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Il conflitto israelo-libanese dell'estate 2006

Il ritiro israeliano, l'omicidio Hariri e la situazione libanese nell'estate 2006

Nonostante gli interventi militari Israele predispose il proprio ritiro unilaterale dal Libano, che venne portato a termine dall'allora Primo Ministro laburista Ehud Barak, attuale Ministro della Difesa, nel 2000. Questa decisione segnò un passo avanti decisivo verso l'applicazione integrale degli accordi di Ta'if , che prevedevano il ritiro di tutte le truppe straniere dal Libano e il disarmo delle milizie.
Hezbollah si trovò pertanto nella scomoda posizione di non avere più una giustificazione ideologica per la propria esistenza.
Il pretesto a quel punto fu trovato nella disputa per un fazzoletto di terra al confine tra Libano, Siria e Israele, le fattorie di Shebaa. La zona si trova ai piedi delle alture del Golan, area siriana occupata da Israele dopo la guerra dei Sei Giorni, e storicamente sempre contesa, colmo dell'ironia, tra Siria e Libano. La prima non ha però esitato ad appoggiare Hezbollah, che chiedeva la restituzione al Libano anche delle Fattorie, pur di avere una giustificazione per proseguire con gli attacchi.

Gli attacchi dell'11 settembre contro gli Stati Uniti contribuirono ad agitare ulteriormente la situazione. Hezbollah era infatti già stata inserita nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, mentre la Siria vi entrò di diritto, considerata uno dei Paesi dell'asse del male, sospettata di dare appoggio logistico ai terroristi.
C'è da notare però che non sono stati provati contatti tra Hezbollah e Al Qaeda, che Hezbollah ha sempre operato solo contro Israele (a parte gli attacchi contro i marines americani, comunque legati alla situazione mediorientale), ma soprattutto che la rete di Osama Bin Laden è un'organizzazione sunnita.
Esiste quindi una forte competizione tra le sigle estremiste, e non si può certo dire che Al Qaeda sia uscita indenne dal confronto. Non solo infatti Hezbollah viene considerata, a torto o a ragione, vincitrice del confronto del 2006 contro gli israeliani, ma in Iraq nello stesso periodo si è affermato il primo Governo della nuova era democratica, sponsorizzato dagli Stati Uniti e formato dall'alleanza curdo-sciita, che alla lunga è riuscito a superare la fase più critica del terrorismo jiahadista di stampo sunnita. Se a ciò si aggiunge il protagonismo estremista della Presidenza Ahmadinejad in Iran, Repubblica Islamica sciita ormai dal 1979, il quadro della riscossa sciita è completo. Questo argomento sarà ripreso nelle considerazioni riguardo al dopoguerra.

L'inclusione di Hezbollah nella lista di proscrizione americana mise il Governo Hariri in difficoltà, perché si trattava a tutti gli effetti di un partito politico pienamente integrato nella vita politica libanese, e quindi era impossibile espellerlo senza aspettarsi il precipitare del Paese nel caos sociale, mentre il blocco dei depositi all'estero imposto dagli Stati Uniti a chi aiutava tali organizzazioni metteva a rischio la tenuta
dell'economia, peraltro già piuttosto precaria.
Nella situazione piuttosto confusa maturò nel 2004 il prolungamento del mandato del Presidente Lahoud, ovviamente con l'appoggio della Siria, e il 14 febbraio del 2005 l'assassinio di Rafiq Hariri, che aveva iniziato a spendersi seriamente per l'eliminazione della tutela siriana dal Libano e accreditarsi così agli occhi di Bush. L'assassinio è legato a doppio filo al tentativo, riuscito, messo in atto da Hariri per creare un blocco anti-siriano, fortemente ostile a Lahoud, che potesse ottenere una riforma elettorale e stravincere le elezioni dell'anno successivo, nonostante fosse stato precedentemente costretto a dimettersi e sostituito da Karaté, che però resistette poco.
Ci sono però anche altri fattori che entrarono in gioco. Da un lato la Siria non era più nelle condizioni di forza dei primi anni '90, e gli Stati Uniti non ebbero problemi a chiudere di fatto i rapporti diplomatici, specie a seguito della guerra in Iraq. Anche la Francia smise di appoggiare il regime siriano, quindi poté realizzarsi in seno all'ONU la convergenza necessaria per approvare la Risoluzione 1559, che chiedeva il ritiro dei Siriani. Questo cambiamento di prospettiva, unito agli scontri politici dovuti alle discussioni sulla nuova legge elettorale e all'estensione del mandato del Presidente Lahoud, esasperarono ulteriormente la situazione.
La reazione dell'opinione pubblica all'assassinio fu forte, nonostante l'immagine di Hariri non fosse certo candida come all'inizio della sua carriera politica; imponenti manifestazioni di piazza, la cosiddetta "rivoluzione dei cedri", costrinsero la Siria ad accelerare il ritiro definitivo dal Libano.

