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Visconti autore teatrale

Visconti e la dinamica dello sguardo

Sul suo esordio teatrale, Visconti ha lasciato un ricordo divertito e ironico: “Fu un po’ per caso che arrivai al teatro, pochi mesi dopo la fine della guerra. Mi chiesero di fare la regia per la compagnia dell’Eliseo che allora si qualificava già stabile. […] Con un solo film alle spalle, io non avevo mai fatto teatro praticamente. Mi ci ero un po’ provato a Milano, da ragazzo, nel ‘28. Avevo appena finito il servizio militare e tornando a casa trovai che mio padre aveva fondato la compagnia del teatro dell’Eden, dove fra l’altro debuttò Andreina Pagnani. Io curai semplicemente l’allestimento scenico di due spettacoli. […] Nel dicembre del ‘44, quando mi fu proposta la regia dei Parenti terribili all’Eliseo di Roma, la prima cosa che chiesi fu questa: “Quanti giorni di prove mi date?”. Mi diedero sedici giorni. Cominciai subito a suscitare i malumori nella compagnia. Allora esisteva ancora, nelle compagnie, il sistema ferreo dei ruoli. La Pagnani era la prima donna, la seconda donna era la Morelli, la Braccini faceva da promiscua – madre. Cervi era il primo attore e Stoppa l’attore brillante. Io diedi la parte della seconda donna alla Braccini, feci fare l’attrice giovane alla Morelli, e scatenai il finimondo. Queste cose le seppi molto tempo dopo. In quei giorni capivo che tutti mi guardavano dall’alto in basso. C’era Cervi che andava in giro dicendo “Pazienza ragazzi, tanto la commedia casca al secondo atto e non se ne parla più”. In due settimane riuscii a mettere su lo spettacolo. Allora le recite erano ancora diurne, per mancanza di energia elettrica, e noi si provava la sera. Feci io stesso i bozzetti delle scene e provvidi all’arredamento. Debuttammo alla fine di gennaio ‘45, e fu un successo clamoroso. Tutti se ne ricordano ancora. Alla fine dello spettacolo il pubblico salì per le due scalette laterali e invase il palcoscenico abbracciando gli attori, che erano i più sbalorditi di tutti. Quali furono le ragioni di quel “successo”? Il pubblico, soprattutto, ebbe la sensazione di assistere a qualcosa di assolutamente nuovo. Fu l’estremo realismo della messinscena e della recitazione a coglierlo di sorpresa: fu un po’ come quando, a scuola, si cancella tutto sulla lavagna e si comincia da capo. Nessuno immaginava che si potesse recitare con tanta verità."
Lo scontro fra il regista agli esordi e gli attori con una conclamata carriera alle spalle è appena accennato, quasi fosse un passaggio obbligato ma assolutamente transitorio.
Visconti anzi sembra divertirsi parecchio a ricordare Gino Cervi che, in qualità di primo attore e come un buon padre di famiglia, soccorre e consola gli altri colleghi; e altrettanto divertito appare quando ricorda gli attori che ricevono un’acclamazione talmente impetuosa da lasciarli sgomenti.
Fra le parole di De Lullo sopra riportate e queste di Visconti corre una sottile linea che ci offre un profilo dai contorni già ben definiti: Luchino Visconti agisce attraverso una scrittura scenica che, sfruttando a piene mani echi e suggestioni, genera tracce profonde nell’immaginazione degli spettatori.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Visconti autore teatrale

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Informazioni tesi

  Autore: Flavia Martino
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Tecniche e saperi dello spettacolo teatrale, cinematografico, digitale
  Relatore: Roberto Ciancarelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 166

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