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Sostenibilità e competitività in agricoltura. Ipotesi di sviluppo di una piattaforma logistica a supporto del Km Zero in Veneto.

Opportunità strategiche dalla commercializzazione: la filiera corta

[...] È opinione di chi scrive infatti che l’interesse per i vari progetti di filiera corta non sia tanto da ricercarsi nella loro dimensione economica, quanto nel loro potenziale innovativo. La filiera corta implica una diversa identificazione dei fattori sui cui far leva per la competitività: partendo dalla constatazione che competere sugli stessi terreni delle filiere tradizionali (innovazione tecnologica, economie di scala, prezzi bassi) sarebbe illusorio, la filiera corta sposta il focus sul territorio come fonte di competitività e attribuisce al cibo un diverso significato.
È semplice rendersi conto che i modelli di produzione e consumo alimentare negli ultimi decenni sono stati travolti da profondi mutamenti. I processi di modernizzazione e globalizzazione della produzione, gli scambi commerciali e le modalità di organizzazione della società hanno favorito la nascita e il consolidamento di “filiere lunghe” sia in termini relazionali (numero di intermediari coinvolti) che spaziali (distanze percorse). Il risultato è che oggi le aree di produzione agricola sono sempre più indipendenti da quelle di consumo e di trasformazione dei prodotti.
Le criticità e gli effetti negativi di tali processi sono oramai ben noti e diventati oggetto di un acceso dibattito (McLaughlin, Merrett, 2002; Renting et al., 2003; Brunori et al., 2007; Rossi et al., 2008; Sini, 2009):
- la crescente difficoltà per molte aziende o intere aree rurali, marginalizzate dai sopra citati processi di cambiamento del sistema agroalimentare o poste in condizione di insostenibilità economica, ne sono esempio la perdita di autonomia decisionale e la riduzione dei redditi di molti agricoltori operanti nelle filiere tradizionali, oppure le difficoltà di accesso al mercato delle imprese più piccole o con produzioni non rispondenti agli standard richiesti;
- l’incremento della forbice tra prezzi alla produzione e al consumo. Il numero degli intermediari che si frappongono tra le due parti, rende la situazione insostenibile sia per le imprese agricole che vedono progressivamente ridursi i loro margini, considerati anche i crescenti costi di produzione cui sono sottoposte, sia per i consumatori, a volte costretti a fronteggiare non pochi disagi nell’acquisto di generi di prima necessità;
- l’impatto ambientale connesso a metodi di produzione intensivi e alle grandi distanze percorse dai luoghi di produzione, trasformazione e consumo;
- l’industrializzazione, la standardizzazione degli alimenti, l’impoverimento della loro qualità organolettica e nutrizionale;
- l’omologazione dei gusti e dei consumi, conseguenti forse anche della standardizzazione delle colture richiesta dalle necessità di uniformazione e flessibilità di approvvigionamento di imprese multinazionali;
- la separazione sociale e culturale della produzione di alimenti dal loro consumo e la conseguente perdita di conoscenze, cultura alimentare, possibilità di controllo diretto;
- il verificarsi talvolta di crisi alimentari che, unitamente alla mancanza di conoscenze e scarse possibilità di controllo, ha creato un senso di sfiducia e insicurezza nei consumi di cibo;
- l’incremento di patologie legate a modelli alimentari scorretti, in un sistema sostanzialmente guidato da logiche di mercato.
Parallelamente all’affermarsi dei suddetti processi e anche in relazione ai citati limiti, hanno iniziato a diffondersi filiere dalle forme alternative, orientate a “rilocalizzare” i sistemi di produzione e consumo di alimenti e a ridare visibilità ai produttori. Si sviluppano così le cd. filiere corte ovvero filiere radicate nel territorio e quindi legate alle sue risorse naturali, culturali e sociali. Le esperienze generalmente ricondotte alla filiera a Km Zero comprendono una varietà di iniziative: la vendita diretta in azienda, le forme di autoraccolta da parte del consumatore, i mercati dei contadini, la vendita diretta con consegna periodica, i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), ecc. Per la loro descrizione sono state usate diverse espressioni: “Km Zero”, “Short Food Supply Chain” (SFSC), filiere “alternative”, “brevi”, “corte”, “sostenibili” (Murdoch et al., 2000; Renting et al., 2003); espressioni che, al di là delle differenze che vogliono trasmettere, sembrano tutte accomunate dalla volontà di creare delle alternative ai circuiti tradizionali facendo leva sul territorio quale fattore di competitività.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Sostenibilità e competitività in agricoltura. Ipotesi di sviluppo di una piattaforma logistica a supporto del Km Zero in Veneto.

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Informazioni tesi

  Autore: Diego Binotto
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'economia
  Relatore: Carlo Bagnoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 389

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