La responsabilità precontrattuale

Passando all’esame delle ipotesi in cui l’attività contraria alla regola di correttezza precontrattuale ha influenzato unicamente il contenuto delle singole pattuizioni oggetto del contratto, non incidendo sulla determinazione del soggetto passivo dell’azione illecita di addivenire alla stipula dell’accordo, si rinviene che tale evenienza rileva nel caso del dolo incidente (art. 1440 c.c.).

Il legislatore ha stabilito al riguardo che qualora i raggiri non siano stati tali da determinare il consenso, ma abbiamo cagionato soltanto la pattuizione di un regolamento negoziale differente da quello che sarebbe stato convenuto ove l’attività dolosa fosse mancata, il contratto è valido, ma il contraente in mala fede risponde dei danni.

È pacifico che l’art. 1440 c.c. debba essere ricondotto alla tematica della culpa in contrahendo. Si ravvisa infatti anche in tale ipotesi la commissione di un illecito contrario alla regola di correttezza, posto in essere nella fase antecedente la conclusione del contratto, che incide sulla determinazione del contenuto della prestazione. La fattispecie dell’ art. 1440 c.c. deve essere correttamente inquadrata nel fenomeno disciplinato dal’art. 1337 c.c., di cui, a ben vedere, la prima norma costituisce una applicazione.

Si parla in queste ipotesi di dolo negoziale quando i raggiri di una parte in mala fede (deceptor) siano usati in modo che senza questi l’altra parte (decptus) non avrebbe stipulato il contratto.
Il caso appena descritto configura una truffa contrattuale avente anche rilevanza penale (640 c.p.).