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Tre tendenze nella protezione del diritto d'autore nell'era del digitale

Mentre la tecnologia digitale prendeva piede, si sono formate tre diverse tendenze: da una parte i “guerrieri del copyright” , detentori dei diritti, che si sono per lo più progressivamente irrigiditi facendo opportune attività lobbystiche per promuovere l’emanazione di leggi e decreti sempre più restrittivi e intentando (o minacciando) centinaia di cause legali, e dall’altra gli utenti dei contenuti culturali che, attraverso la tecnologia e la “rete delle reti” hanno la possibilità tecnica di fruire gratuitamente di musica, film e quant’altro, indipendentemente che vi siano o meno dei diritti d’autore. Si tratta di una comodità che, ancora una volta, ha una rilevanza sociale enorme; gli utenti di Internet si contano a centinaia di milioni, e quasi tutti scelgono il web come principale fonte di informazione, scambio culturale, socializzazione.

Questi contrappositori dei “guerrieri” sono divisi, a loro volta, in due macro-gruppi, i “no-copyright”, per i quali le protezioni tecniche e legislative del diritto d’autore non hanno più alcuna ragione di esistere nell’era digitale, dato l’abbattimento dei costi di riproduzione e distribuzione, ed i “sostenitori del copyleft”, un modello alternativo nella gestione dei diritti autoriali il cui obiettivo è realizzare un livello di copyright equilibrato, che concili il rispetto del diritto d’autore con la possibilità, per l’utente, di accedere ad un vasto pubblico dominio.
Del primo gruppo fanno parte tutte le Creative Community Organizations ed, ovviamente, i singoli autori e le imprese ad esse affiliate; del secondo gruppo fan parte diverse entità, generalmente riconoscibili pubblicamente come facenti parte dello staff di diversi siti di p2p, come “Pirate Bay” (le cui intenzioni sono chiaramente rappresentate nella locandina riportata alla pagina successiva, tratta dal sito www.piratebay.org), o il sito di “P2P.Net”, di cui è sufficiente il nome per comprenderne le intenzioni; del terzo gruppo fan parte realtà come Electronic Frontier Foundation, o singoli sociologi e studiosi di diritto, come lo stesso Lawrence Lessig, più volte citato in questo lavoro.

Anche alcuni autori, in verità, hanno trovato nel nuovo mezzo del copyleft un valido alleato per veicolare le loro opere evitando di dover accettare necessariamente l’interessata mediazione di agenti, editori, distributori, ma, in genere, prevale un atteggiamento di diffidenza, in quanto è comune temere che la diffusione dell’opera per via telematica comporti l’impossibilità, in seguito, di controllarne o impedirne le successive riproduzioni.
Se la posizione degli autori, però, potrebbe anche essere improntata ad una cauta disponibilità verso la rete, i produttori, gli editori, i discografici e, in genere, tutti i detentori di diritti connessi con quelli d’autore, se immettono nel circuito digitale le opere di cui sono titolari, rischiano di perdere il controllo su di esse e, conseguentemente, le rendite cui sono abituati. In fin dei conti, dall’invenzione della stampa in poi, gli editori hanno sempre cercato di preservare il controllo sulle opere dell’ingegno che avevano acquistato: perché dovrebbero cambiare ora tale tendenza?

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Massimo Guadrini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Ferrara
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Nicola Lucchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 73

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