degli anni’90, l’unione politica dell’Europa comunitaria, che avrebbe dovuto essere raggiunta prima delle elezioni successive del PE (del giugno 1994).
La seconda dinamica riguardava la ricongiunzione in Europa tra est ed ovest, la cui volontà veniva confermata dai risultati elettorali e dagli sviluppi in atto nell’Europa dell’Est; la terza priorità era mirata al sistema di sicurezza e cooperazione europeo, quella che De Michelis definiva la “dinamica di Helsinki”, e che avrebbe potuto portare – in un periodo di tempo relativamente breve – al “sistema unico di sicurezza europea, cioè il contesto entro cui sarà possibile costruire l’integrazione economica, quella sociale e quella politica”.
L’ultimo aspetto, ritenuto centrale e che contiene dentro di sé tutti gli altri, riguarda l’unificazione delle due Germanie: questa è legata direttamente all’integrazione comunitaria, al rapporto est-ovest ed al tema della sicurezza connesso al nuovo ruolo della Germania unita nell’ambito delle organizzazioni internazionali per la sicurezza e la cooperazione. In un contesto in cui l’unificazione sembrava oramai ineluttabile ma non ancora messa in atto, De Michelis confermava l’appoggio del governo al progetto di Kohl, e al ritorno della Germania unita nel rispetto dei confini orientali (lungo la linea Oder-Neisse, secondo i confini della Repubblica Democratica decisi negli accordi di Görlitz del 1950). A tale riguardo, veniva esplicitato il legame tra l’unificazione tedesca e l’integrazione europea, che avrebbe potuto prendere il via solo dopo aver risolto i problemi interni della potenza europea, anche perché la mancanza di unità in ambito europeo era vista come espressione della divisione tedesca, paese simbolo delle ragioni storiche, politiche ed etiche di quella divisione a partire dal secondo dopoguerra.

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L'Europa dal 1989 a Maastricht nel dibattito politico-parlamentare europeo, italiano e francese.

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Carrino
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Sandro Rogari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 166

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unione europea
trattato di maastricht
unione politica
muro di berlino
integrazione e costruzione europea
unione economico-monetaria

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