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Violenza e media nell'era della globalizzazione

Le asimmetrie del terrorismo

Abbiamo sinora delineato, grazie al contributo di Appadurai, il quadro generale in cui si accende il conflitto tra terrorismo e Stati nazionali, ossia la contrapposizione rispettivamente tra sistemi di tipo cellulare e vertebrato. Ci interessa in questa sezione delineare i motivi per i quali lo scontro tra questi due sistemi è asimmetrico. Scegliamo di partire da una riflessione del filosofo Jacques Derrida, secondo il quale ogni terrorismo si rivela sempre come una forma di risposta. Gli attacchi di questo tipo vengono presentati come una sorta di difesa estrema o contrattacco contro un nemico oppressore; quest’ultimo viene rappresentato come il primo e vero terrorista, nonostante affermi di essere in realtà una vittima (Borradori).
L’oppressione è il fattore fondamentale che determina l’asimmetria tra i due sistemi; nello specifico, Jean Baudrillard afferma che il terrore, obiettivo ultimo degli attacchi terroristici, è asimmetrico ed “è contro questa asimmetria che l’onnipotenza mondiale si trova completamente disarmata” (Jean Baudrillard). Anche l’asimmetria del terrore, d’altra parte, può essere vista come una forma di risposta all’imposizione asimmetrica delle forze occidentali e dei ritmi sfrenati della globalizzazione in tutti i suoi aspetti. Anzitutto, seguendo ancora Baudrillard, ciò che spiazza il sistema vertebrato è che il suicidio degli attentatori non è più meramente rappresentativo e in pura perdita, bensì è dannoso e mira a perpetrare violenza. Il filosofo spiega chiaramente che ciò è possibile

secondo un’intuizione strategica che è semplicemente quella dell’immensa fragilità dell’avversario, di un sistema arrivato alla propria quasi-perfezione e, proprio per questo, vulnerabile alla minima scintilla. I terroristi sono riusciti a fare della loro stessa morte un’arma assoluta contro un sistema che vive dell’esclusione della morte, che ha eretto a ideale l’azzeramento della morte, lo zero-morte. Ogni sistema a zero-morte è un sistema a somma zero. E tutti i mezzi di dissuasione e di distruzione non possono nulla contro un nemico che ha già fatto della propria morte un’arma controffensiva

Il paradosso è ben delineato: l’infinita potenza militare dell’Occidente è pressoché inutile di fronte all’irruzione della morte all’interno del sistema, in particolare quando questo la esclude dal proprio immaginario socio-politico. Se le culture escluse dalla globalizzazione rappresentano una particolarità contrapposta all’omogeneità di quelle da essa assimilate, la morte, trasformata ora in un’arma, diventa la “forma ultima di singolarità”. La risposta terroristica all’egemonia economica mondiale (in particolare americana) rispecchia la volontà di far valere il particolarismo di quelle culture: a questo proposito Baudrillard definisce il terrorismo come una particolarità violenta, con lo scopo di vendicare le altre particolarità soppiantate da una potenza unica. Proseguiamo sulla linea argomentativa del filosofo francese mostrando come l’asimmetria sia, oltre che imposta, anche “goduta”: la sovrabbondanza di beni disponibili nei Paesi globalizzati pone i suoi abitanti nella condizione di ricevere meccanicamente senza mai dare. Il “dispositivo tecnico di scambio generalizzato” procura gratificazione e al contempo vi rende schiavi, generando ciò che Baudrillard definisce “un’abreazione violenta di questa vita servile, di questa esistenza protetta, di questa saturazione dell’esistenza”.
L’atto reversivo che ne consegue assume spesso la forma del terrorismo. Il filosofo precisa acutamente che il terrorista sfrutta da un lato l’odio viscerale provocato da questa cultura egemonica, dall’altro la disperazione dell’individuo globalizzato generata dalla sua inevitabile sottomissione alla tecnologia, che si traduce inevitabilmente in vulnerabilità.

A questo proposito, è interessante notare come Slavoj Zizek riprenda Nietzsche e Hegel per leggere il contesto attuale: tramite il primo osserva che gli occidentali rappresentano l’Ultimo Uomo immerso nei piaceri della quotidianità, generando il nichilismo passivo, mentre i terroristi islamici, pronti anche a morire per onorare la propria causa, danno vita al nichilismo attivo. Grazie ad Hegel viene invece contestualizzato il paradosso dei servi e dei padroni: se da un lato gli occidentali appaiono come i padroni ma sono in realtà, ancora una volta, schiavi dei loro piaceri, dall’altro i veri padroni sono i radicali, che posseggono l’arma del suicidio. (Zizek).

L’asimmetria del terrorismo è determinata anche dalla sua conformazione reticolare, in contrapposizione all’unitarietà delle potenze occidentali; ciò lo trasforma, come abbiamo già illustrato, in un nuovo tipo di nemico, che supera la sua concezione moderna tradizionale (cioè schmittiana) e confuso nella sua forma.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Violenza e media nell'era della globalizzazione

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Ceriotti
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue straniere per la comunicazione internazionale
  Relatore: Chiara Giaccardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 164

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