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La filosofia di Gaston Bachelard tra scienza e immaginazione

Bachelard e Gilbert Durand

Gilbert Durand, è un pensatore che difficilmente si presta a definizioni categoriche, dato che il suo campo di ricerca è al confine tra filosofia, estetica, antropologia culturale e mitologia.
Questa esplicita ricerca di transdisciplinarietà è dettata soprattutto dallo statuto particolarissimo del suo campo d'indagine, che eredita da Gaston Bachelard, ovvero l'immaginazione. Egli ne scandaglia i meccanismi alla ricerca del senso profondo che si cela nei racconti mitici, nelle immagini e nei simboli che abitano e stimolano continuamente il nostro pensiero.
Ponendosi nella scia del suo maestro Bachelard, Durand ne amplia le acquisizioni collocandosi a livello di un antropologia generale e sistematizzando una vera e propria scienza dell’immaginario in una delle più importanti opere contemporanee di antropologia : “Le strutture antropologiche dell’immaginario. Introduzione all’arche tipologia generale”,dato alle stampe nel 1963.

Durand nell’introduzione all’opera, mette in rassegna parte di quel pensiero occidentale, e specialmente di quella filosofia francese, che per tradizione, ha svalutato ontologicamente l’immagine e psicologicamente la funzione d’immaginazione «maestra d’ errore e di falsità». Riconosce a Sartre il merito di aver compiuto,con l’Imagination prima e l’Imaginarie poi, uno sforzo per descrivere il funzionamento specifico dell’immaginazione e per ben distinguerlo dal comportamento percettivo o mnesico, ma allo stesso tempo,dimostra che l’Imaginarie,col procedere nella lettura dei capitoli,non ha mantenuto le premesse critiche dell’opera antecedente, in quanto l’ immagine e il ruolo dell’immaginazione sembrano, man mano, volatilizzarsi e approdare in definitiva ad una totale svalutazione dell’immaginario. Infatti, la critica che Sartre indirizzava alle posizione classiche ne L’ immaginazione, rimproverando loro di «distruggere l’immagine» e «di fare una teoria dell’immaginazione senza l’immagine», secondo Durand, si rivolta contro l’autore dell’Imaginarie, quando, nelle parti finali della sua opera, dove tra l’altro abbandona il metodo fenomenologico, fa dell’immaginario nient’altro che una conoscenza disingannata, una «povertà essenziale», e presenta la «degradazione» del sapere rappresentata dall’immagine: l’ immagine è una «ombra d’oggetto»,o ancora essa «non è nemmeno un mondo dell’irreale», l’immagine che non è che un «oggetto fantasma» senza conseguenza; tutte le qualità dell’immaginazione non sono che «niente»; gli oggetti immaginari sono «foschi»; «vita fittizia, irrigidita, rallentata, scolastica, che per la maggior parte degli uomini non è che un ripiego,e precisamente un desiderio da schizofrenico….». Lungi dall’essere sforzo di conoscenza vera, in conclusione Sartre parla di fantasie irrealizzati dell’immaginazione confuse in una nullificazione generale.
Insomma, per Durand, Sartre non ha colto l’immaginazione, perché si è limitato ad una applicazione ristretta del metodo fenomenologico,e una fenomenologia dell’immaginario deve innanzi tutto aprirsi totalmente alle immagini e «seguire il poeta fino al fondo delle sue immagini senza ridurre mai quell’estremismo che è il fenomeno stesso dello slancio poetico», come Bachelard gli ha insegnato.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La filosofia di Gaston Bachelard tra scienza e immaginazione

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Informazioni tesi

  Autore: Elisa Mangia
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi del Salento
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Antonio Quarta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 94

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