Anche le Nazioni Unite premettero per il ristabilimento della legalità internazionale ingiungendo alla Siria il ritiro, insistendo per l'immediata applicazione della Risoluzione 1559. Furono però le continue manifestazioni di piazza, iniziate con l'enorme partecipazione ai funerali dell'ex Primo Ministro, e la forza organizzativa delle opposizioni, riunite in quelle che furono definite "forze del 15 marzo", a costringere ogni partito a prendere una posizione più chiara riguardo all'occupazione siriana. Temendo di rimanere isolata, e desiderosa di dare una prova di forza, anche Hezbollah convocò una manifestazione imponente chiedendo un nuovo Governo e l'istituzione di un tribunale che indagasse sull'omicidio Hariri, mantenendosi però su una linea piuttosto morbida nei confronti di Damasco, che dopotutto rimaneva uno dei suoi principale sponsor. Si trattava insomma di una show messo in piedi in attesa che passasse la nottata. Una contromanifestazione raccolse nuovamente tutte le opposizioni in un contesto che mostrava sempre più come giungere ad un accordo per creare un nuovo Governo, con un Presidente della Repubblica così contestato e con le pressioni internazionali per il disarmo di Hezbollah, fosse sempre più difficile.
Il ritiro siriano venne finalmente completato nell'aprile del 2005, e successivamente le nuove elezioni, le prime dopo trent'anni senza ingerenze siriani, anche se l'ombra dell'influente vicino dati gli stretti legami di Damasco con i vari partiti politici libanesi, portarono alla vittoria del blocco delle opposizioni anti-siriano guidato dal figlio di Hariri, Saad. Il successo fu molto meno schiacciante del previsto, anche e soprattutto per via della legge elettorale che continuava a ricalcare quelle degli anni precedenti. Le consultazioni per la formazione del nuovo Governo portarono a sorpresa alla convergenza tra i partiti anti-siriani ed Hezbollah, che, con una mossa decisamente spregiudicata, decise di appoggiare Fouad Siniora nell'impresa di creare un Gabinetto che potesse funzionare in una situazione così complessa. Per la prima volta nella sua storia, Hezbollah, a dimostrazione del proprio pragmatismo, riusciva ad esprimere due ministri nella compagine governativa libanese.
La convivenza fu però molto difficile. Due le questioni più spinose. La prima, ovviamente, il disarmo di Hezbollah. La seconda, e nell'immediato quella più problematica, fu l'istituzione del tribunale per indagare sull'omicidio Hariri: mentre Hezbollah voleva al massimo che fosse libanese, gli anti-siriani premevano per l'istituzione di uno internazionale. Il compromesso fu raggiunto creando una Commissione sottostante alla legge libanese, ma con alcuni membri stranieri. Hezbollah criticò comunque con durezza questo accordo, denunciando le intromissioni occidentali nella politica interna del Libano, e appena furono pubblicati i rapporti di inchiesta, la risposta fu ancora più dura.
Infatti, pur senza fare nomi e cognomi, i due rapporti citavano esplicitamente responsabilità dei servizi segreti libanesi e della Siria. Solo successivamente ci furono anche alcuni arresti.
Parallelamente a questa intensa maratona politica, Hezbollah si è impegnata a fondo in un'opera di estensione della propria influenza e si è profondamente radicata non solo tra l'elettorato sciita, ma anche in quello cristiano. Lo stesso presidente Lahoud esprimerà forte apprezzamento per la lotta contro Israele, nei giorni caldi del conflitto del 2006.
È questa la situazione complessa che vide Hezbollah procedere, come annunciava da tempo, al rapimento dei soldati israeliani, la scintilla che farà scoppiare le ostilità.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il conflitto israelo-libanese dell'estate 2006

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Informazioni tesi

  Autore: Mauro Campus
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Liliana Saiu
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 109

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