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Destinazione Italia: il fenomeno dell'immigrazione irregolare nel Mediterraneo

Il recente fenomeno migratorio

Come già ricordato più volte, il 2009 è stato l'anno in cui la cooperazione ha raggiunto il suo apice. Il trattato di Bengasi, firmato il 30 agosto 2008 ed entrato in vigore a marzo 2009, prevede, come si è già accennato, non solo dei pattugliamenti congiunti lungo le coste libiche per prevenire le partenze, ma anche il soccorso e il successivo riaccompagnamento delle imbarcazioni intercettate in acque internazionali nei porti libici di partenza. Secondo i dati ufficiali diffusi dal governo, l'entrata in vigore dell'accordo ha comportato, in una prima fase, una riduzione degli sbarchi sulle coste italiane di circa il 74%: nel 2008 gli immigrati sbarcati sono stati 36.951, mentre nel 2009, solo 9.573.
Questo trend discendente si è mantenuto costante fino agli inizi del 2011 quando gli sbarchi sull'isola di Lampedusa sono ripresi prima in seguito all'instabilità politica e sociale dell'area mediterranea, soprattutto in Tunisia e, successivamente, con l'aprirsi della crisi libica. Secondo i dati ufficiali forniti dal Sottosegretario Sonia Valle (aggiornati al 10 giugno 2011), sarebbero 507 ǀe imbarcazioni arrivate in Italia nel 2011, di cui 370 sbarcate solo sull'isola di Lampedusa, per un totale di 42.807 migranti irregolari. La composizione dei flussi migratori è divisibile in due blocchi: da una parte giovani migranti tunisini con un buon livello d'istruzione e l'obiettivo di stabilirsi nei paesi europei, soprattutto in Francia, Germania e Belgio;dall'altra, richiedenti asilo di tutte le età e di nazionalità prevalentemente etiope, eritrea e somala, in fuga dalla Libia.

Le partenze dalla Tunisia avvengono da Zarzis e Dijerba e il costo della traversata e di circa 700-1.400 euro. Per quanto riguarda le partenze dalla Libia, queste si sono si sono succedute solo dopo l'intervento euro-americano in Libia, deciso nella risoluzione Onu 1973, adottata il 17 marzo 2011. I profughi, in maggioranza provenienti dal Corno d'Africa, sarebbero usati dal colonnello Gheddafi come ritorsione per i bombardamenti in Libia. Secondo le testimonianze di alcuni migranti, la traversata del mar Mediterraneo è diventata una vera e propria deportazione di massa: il governo libico starebbe organizzando periodicamente dei rastrellamenti nei quartieri africani di Tripoli, obbligando i migranti ad imbarcarsi con qualsiasi condizione metereologica. Secondo i dati disponibili sono circa 14.000 le persone che in tre mesi, cioè da marzo a maggio, hanno raggiunto l'Italia.
Il governo italiano ha cercato di far fronte a quella che è stata definita un'"emergenza umanitaria" mai vista prima, trovando risposte sia a livello nazionale che a livello europeo e internazionale. A livello nazionale, dopo il panico iniziale, il 13 febbraio 2011 si è deciso di riaprire il centro di Lampedusa (850 posti) chiuso dal 2009. L'afflusso continuo mi migranti però, ha fatto sì che già poche settimane dopo il centro contenesse migliaia di persone, rendendo la struttura inadeguata per la gestione del fenomeno. Il governo è stato quindi costretto, in prima battuta, a organizzare il trasferimento degli immigrati dal centro di Lampedusa a quelli dislocati nel resto di Italia. Successivamente, si è cercata una nuova soluzione: il 30 marzo è stato firmato un accordo con le autorità regionali e locali per creare delle nuove strutture (centri temporanei) in grado di ospitare circa 20.000 persone. Nel frattempo, sono state costruite delle “tendopoli" in varie regioni del Sud Italia, di cui la più grande è quella di Manduria (4.000 posti). Le condizioni in questi campi, secondo le testimonianze raccolte sul campo, non sono delle migliori: non solo manca l'accesso ad un aiuto legale e ad un'assistenza sociale, ma scarseggiano anche il cibo e l'acqua. Ciò ha comportato numerose fughe dai campi, nel tentativo di raggiungere la più vicina stazione ferroviaria.

A livello europeo, l'Italia ha richiesto l'intervento diretto dell'agenzia Frontex per il controllo delle coste e la gestione dei migrati arrivati a Lampedusa: l'agenzia ha infatti, anche sostenuto i costi dei voli per i migranti trasferiti verso gli altri CIE del sud Italia (Sicilia, Calabria, Puglia).
Se i paesi europei sono stati disposti ad aiutare l'Italia fornendo personale tecnico e equipaggiamenti, non sono stati altrettanto disponibili nell'accogliere i migranti che dalla penisola si sono spostati in altri paesi europei. Caso emblematico, è la tensione registratasi tra Italia e Francia nel mese di aprile 2011: il governo italiano ha infatti deciso, dopo aver siglato un accordo con la Tunisia, di concedere dei permessi di soggiorno temporanei ai tunisini arrivati in Italia tra il primo gennaio e il 6 aprile 2011 ( data in cui è stato firmato l'accordo con la Tunisia). Questo permesso valido per sei mesi consentirebbe ai migranti di spostarsi liberamente per l'area Schengen. Essendo la Francia una delle mete più ambite per i migranti di origine tunisina, in seguito a questa misura adottata dall'Italia, il paese europeo ha inasprito i controlli lungo il confine per fermare gli immigrati provenienti da Ventimiglia e rimandarli in Italia. Le frizioni tra i due paesi si sono attenuate solo dopo il vertice bilaterale tenutosi il 26 aprile 2011, nel quale il governo italiano e quello francese hanno trovato un'intesa sulle modifiche del trattato Schengen per il ripristino provvisorio dei controlli delle frontiere interne in casi eccezionali.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Destinazione Italia: il fenomeno dell'immigrazione irregolare nel Mediterraneo

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Informazioni tesi

  Autore: Fabiana Di Maso
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Monica Massari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 76

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Parole chiave

lampedusa
migrante
immigrazione irregolare
respingimenti
trattato di bengasi
rotta nord africana
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